24-10-2021

I vini del Vulcano di Giulia Monteleone

Da un grande amore alla nascita di un nettare eroico, nel terroir sfidante dell’Etna

Giulia Monteleone, classe 1989, coltiva l'amor

Giulia Monteleone, classe 1989, coltiva l'amore per il vino, prima scrivendone, poi abbandonando una carriera forense, a partire dal 2016 decide di produrre il suo alle pendici dell’Etna. Assieme a suo marito Benedetto Alessandro e al padre, ha dato vita all'azienda Monteleone

Giulia Monteleone, classe 1989, è una giornalista enogastronomica, vocata al bello e al buono. Nel 2016 decide di produrre il suo vino alle pendici dell’Etna per narrare i calici di una Sicilia del futuro. Caparbia e tenace, sfida il tempo: abbandonando una carriera forense e affrontando tanti pregiudizi, scegliendo il vino come fulcro della sua esistenza.

Un cammino iniziato grazie al supporto degli uomini della sua vita: il padre e il marito. Una storia intrisa di passione: «Ho iniziato ad avvicinarmi al vino scrivendone» chiosa Giulia «Sono palermitana, quando ho conosciuto mio marito Benedetto ci siamo subito innamorati. Lui è enologo ed era appena rientrato in Sicilia dopo un’esperienza di lavoro in Cile. Spesso mi racconta questo aneddoto: durante un Merano Wine Festival tutti i visitatori gli chiedevano se produceva vini sull’ Etna. Lui non era mai stato lì; siamo giovani ed entrambi ci chiedevamo cosa ci fosse su questo vulcano da scatenare tutto questo interesse. Era il 2016. Ci siamo subito messi a cercare dei terreni sull’ Etna. Lui con la sua famiglia ha un’azienda a Camporeale, poi ampliata con un acquisto di vigneti proprio sull’ Etna. La ricerca dei terreni non è stata semplice. Desideravamo vigne vecchie concentrandoci sul comune di Castiglione di Sicilia. Il nostro sogno si realizza a luglio 2017 quando riusciamo a individuare degli appezzamenti interessanti a prezzi accessibili: è cosi che nasce l'azienda Monteleone».

Giulia assieme a suo marito, Benedetto Alessandro, enologo

Giulia assieme a suo marito, Benedetto Alessandro, enologo

Un pellegrinaggio incredibile su e giù dal vulcano, per poi trovare a 500 metri sul livello del mare un posto singolare. Un paio di ettari di vigna vecchia non distanti dal fiume Alcantara, distesi nel versante nord dell’ Etna, nella contrada di Cuba. Una partenza integrata, successivamente, spostandosi nel versante est del Vulcano acquistando altre vigne. Oggi vantano 5,5 ettari vitati.

La raccolta delle uve 

La raccolta delle uve 

 I vigneti della zona Nord, apparentemente meno vocata per una bassa altitudine, in verità, grazie al fiume che separa la zona della Doc, dividendo le terre nere vulcaniche dalle terre bianche di argille calcaree, cela una grande risorsa idrica. «Inizialmente ci dissero che la bassa quota non avrebbe portato alta qualità; erano più rischiose le gelate. Tuttavia, non ci siamo fermati, avendo l’intuizione che questa ricchezza di terre vulcaniche miste alle argille calcaree, rarità per l’ Etna, fosse un terroir atipico e agronomicamente sfidante. Volevamo partire con i vini rossi e trovare vigne con un’ età media di 85 anni.

La Cuba bizantina originale in pietra lavica, unica superstite nella Sicilia orientale

La Cuba bizantina originale in pietra lavica, unica superstite nella Sicilia orientale

Le abbiamo trovate e, oggi, abbiamo la certezza sia un vantaggio. Attorno ai vigneti esiste una Cuba bizantina originale in pietra lavica, unica superstite nella Sicilia orientale». Siamo di fronte a una famiglia che si dedica completamente al progetto. «Mio marito Benedetto Alessandro,- chiosa Giulia - è enologo, mentre mio padre Enrico ci ha supportato finanziariamente e con i suoi preziosi consigli d’impresa. Oggi produciamo cinque etichette. Etna Rosso Doc da uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio con il Monteleone Etna Rosso Doc e il Qubba Etna Rosso Doc.

Il Qubba Etna Rosso Doc dell'azienda Monteleone

Il Qubba Etna Rosso Doc dell'azienda Monteleone

Quest’ultimo nasce dalla parte più antica della vigna allevata ad alberello e ha una piccolissima percentuale di Alicante. Dal 2018 abbiamo inserito un Etna Bianco coltivato nel versante Est del Vulcano intorno ai 700 metri sul livello del mare e l’Anthemis Etna Bianco Doc, entrambi da uve Carricante. Per l’ Anthemis la posizione dei vigneti si eleva fino a 900 metri circa sul livello del mare. Poi c’è il rosso Rumex Etna Rosso Doc di sole uve Nerello Mascalese». Un numero bassissimo di bottiglie e un uso equilibrato di tonneaux: un passaggio di un anno in legni nuovi con tostature selezionate e altrettanti mesi di sosta in bottiglia. Vinificazioni semplici atte a creare vini eroici. I rossi vantano un colore più cupo, con ricordi al Nebbiolo. Per il bianco le uve Carricante svelano un vino fresco, elegante, con una caratterizzante nota sapida.

Le etichette nascono da una ricerca di Giulia: Qubba  raffigura la chiesa bizantina del nono secolo, da cui prende il nome anche la contrada non riconosciuta dalla Doc, mentre Rumex e Anthemis sono piante autoctone etnee.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Cinzia Benzi

laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione

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