L’Abruzzo dei vini vuole crescere. Ma non è solo una questione di numeri, ma è un fattore legato al prestigio e alla conoscenza della regione in Italia e nel mondo come sinonimo di qualità.
Il messaggio che arriva dall’Abruzzo Wine Experience, la manifestazione di questo inizio giugno voluta dal Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, che ha avuto come epicentro la città di Vasto, è proprio questo: aumentare la consapevolezza della presenza di una qualità diffusa nei prodotti delle varie aziende, anche uscendo dai “soliti nomi” della cantine più blasonate e celebrate.

Uno splendido panorama da Palazzo d'Avalos
Un messaggio che parte, prima di tutto, dalle nuove generazioni, da aziende che stanno cercando di cambiare passo rispetto a un passato (e in certi casi anche un presente) troppo legato a una tradizione estremamente contadina, che non seguiva le richieste dei consumatori. E questa evoluzione passa da una ricerca di vini più moderni, puntati a una maggiore bevibilità, ma senza snaturare le caratteristiche dei vigneti.

Mare e Cerasuolo d'Abruzzo: abbinamento perfetto per l'estate
Uno degli aspetti fondamentali da considerare dell’Abruzzo è l’estrema variabilità dei terroir. Il notevole vantaggio, anche da un punto di vista comunicativo, è legato a una grandissima biodiversità, ma anche dalla vicinanza tra mare, colline e montagne: in 40 minuti di auto, partendo dal mare, si può arrivare alle stazioni sciistiche appennine. E questa variabilità si traduce anche nei bicchieri: non esiste un solo Montepulciano d’Abruzzo, prendendo il vitigno maggiormente identificativo del territorio come esempio, ma una molteplicità di vini. Così discorso può essere applicato anche alle altre tipologie di prodotto.
In tal senso, la linea potrebbe essere di andare verso scelte stilistiche comuni, che non significa però snaturare le caratteristiche dei vitigni e delle denominazioni, così come non debbano essere viste come un vincolo invalicabile per le singole aziende, ma che individui una chiara identità regionale.
Spiegare cosa sia il vino in Abruzzo, a oggi, può risultare difficile, viste le numerose sfaccettature. Ma può diventare un’arma vincente, mostrando appunto la grande biodiversità e varietà, sotto l’unico “ombrello” del nome Abruzzo. Quindi, un fil rouge che possa unire le diverse anime e i differenti territori dell’Abruzzo.

La degustazione all'interno del Palazzo d'Avalos
Non è comunque un compito facile, anche per un Consorzio che ha tra i suoi scopi quello di promuovere e valorizzare un territorio così ampio e variegato. L’Abruzzo Wine Experience, con la partecipazione di 130 giornalisti (tra i quali un centinaio di stranieri) aveva proprio questo obiettivo: al Palazzo d’Avalos, che ospita anche alcune tele di valore, è stato possibile – perdonateci il gioco – osservare le pennellate che compongono l’intero “quadro Abruzzo”, tramite i vini delle varie aziende.
Ma allora, com’è la qualità dei vini abruzzesi? Di certo, come accennato, ci sono le nuove generazioni che stanno portando un cambio di passo, con una qualità in crescita e soprattutto con una visione più moderna del vino.
L’importante è non snaturare la natura del vino e dei vitigni: il Montepulciano d’Abruzzo, per esempio, deve mantenere la sua notevole struttura e immediatezza olfattiva. Questo non significa fare vini pesanti e stucchevoli, ma significa mantenere le acidità senza aver paura di avere un grado alcolico alto. Resta fondamentale l’equilibrio e la bevibilità del vino: vendemmie eccessivamente anticipate non sembrano le soluzioni migliori, così come rese troppo basse che aumentano le concentrazioni dei prodotti. In buona parte i produttori sembrano essersi incanalati proprio su questi concetti, realizzando vini che hanno anche una buona prospettiva futura.

Numerosi giornalisti specializzati durante la degustazione
Non solo Montepulciano. Un discorso simile può essere portato anche ai vini bianchi e al Cerasuolo.
Il Trebbiano d’Abruzzo ha un po’ sofferto l’annata 2021, calda e siccitosa, ma un buon numero di produttori – e torniamo a sottolinearlo, soprattutto i giovani, le nuove generazioni – sono riusciti a trovare il giusto equilibrio, andando verso Trebbiani d’Abruzzo con una buona prospettiva futura.
La vendemmia 2021 non ha certo aiutato il Pecorino d’Abruzzo, che ha di suo una struttura già importante: il mantenimento dell’acidità era stato uno degli obiettivi principali che, purtroppo, non è sempre stato raggiunto.

Olivastri è una delle aziende che hanno maggiormente impressionato
D’altro canto chi ha lavorato con la Cococciola, vitigno autoctono dalla spiccata acidità, è riuscito a trovare un buon equilibrio nel 2021: la gestione delle rese, per questo vitigno particolarmente generoso, diventa fondamentale.
La Passerina, infine, nel 2021 riesce a essere immediata nei profumi e di facile beva, senza avere enormi pretese di longevità. Ed è giusto che sia così, d’altronde.

Nicola Altieri di Fontefico, con un'ottima gamma di vini
Passando al Cerasuolo, l’annata 2021 ha portato a una concentrazione superiore del colore delle uve Montepulciano, e un intenso carico aromatico. In questo caso la scelta stilistica di mantenere la tradizione dal punto di vista cromatico, senza “scendere” e puntare su bicchieri ispirati (se non addirittura copiati) dai cugini francesi, risulta la decisione maggiormente identitaria.
In molti – e questo è un buon segnale – hanno puntato a fare Cerasuoli di pronta beva, senza eccessive pretese, ma che rispecchiassero il territorio.

Valentina Di Camillo della Tenuta I Fauri: una garanzia
Sul Montepulciano d’Abruzzo, vale il discorso fatto in precedenza: trovare il giusto equilibrio tra bevibilità e struttura. È un obiettivo che molte aziende stanno inseguendo, anche se non sempre i risultati sono quelli agognati. È tutta esperienza accumulata per il futuro.
Per chiudere, lasciamo anche qualche indicazione (in ordine sparso) sugli assaggi che ci sono particolarmente piaciuti: Trebbiano D’Abruzzo Tenuta del Professore 2015 di D’Alesio (a dimostrazione della longevità di questo vino, come già scritto in questo articolo), Igt Colline Pescaresi Cococciola 2018 Lusciabili di Marchesi de’ Cordano, Cerasuolo d’Abruzzo Baldovino 2021 della Tenuta I Fauri, Abruzzo Pecorino La Canaglia Superiore 2021 di Fontefico, Cerasuolo d’Abruzzo Marcantonio 2021 e Montepulciano d’Abruzzo La Grondaia 2017 di Olivastri, Trebbiano d’Abruzzo Notari 2019 di Nicodemi, Montepulciano D’Abruzzo 2019 di Cirelli, lavorato in anfore di cocciopesto, Pecorino IGT Terre di Chieti 2021 di Vigneti Radica.
Vogliamo essere chiari: sono solo alcuni assaggi, che però ci indicano che la qualità dell’Abruzzo è in crescita.