23-07-2024

Identità, famiglia, territorio: l'azienda G.D. Vajra, oltre la grandezza del Barolo

Dal 1972 la famiglia Vajra narra una storia di passione e audacia, di biodiversità e cura verso la terra e le generazioni a venire. Un racconto che passa non solo per i grandi blasoni, ma anche per quei vitigni tradizionali trascurati, che ora splendono

Alcuni dei vini che abbiamo degustato presso la ca

Alcuni dei vini che abbiamo degustato presso la cantina G.D. Vajra a Barolo (Cuneo)

Attraverso i nomi, le cure, i ricordi, la famiglia delinea l’identità. E quest’ultima va oltre i vincoli di sangue: si nutre della passione condivisa, coinvolge i collaboratori e chiunque si prodighi per il territorio o si avvicini al Barolo (e non solo) con il desiderio di lasciarsi sorprendere.

Da G.D. Vajra si respira tutto questo fin dal primo passo in azienda. Il filo conduttore è un’autorevolezza gentile, che avvolge e fa sentire tutti protagonisti alla corte del Barolo, ma anche degli altri vini “ambasciatori” di questa cantina. Fin dagli anni ’80, infatti, l’azienda si è impegnata nel recupero di varietà tradizionali che pur erano state un po’ dimenticate dall’incedere del tempo, come la Freisa e il Dolcetto. Non solo: ha anche “osato” introdurre il Riesling Renano e ha fatto riaffiorare con un meticoloso processo di ricerca il Claré J.C., Nebbiolo vinificato in purezza, che si presenta con una leggerezza incantevole.

Un'immersione nel verde: l'azienda G.D. Vajra a Barolo

Un'immersione nel verde: l'azienda G.D. Vajra a Barolo

Quella stessa sensazione unisce le degustazioni alla coltre fiorita sopra la cantina, una sorta di manto che protegge, mentre prosegue il racconto infinito di un territorio da abbracciare con lo sguardo. Perché sì, ce n’è da raccontare.

A partire dal nome e poi sommando ogni ricordo, si intrecciano volti, storie, conoscenze depositate e affiorate al momento opportuno nel loro significato.

G.D. Vajra è stata fondata nel 1972 a Barolo, e come accennavamo dunque, il nome racchiude questo carattere speciale. “G.D.” è un omaggio di Aldo Vaira (la “J” riporta al modo antico con cui si scriveva il cognome) a papà Giuseppe Domenico: fu lui a credere nel nucleo originario di vigneti al Bricco delle Viole. È il 1968, Aldo ha solo 15 anni, ma un’estate a Barolo gli rivela la strada.

Ben presto sa cosa fare - sarà anche pioniere nel biologico - e porta avanti con la moglie Milena quella passione, che spinge anche a rinviare un viaggio di nozze, perché c’è la possibilità di acquisire un terreno su cui scrivere un nuovo capitolo. La stessa passione con cui contagiano i figli Giuseppe, Francesca e Isidoro.

La grande famiglia Vaira (la "j" riporta al modo antico con cui si scriveva il cognome)

La grande famiglia Vaira (la "j" riporta al modo antico con cui si scriveva il cognome)

Se la terra circonda, chiama, rivela aneddoti - come la grandinata del 1986 che cancellò tutto ma non il coraggio, nè la capacità di trarre nuovi stimoli - è la cantina a darci il benvenuto. La bellezza del giardino scivola con naturalezza nella struttura, dove si possono ammirare le vetrate di padre Costantino Ruggeri, pittore e costruttore francescano. Non è l’unico tocco artistico: basti pensare alle etichette, che coinvolgono ancora una volta padre Costantino  (per Barolo Albe® e della Freisa Kyè® ), poi tutto vede la firma del disegnatore Gianni Gallo.

Con Giuseppe ci si emoziona in cantina, anche quando ci mostra l’imbottigliamento, oggi nel segno della tecnologia. Isidoro è il più giovane e guida una squadra di vignaioli di alto livello, dopo due vendemmie tra l’Australia di Stephen Pannell e il Sudafrica dei Mullineux: è suo il progetto di mappatura pluriennale della flora e fauna degli ecosistemi aziendali. È Francesca, con il garbo di chi sa vedere l’impronta dell’arte in ogni cosa, ad accompagnarci nella degustazione dei vini più rari e poi a illuminarsi e illuminarci quando prosegue la sua narrazione al ristorante. È importante, per Vajra, riconoscere il valore del territorio anche nei locali, come all’osteria La Torre a Cherasco e il ristorante Nesto a La Morra, con tutta la riconoscenza verso chi si prodiga per la propria terra pure in cucina.

Famiglia, è il termine che risuona con potenza, perché è con questa attenzione che ci si prende cura: ce lo appuntiamo insieme ad altri. C’è la saggezza che viene dalla vigna, dalla terra: esiste un momento per ogni cosa. Come un’altra certezza: difficile, non sempre è cattivo.

Allora saliamo con lo sguardo e procediamo la degustazione con i vigneti ad alta quota, che rappresentano un cardine di questa azienda. La vigna più elevata è il Bricco delle Viole, generosa nell’offrire vini di profonda finezza e di un’aromaticità accattivante: riceve la prima alba e l’ultimo tramonto, ogni giorno. Merito dell’incontro tra età, brezze, la vicinanza delle montagne. Fossati, sempre nel Comune di Barolo, garantisce un’alta quota sul lato orientale e si bea del sole mattutino.

Ogni vigna racchiude il suo segreto e, appunto, G.D. Vajra ha voluto non solo identificarsi con il Barolo, ma tramite altre etichette che raccontano questo territorio: voci che avevano perso volume, non smalto. L’ha fatto impegnandosi in progetti di ricerca e sviluppo della biodiversità, la quale garantisce una maggiore, naturale resistenza al tempo che cambia e ai possibili patogeni. Nel 2016 ha adottato lo standard SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata) e tre anni dopo, per tutti i vigneti aziendali, si sono ottenuti i certificati biologici.

Ambiente e non solo: dal 2022 Vajra è anche un’impresa certificata Equalitas, il marchio europeo che evidenzia l’impegno nella sostenibilità sociale oltre che ambientale ed economica.   

La degustazione dei vini rari, con lo sguardo alla bellezza tutt’intorno, assume una sua sacralità e non esclude nessuno. Sì, il re è il Barolo Docg, dal grand cru Bricco delle Viole ad Albe®, vino che parla anche a chi si avvicina ora a questo mondo.

La verticale di Barolo DOCG Ravera

La verticale di Barolo DOCG Ravera

Ci sono poi Ravera, il cru storico di Novello, e Coste di Rose, al confine con Monforte d’Alba. Ci accoglie però il Dolcetto d’Alba Doc 2023, sempre nel cru Coste & Fossati. Ma eravamo già saliti sulla macchina del tempo con Francesca Vaira e abbiamo persino “dato un passaggio” a Thomas Jefferson e Gian Battista Croce, approdando al Langhe Nebbiolo Doc Claré J.C. 2023. 

Non solo Barolo: la ricca selezione della cantina Vajra

Non solo Barolo: la ricca selezione della cantina Vajra

È uno spettacolo Kyè® 2021, ottenuto dalla Freisa, con il sole e la luna che si parlano nell’etichetta e non solo, forte delle lezioni di nonno Carlin: un genuino carattere piemontese che unisce alle note floreali quelle di pepe e tabacco.

La Barbera d’Alba Doc Superiore 2022 ci racconta un altro capitolo ancora: qui la parola da appuntarsi è tempo. Quello del vigneto, delle attenzioni in cantina con una lunga macerazione e un invecchiamento delicato e paziente. E se viaggiamo anche attraverso altre prove della ricerca incessante dell’azienda, è chiaro che torna a risuonare autorevole la voce del Barolo. È uno splendido match quello scolpito negli anni tra Bricco delle Viole e Ravera. Per quest’ultimo parlano a gran voce le marne fossili di Sant’Agata, descritte come laminate e sabbiose, ma con tracce di arenaria e il manganese. L’annata 2018 appare più croccante e muscolosa: promette un percorso degno della personalità di questo vigneto.

Infine, torna anche a tavola il concetto di famiglia. Torna con le bottiglie di Luigi Baudana, azienda che nel 2009 affida ai Vaira la sua storia e il suo futuro: sfilano il Langhe Doc Bianco Dragon, Barolo Docg Baudana, Barolo Docg Cerretta e Barolo Docg del Comune di Serralunga d’Alba.

Viene in mente ciò che hanno scritto i Vaira nel libretto Vigne del Barolo: sfogliamo la seconda edizione, relativa alle annate 2018, 2019 e 2020, perché la prima fu realizzata nel 2020 anche come incoraggiamento. «A tutti gli Amici – recita la dedica – perché ogni giorno sia la possibilità di ricominciare». Vale dopo una grandinata spaventosa, una pandemia, un capitolo di vita che riguardi il singolo, un’azienda, un territorio: perché è importante continuare a scrivere insieme.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Marilena Lualdi

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Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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