08-06-2023

Nel segno di Gianni Masciarelli: la sua visione dell'Abruzzo del vino

Iniziò con due ettari in affitto dal nonno, che poi gli scrisse un biglietto: «Nella vita nulla ti è regalato». A 15 anni dalla scomparsa, le sue idee vivono ancora

Gianni Masciarelli è scomparso nel 2018

Gianni Masciarelli è scomparso nel 2018

Siamo nel 1981. Gianni Masciarelli decide di dedicarsi al vino. Una scelta coraggiosa, non c’è dubbio, ma lui aveva già in mente su cosa puntare: l’eccellenza. Così inizia con due ettari di vigneto che gli affitta il nonno. Ripetiamo: affitta, non regala.

Gianni Masciarelli, scomparso nel 2008, è comunque un uomo forte: riconverte Villa Gemma in cantina e avvia la sua impresa. Oggi, Anno Domini 2023, l’azienda conta su 300 ettari vitati distribuiti su tutte e quattro le province dell’Abruzzo, con una produzione di 2,2 milioni di bottiglie e un potenziale da 2,5 milioni suddivise su 7 linee.

E il tutto è iniziato con soli due ettari. Il nonno di Masciarelli, poi, alla sua morte, fece trovare in un cassetto una busta per Gianni, con i soldi che aveva pagato per quell’affitto, accompagnati da un bigliettino: «Volevo dimostrarti che nella vita nulla ti è regalato».

Castello di Semivicoli

Castello di Semivicoli

La storia ci insegna che Gianni Masciarelli è stato uno di quei personaggi che ha segnato la produzione vitivinicola abruzzese, cercando di far uscire il carattere della regione per incanalarlo su strade di maggiore eleganza e finezza.

A partire dal Cerasuolo, «di colore cerasa» come scrisse proprio Masciarelli. L’annata 2022 del Cerasuolo superiore Villa Gemma è uscita a marzo: Montepulciano d’Abruzzo in purezza, macerazione di 12 ore e poi solo acciaio per preservare la freschezza, che rende il vino molto versatile.

Gianni Masciarelli con la moglie Marina Cvetic

Gianni Masciarelli con la moglie Marina Cvetic

Tra i vini assaggiati, c’è Iskra Marina: il nome è chiaramente legato alla moglie di Gianni, Marina Cvetic, mentre Iskra significa scintilla. Un vino molto particolare: si tratta di una Malvasia Istriana (anche per il vitigno non si tratta di una scelta casuale) delle colline pescaresi, che fermenta in tino troncoconico, per poi rimanere sui lieviti per 12 mesi. L’annata 2020 si esprime per intensità e complessità, con note che variano dal floreale alle erbe aromatiche. La produzione è solo di tremila bottiglie.

Sempre Iskra, ma questa volta Montepulciano d’Abruzzo: uve che arrivano da Controguerra, affina per 18 mesi in barriques di primo e secondo passaggio. Per la 2019 sono state prodotte 13mila bottiglie di questo vino assolutamente complesso e ricco, dalla buona profondità abbinata a una ottima capacità di essere abbinato ai piatti della cucina regionale abruzzese.

Vigneto a Controguerra

Vigneto a Controguerra

Il vino simbolo dell’azienda è sicuramente il Villa Gemma Montepulciano d’Abruzzo Riserva che fermenta in acciaio prima di affinare 12 mesi in barriques nuove, e poi in bottiglia.

L’annata 2018 è da poco in commercio: si tratta di un vino che racconta la filosofia di Gianni Masciarelli, che ancora permea l’azienda, con l’intensità del Montepulciano che si unisce all’eleganza, riuscendo nel tempo a sviluppare una notevole complessità. Il 2018 ne è un esempio lampante: grande beva, ma freschezza e tannino ci fanno intendere che le potenzialità di affinamento sono notevole.

Una suggestiva immagine della cantina

Una suggestiva immagine della cantina

Il Villa Gemma è anche protagonista dell’Art Project, con la realizzazione di alcune opere da parte di artisti internazionali, che poi restano al Castello di Semivicoli in esposizione, oltre a essere riportate sull’etichetta del vino. Il prossimo artista coinvolto è Agostino Iacurci.

Chiudiamo la nostra rapida visita virtuale con La botte di Gianni, vino che viene realizzato in sole 900 bottiglie. Si tratta di una selezione delle uve di Montepulciano del Villa Gemma, ma è anche l’unica referenza aziendale, su 22, che utilizza legno grande, ovvero tonneaux da 700 ettolitri. La storia narra che Masciarelli acquistò due tonneaux: uno era destinato a un amico, e l’altro doveva rimanere in cantina. Queste botti furono ritrovate solo nel 2010. E così decisero di usarle, trasformando quella “dimenticanza” in una piccola chicca enologica.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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