16-12-2022

Castello di Querceto festeggia i 125 anni. E non intende fermarsi

Una verticale del Chianti Classico La Corte per celebrare l'importante anniversario, con il racconto di Alessandro François e del figlio Simone

Alessandro François presenta La Corte, il Chianti

Alessandro François presenta La Corte, il Chianti Classico di punta di Castello di Querceto

Festeggiare 125 anni continuando a guardare al futuro. Alessandro François non si vuole certo fermare, con l’umiltà e l’energia che lo hanno sempre contraddistinto e che ha trasmesso al figlio Simone.

Castello di Querceto è una delle aziende storiche del Chianti Classico. «Il cognome non inganni, siamo italianissimi – precisa con un sorriso Alessandro François – La nostra famiglia arriva in Italia nel 1739, a servizio di Francesco III di Lorena. Il Castello di Querceto, invece, è da 125 anni della stessa proprietà: nel Chianti Classico ci sono una ventina di aziende che hanno la stessa storia».

Una bella immagine del Castello di Querceto

Una bella immagine del Castello di Querceto

È infatti il 1897 quando Carlo François acquista la tenuta. «Mio nonno era un giovane avvocato con sua moglie – racconta Alessandro François – A quei tempi non esistevano vigneti “specializzati”, ma c’erano solo coltivazioni promiscue. La prima vigna che realizzò mio nonno fu La Corte e decise che doveva essere un monovitigno, uscendo da quella prima ricette del conte Ricasoli, che suggeriva di realizzare i vini con due vitigni a bacca rossa e due a bacca bianca».

Nasce quindi il vino La Corte, Sangiovese in purezza. Le prime bottiglie sono del 1904 – sei delle quali sono ancora conservate gelosamente al Castello di Querceto – mentre il vigneto, dopo 70 anni, è stato reimpiantato, utilizzando però sempre i cloni della vigna originale. I François, nel 1924, sono stati anche tra i 33 fondatori del “Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca d’origine”, che poi divenne Chianti Classico.

Alessandro François in cima al castello

Alessandro François in cima al castello

Ma Alessandro François non nasce come vignaiolo. «Per metà della mia vita ho lavorato nell’ingegneria industriale, ma poi ho sentito il “richiamo della campagna”. L’azienda ne aveva bisogno, si trovava infatti in una parabola discendente. C’era bisogno di ristrutturare tutto: avevamo ancora molti terreni promiscui. Poi avevamo bisogno di farci conoscere».

«La prima annata che abbiamo messo in commercio con l’etichetta La Corte è stata il 1978, ma all’inizio era vino da tavola, perché il disciplinare di allora consentiva di avere il Sangiovese per un massimo del 90%, mentre noi eravamo in purezza. Successivamente abbiamo ottenuto l’Igt, poi il rientro nella Denominazione, con il cambio di disciplinare, e infine il passaggio a Gran Selezione».

Simone François in cantina

Simone François in cantina

E siamo ai giorni nostri. «Abbiamo 65 ettari vitati – racconta il figlio Simone François – e 5 ettari a uliveto. Realizziamo quattro Chianti Classico: quello d’annata, la Riserva, la Gran Selezione Il Picchio (dove è presente una piccola parte di Colorino) e la Gran Selezione La Corte. I vitigni internazionali vengono invece utilizzati esclusivamente per la realizzazione degli Igt».

Per celebrare questi 125 anni di storia, è stata organizzata una splendida verticale della Corte all’Hub di Identità Golose Milano, con tre annate più recenti e quattro annate storiche, tra cui la 1978. «La 2017 è stata complessa, per le gelate in primavera e la siccità d’estate» ha spiegato Simone François. Il vino è sorprendentemente fresco, preciso, fruttato ma non pesante. «La 2018 è stata un’annata buona, anche se non eccezionale, con un anticipo della fase vegetativa»: il vino rispecchia questo andamento, andando su note leggermente più floreali ed erbacee, con un’ottima eleganza. «La 2019 è stata praticamente un’annata perfetta»: il risultato è un vino complesso, ancora molto giovane e scalpitante, che darà probabilmente il suo meglio negli anni a venire.

Le sette bottiglie di La Corte degustate

Le sette bottiglie di La Corte degustate

In effetti il Chianti Classico La Corte sembra proprio avere nel tempo un alleato. Lo dimostrano i vini delle annate 1997, 1998 e 1999. La Corte 1997, con l’etichetta speciale realizzata per il centenario, è un vino piacevolmente balsamico, dove le erbe aromatiche trovano un perfetto connubio con una frutta ancora netta. In bocca non è affatto seduto, tutt’altro: ottima beva e finale lungo ed equilibrato.

La Corte 1998 punta molto di più sull’eleganza: un vino più delicato al naso, ma ugualmente complesso. In bocca è meno d’impatto, ma ha una leggiadra lunghezza, mai invadente. La Corte 1999 è invece il vino con maggiore estrazione, più cupo e concentrato, forse il meno elegante del “trio” dei ventenni, ma anche quello con una maggiore struttura. Resta piacevolmente bevibile.

Le differenze nel bicchiere

Le differenze nel bicchiere

Infine La Corte 1978: «Lo abbiamo fatto assaggiare – spiega Alessandro François – perché ci possa dare una guida della nostra idea della bevibilità». Un vino integro e piacevole, a 44 anni dalla vendemmia, che ci fa capire come il vigneto La Corte sia un patrimonio importantissimo, da preservare.

Alessandro François avrebbe ancora tanti aneddoti da raccontare, alcuni dei quali si possono trovare anche in questo articolo del 2018: Castello di Querceto è una realtà da scoprire, forse meno conosciuta in Italia di quanto meriterebbe.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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