02-06-2023

Pecorino d'Abruzzo, vino dal grande potenziale. Ma bisogna crederci

La degustazione con il Consorzio di Tutela ha dimostrato come questo vitigno possa dare prodotti longevi. Ora serve che i produttori si impegnino in questa direzione

Pecorino d'Abruzzo, la forza del tempo: la deg

Pecorino d'Abruzzo, la forza del tempo: la degustazione verticale organizzata dal Consorzio Tutela Vini

Se c’è una regione in Italia che sta cercando sempre di più di far emergere la propria identità in tutte le sue espressioni, questa è certamente l’Abruzzo. Non solo nei vitigni principali, il Montepulciano per il vino rosso e il Trebbiano per il bianco, ma anche con uve che in questa area riescono a trovare una propria identità, un carattere particolare.

Così succede che si possa disquisire sul Pecorino d’Abruzzo, non solo come vino da pronta beva, ma anche in un’ottica di affinamento, dove può acquisire interessanti complessità, con peculiarità uniche.

Un momento della degustazione/confronto

Un momento della degustazione/confronto

In tal senso un’analisi, che possiamo definire un piccolo laboratorio sensoriale, è stata possibile grazie a una verticale organizzata recentemente dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo e condotta dalla giornalista Adua Villa, dal titolo significativo: Pecorino d’Abruzzo, la forza del tempo. «Il Pecorino – ha confermato la brava degustatrice – ha una storia abbastanza recente in Abruzzo, ha iniziato a prendere piede dagli anni Novanta, ma fa parte del complesso panorama vitivincolo regionale su tutte e quattro le province».

«Abbiamo cercato di fare questo viaggio nel tempo per capire l’identità di quest’uva e mettere in risalto le sue caratteristiche. Una su tutte è la freschezza, l’acidità, ma che in un primo momento era vista quasi come una peculiarità negativa, in quanto troppo marcata e che creava difficoltà nella ricerca di un equilibrio».

I cambiamenti climatici, in tal senso, hanno modificato questa visione. «Il Pecorino – ribadisce Adua Villa – ha delle note un po’ rustiche iniziali, con un bouquet intenso. Sentori che, nel tempo, si trasformano in complessità, mentre nel corpo l’acidità favorisce la sua evoluzione. Alla fine si ha un quadro aromatico con note che, con gli anni, possono andare verso il terziario, l’idrocarburo».

L'intervento di Adua Villa

L'intervento di Adua Villa

Altra caratteristica importante, anche in ottica proprio di cambiamenti climatici, è l’adattabilità di questo vitigno, ma bisogna avere alcuni accorgimenti. «Bisogna stare attenti all’esposizione, per evitare che il Pecorino possa essere “scottato” da troppo sole. In tal senso il sistema di allevamento a tendone può essere importante per la protezione dell’uva stessa. Inoltre bisogna stare attenti a scegliere con precisione il momento della vendemmia: un ritardo anche solo due giorni potrebbe conferire un grado alcolico troppo alto».

E poi ci sono alcune accortezze da avere in cantina: «Purtroppo non tutti i produttori hanno la sensibilità di tenere bene le annate vecchie. È una questione di cultura, che deve crescere nelle cantine abruzzesi».

Sono stati nove i vini assaggiati durante la degustazione, partendo da un’annata 2016 per arrivare fino al 2000. Per ci cerca prodotti immediati, semplici e “banali”, di certo questi non sono i vini che state cercando.

I vini degustati

I vini degustati

I vini erano Tenuta i Fauri 2016, una delle ultime annate fresche, Cantina Strappelli 2015 (prodotto solo in due annate, la 2007 e la 2015), Masciarelli 2014, con un andamento stagionale non facile, Torre dei Beati 2013, dove emerge una buona balsamicità e  inizia una parte di idrocarburo, Emidio Pepe 2012, vino dalla spiccata acidità, Contesa 2011, che sta investendo con nuovi vigneti sempre a Pecorino, Cataldi Madonna 2010, una delle migliori espressioni, dove regnano note di idrocarburo, agrumate e balsamiche, e poi Pasetti 2008, che inizia a sentire un po’ il peso degli anni, e Il feuduccio 2000, con fermentazione e affinamento in legno.

C’è sicuramente da calibrare il tiro, ma bisogna pensare che nessuno di questi vini è stato pensato con l’idea di un vino da affinamento, ma di un prodotto più immediato, che potesse esaltare fin da subito le caratteristiche del Pecorino.

Questa degustazione è stata sicuramente da stimolo anche per gli stessi produttori, per cercare di arrivare a un’espressione territoriale del Pecorino che possa conquistare anche la dimensione del tempo. Questa è la via. O almeno, sembra essere la strada da intraprendere.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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