«Una Sicilia un po’ troppo Toscana? A me non pare proprio. Piuttosto stiamo cercando di avere il massimo rispetto per il territorio, producendo vini che possano avere anche un’evoluzione negli anni».
Quella che poniamo a Filippo Mazzei è una domanda provocatoria: lui, uomo di Toscana, ha certamente applicato non solo la sua filosofia, ma anche le conoscenze e le tecnologia in Sicilia. Zisola, cantina di Noto, è un progetto particolarmente caro a Filippo Mazzei, partendo dalle difficoltà nella ricerca del terreno giusto, fino ad arrivare a risultati soddisfacenti.

Filippo Mazzei in mezzo alle vigne
Mazzei parte ovviamente dalle esperienze Toscane, dalle aziende storiche della famiglia, cioè
Castello di Fonterutoli nel Chianti Classico e
Belguardo in Maremma. All’inizio degli anni Duemila, però, aveva l’idea di fare qualcosa in Sicilia. «La ricerca era stata lunga - racconta
Filippo Mazzei - e alla fine eravamo riusciti a trovare un appezzamento anche più grande rispetto a
Zisola. Poi, però, quando tutto era definitivo, ci furono problemi legati al passaggio di proprietà, e quindi non se ne fece nulla».
Ma Zisola non è stato un ripiego: «Io ero sempre alla ricerca del posto giusto dove avviare il progetto qui a Noto. Un giorno, girando, ho voluto seguire una strada un po’ nascosta che mi ha portato al baglio di Zisola». Certo, c’era molto da fare, ma il posto era ideale: 54 ettari totali, dei quali 24 vitati, 12 a frutteto e 10 a ulivi, a corpo unico. «Quando l’ho visto ho capito subito che era il luogo ideale per quello che volevo fare. Dopo 48 ore avevamo già firmato…».
L’idea era comunque fare qualcosa di diverso. «Il
Nero d’Avola, negli anni passati in Sicilia, era spesso un vino scuro, surmaturo, carico. Noi abbiamo seguito un’altra strada, quando siamo arrivati, e vedo che anche gli altri stanno seguendo questo percorso».
Un Nero d’Avola elegante, un po’ austero. Un po’ troppo toscano? «No, perché non abbiamo stravolto la natura del Nero d’Avola, ma abbiamo cercato d’interpretarlo, mantenendo sempre le caratteristiche del vitigno. E non lo abbiamo fatto solo noi, anche altri in zona hanno seguito questa strada. Evidentemente non avevamo così torto…».

L'enologo Francesco Loi, 24 anni
L’enologo è
Francesco Loi, che ha solo 24 anni, mentre c’è la consulenza da parte di
Carlo Ferrini, legato alla famiglia
Mazzei da moltissimo tempo.
Su 24 ettari di vigneto, la maggior parte è Nero d’Avola, per circa il 50/60%, poi Syrah e Petit Verdot per i rossi, Grillo e Catarratto per i bianchi. «Il nostro bianco Azisa era un blend, ora, con l’annata 2021, è 100% Grillo. Con il Catarratto, invece, si sta portando avanti un progetto con il cocciopesto, le anfore».

La piccola cantina: il sogno è costruirne una nuova a partire dall'anno prossimo
Tutti i vigneti sono allevati ad alberello, con una densità di 5500 piante per ettaro. I suoli: in predominanza c’è calcare attivo. L’altitudine è circa 200 metri sul livello del mare. «L’alberello è la nostra forza - prosegue
Filippo Mazzei – anche se comporta un maggiore lavoro in vigna».
Tutte le vasche sono realizzate per garantire la microssigenazione, anche perché il Nero d’Avola ha la tendenza ad andare in riduzione. «Il futuro? Iniziare a realizzare una cantina nuova nel 2023» confessa Filippo Mazzei.
Al momento il mercato di Zisola si concentra per il 65% all’estero e il 35% in Italia, ma di questo i tre quarti sono in Sicilia.
Passando ai vini, si inizia con
Azisa 2021: la novità di questa annata è quella di lavorare con il
Grillo in purezza, solo acciaio. Un vino fragrante e netto, pulito, ma con un’ottima profondità.
Zisola 2020 è invece Nero d’Avola al 100%, diraspato, pigiato e portato in vasca. Dieci giorni di fermentazione, svolge la malolattica per poi passare in tonneaux e barriques per 10 mesi. Un vino che, come voleva essere l’obiettivo iniziale, punta a essere ricco ma non eccessivo, con un’ottima dose di finezza e verticalità. Sorso avvolgente, ma anche un bel finale sapido.

La punta di diamante è il DoppioZeta, dai vigneti maggiormente vocati di Nero d'Avola
E poi c’è
Doppiozeta 2018. «Da tre vigneti che hanno dei nomi “significativi”:
Accanto piscina,
Ex mandorleto, e
Sopra Navel – sorride
Filippo Mazzei – Li abbiamo individuati come i migliori per realizzare la nostra massima espressione di
Nero d’Avola, per poi avere un lungo affinamento in tonneaux, almeno 16 mesi, e poi in bottiglia». La frutta rossa, ma anche una nota di arancia sanguinella, si sposano con un bouquet floreale, con un’ampiezza che passa anche alla macchia mediterranea. In bocca è altrettanto complesso, con un finale lungo e vivo. Il
Doppiozeta 2013, assaggiato durante la nostra visita in cantina, è la dimostrazione che si tratta di un
Nero d’Avola con ampie capacità di affinamento.
Infine ci sono alcune “chicche”, più internazionali. Achilles Syrah 2017, che affina per 14/16 mesi in barriques, è un’espressione “siciliana” di questo splendido vitigno internazionale.
Ma la vera sorpresa si chiama EffeEmme (che sta per Filippo, ma anche per il fratello Francesco Mazzei): si tratta di un Petit Verdot in purezza, che è di per sé già una vera rarità, affinato solo in legni nuovi. Il 2016 è fin giovane, dimostrando che questo vitigno sia per certi versi ostico da addomesticare. Il 2012, invece, ci dona un vino profondo e ricco, lunghissimo e dalla splendida bevibilità. Traduzione: è un vino che ha bisogno di pazienza.