31-03-2023
La famiglia Mazzei è proprietaria di Castello di Fonterutoli da 24 generazioni
«Contemporanei dal 1435, credo che questo dica già tutto». Francesco Mazzei non ha dubbi: le radici, dopo 24 generazioni, sono ben salde nel terreno toscano, nella tradizione vitivinicola. Ma bisogna sempre essere contemporanei, cioè stare al passo con i tempi.
E anche dando uno sguardo alla cantina di Castello di Fonterutoli, a Castellina in Chianti, la casa madre della famiglia Mazzei, si può capire esattamente questa filosofia.
Francesco Mazzei racconta la realizzazione della cantina
La tecnologia al servizio della viticoltura. Perché il cuore della produzione di vini d’eccellenza rimane la vigna, a partire dai terreni. «Qui nel Chianti Classico siamo partiti da due areali, quello di Fonterutoli e quello di Siepi. Ora siamo a 7 areali, suddivisi in 3 Comuni del Chianti Classico, con 110 ettari e un gradiente altimetrico tra i 220 e i 570 metri sopra al livello del mare. E tante diversità di terreno: più in alto abbiamo uno scheletro importante ed è maggiormente alberese. A Radda c’è arenaria, mentre nell’area del Castello c’è argilla».
Vinificazione parcellare: Francesco Mazzei mostra le vasche d'acciaio
D’altronde, sono i dettagli che fanno la differenza. «Il mondo gira e tu devi girare con esso – spiega Mazzei - Sulla coltivazione della vite abbiamo fatto progressi elevatissimi, sappiamo molto di più oggi rispetto al passato, e noi continuiamo a sperimentare, per comprendere e migliorare. Le parole chiave in questo momento per ogni azienda devono essere identità, personalità e contemporaneità».
Vicoregio 36, Castello di Fonterutoli e Badiòla sono le tre Gran Selezione di Chianti Classico
Di Castello di Fonterutoli, invece, ne vengono realizzate annualmente circa 40mila bottiglie: «Sono i vigneti storici attorno al borgo, attorno ai 470 metri di altitudine, con terreno di calcare ed alberese». È il vino al momento dell’assaggio più equilibrato, meno d’impatto rispetto a Vicoregio, ma comunque dalla notevole complessità a livello olfattivo, mentre in bocca si distingue per una già discreta armonia, ma anche con un tannino vivo e presente.
Un'immagine dall'esterno della cantina
A Castello di Fonterutoli, però, vengono realizzati anche altri vini di grande interesse, a partire da Concerto, 80% Sangiovese e 20% Cabernet Sauvignon: «Un Supertuscan prodotto su suggerimento di Piero Antinori, con il suo Tignanello».
«Poi c’è Philip – racconta Francesco Mazzei - nato per celebrare il nostro illustre antenato, che fu chirurgo, mercante, politico e poi ideologo di Thomas Jefferson, portando un po’ di “toscanità” in America. Pare addirittura che sia stato lui a ispirare la frase della costituzione americana: “Tutti gli uomini nascono uguali e hanno lo stesso diritto di vivere e di cercare la felicità”. In suo onore abbiamo realizzato un Cabernet Sauvignon in purezza». E l’annata 2020 rispecchia una filosofia di finezza che contraddistingue, come un fil rouge, i vini di Fonterutoli.
La bottaia per l'affinamento dei vini
L’altra anima toscana della famiglia Mazzei è Belguardo, in Maremma (Francesco Mazzei è anche presidente del consorzio dei vini maremmani). Il Tenuta di Belguardo 2019 (85% Cabernet Sauvignon e 15% Cabernet Franc) è un vino che punta tutto sull’eleganza. Il Tirrenico, sempre 2019, nasce dall’unione di Sangiovese e Grenache: morbido, piacevole, con note di macchia mediterranea ed erbe aromatiche.
Molto piacevole è anche il Morellino di Scansano Riserva Bronzone 2019. Vigneto a un’altitudine tra i 90 e i 150 metri, su un terreno ricco di scheletro. Grande frutto al naso, ma si nota anche l’influenza del mare e la componente di macchia mediterranea.
Un brindisi finale con Francesco e Filippo Mazzei
La famiglia Mazzei ha anche una Tenuta in Sicilia, Zisola, della quale abbiamo già avuto modo di fare un approfondimento (leggi qui). In totale la produzione è di 700mila bottiglie per Castello di Fonterutoli, 50mila a Belguardo in Maremma, e 200mila a Zisola.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Vini in Maremma: la Toscana non è solo Sangiovese
Emanuele Reolon, estate director di Isole e Olena, cantina a Barberino Tavarnelle (Firenze)
Il Vinitaly a Verona è giunto alla sua 56esima edizione