13-04-2023

I dati sullo champagne 2023: più di 10 milioni di bottiglie e consumo da intenditori

L'Italia balza al quinto posto mondiale per volumi, ma non solo. Siamo attenti al livello premium con un forte acquisto di cuvée prestige

Maxime Toubart, David Chatillion, Domenico Avolio,

Maxime Toubart, David Chatillion, Domenico Avolio, Charles Goemaere - Foto Annalisa Cavaleri

Dati decisamente positivi sul consumo di champagne in Italia. Il vino francese più amato del mondo è sempre più apprezzato dal consumatore italiano con un acquisto di 10,6 milioni di bottiglie (+11,5%) nel 2022 e un giro d’affari di 247,9 milioni di euro (valore franco cantina e tasse escluse) in crescita del 19,1%. Il nostro Paese si posiziona quindi al quinto posto al mondo per volume e rappresenta oggi il quarto mercato all’export per lo champagne nella classifica mondiale a valore, davanti a Germania e Australia. Ma non solo: siamo dei veri intenditori e degli estimatori, visto che ben il 20% del totale si indirizza verso la punta più alta della piramide con la preferenza per le cuvée prestige e i millesimati. Un altro trend interessante che emerge dai nuovi dati è l'amore per i rosé che nel 2022 hanno rappresentato quasi un terzo delle bottiglie, raggiungendo complessivamente il 31% delle importazioni a valore, con performance per queste categorie superiori a quelle di mercati quali il Regno Unito e la Germania.

Da segalare,infine, la nostra preferenza per fli champagne a basso dosaggio, che costituiscono oggi il 5,1% a valore delle importazioni e confermano l’evoluzione dei gusti degli italiani. I dosaggi inferiori al brut, infatti, rappresentavano 15 anni fa lo 0,1% del totale delle spedizioni.

I numeri del 2022 sono stati analizzati a Milano - nella bella cornice della sala Duomo del Park Hyatt di Milano - dai vertici del Comité Champagne, l’ente che rappresenta tutte le Maison e tutti i Vigneron della regione. Al tavolo, David Chatillon, presidente dell’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne, Maxime Toubart, presidente del Syndicat général des vignerons e co-presidente del Comité Champagne e Charles Goemaere, direttore generale del Comité Champagne.

Il Comité Champagne creato dalla legge francese del 12 aprile 1941, ha sede a Epernay e riunisce, appunto, tutti i viticoltori e tutte le Maison di Champagne e rappresenta uno strumento di sviluppo economico, tecnico e ambientale.

«La classifica a valore dei principali mercati all’export per lo champagne, vede al primo posto gli Stati Uniti con 946,9 milioni di euro e 33,7 milioni di bottiglie. Seguono il Regno Unito (548,9 milioni di euro e 28 milioni di bottiglie) e il Giappone (432,1 milioni di euro e 16,5 milioni di bottiglie). L’Italia, al quarto posto, precede la Germania (245,1 milioni di euro e 12,2 milioni di bottiglie), Australia (188,3 milioni di euro e 10,5 milioni di bottiglie), Belgio (179,7 milioni di euro e 10,2 milioni di bottiglie), Svizzera (145,3 milioni di euro e 6,3 milioni di bottiglie) e Spagna (115,4 milioni di euro e 4,9 milioni di bottiglie). Chiude la classifica dei primi 10 mercati a valore il Canada, con un giro d’affari di 97,6 milioni e 3,5 milioni di bottiglie - spiega David Chatillon -. Lo champagne continua ad accompagnare le occasioni importanti, come matrimoni, feste, regali, ma non solo: sempre di più gli italiani lo aprono "senza motivo" perché il motivo stesso è lo champagne che, anche di per sé, riesce a creare atmosfera di festa».


«Continua la storia d'amore tra lo champagne e l’Italia - ha detto Charles Goemaere -. I gusti degli italiani si distinguono da sempre nel panorama mondiale del consumo di champagne per la particolare domanda di bottiglie di pregio. In questo scenario il settore Horeca ci appare particolarmente dinamico. Dopo la crisi sanitaria, nel 2022, i consumi in bar, hotel e ristoranti fanno presumere una netta ripresa, confermando che il fuori casa rappresenta ormai un’abitudine consolidata per i consumatori italiani di Champagne. Anche l'amore degli italiani per la gastronomia è un fattore di crescita del consumo, viene considerato da tutti gli acquirenti un vino di grande qualità da abbinare alla buona cucina. Per noi l'Italia è anche una fucina di abbinamenti cibo- vino».

«Questi dati non sono casuali ma sono la dimostrazione che i nostri predecessori hanno fatto bene e noi vogliamo continuare sulla loro strada - ha detto Maxime Toubart -. Per noi il futuro non si prevede ma si prepara. La nostra prima forza è un collettivo forte. La nostra ambizione non è di cercare di fare di più, ma di fare ancora meglio, a beneficio delle generazioni future. Nei prossimi 10 anni, rafforzeremo notevolmente le nostre risorse con l’obiettivo che lo Champagne sempre disponibile, desiderabile e un punto di riferimento per i consumatori. Stiamo realizzando un nuovo centro di ricerca sviluppo e innovazione che aprirà nel 2025 e una una piattaforma per far evolvere il prestigio dello champagne in un clima che cambia. Lavoriamo inoltre perché lo champagne sia più resiliente. Nelle annate buone mettiamo via vini di riserva per le annate piu difficili: con le problematiche climatiche questa riserva andrà ampliata. Abbiamo già modificato il disciplinare per sperimentare le vigne semi larges: stanno dando molti buoni risultati e non pensiamo che questo danneggino l’immagine del nostro vino, anzi».

«Nel 2003 è nata Greta Thumberg e in quell'anno in Champagne, prima regione al mondo, si redigeva un bliancio di sostennibilità. Questo la dice lunga sulla capacità di anticipare il futuro del Comité».

«Un'altra sfida per il futuro è restare desiderabili per il consumatore - ha concliso Chatillon -. Stiamo lavorado per una Champagne più innovativo, più resiliente, più responsabile, più sostenibile. Ma il forte punto di partenza resta e resterà la connessione fortissima con la nostra terra e con la Francia».
 

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In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Annalisa Leopolda Cavaleri

giornalista professionista e critico enogastronomico, è docente di Antropologia del Cibo e food marketing all'Università di Milano e all'Università Cattolica. Studia da anni il valore simbolico del cibo nelle religioni e collabora con alcune delle più importanti testate del settore

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