Giovanni Passerini
Le tre B
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«Qui c'erano solo girasoli e 130 piante di ulivo»: ora il Palagione è una delle aziende di San Gimignano più conosciute
Fermarsi al Palagione e fare quattro chiacchiere con Giorgio Comotti, significa, prima di tutto, guardarsi negli occhi e parlare chiaramente. Perché a San Gimignano, ma in generale nel mondo del vino, non è tutto sorrisi, vendemmie, serate di degustazione e bottiglie vendute in tutto il mondo con facilità, ma ci sono anche problemi, difficoltà e preoccupazioni per il futuro.
Giorgio Comotti lo sa bene. Perché se è vero che il Palagione, ora, è sicuramente una delle realtà più apprezzate a San Gimignano, con vini che riescono sempre a essere convincenti, identitari e territoriali (come dimostrato anche nelle ultime Anteprime), l’inizio non è stato davvero facile.
Ulivi, vigneti e uno splendito tramonto sul Palagione
Ma Comotti ci aveva visto giusto, alla fine. «Abbiamo scelto questo posto perché ci è piaciuta la zona, in quanto più selvaggia, e vicina al bosco. Sono venuto qui per fare vino, non per villeggiatura».
I vigneti dell'azienda a Montagnana
Eppure quelle due bottiglie avevano un significato ben preciso, espresso poi nella scelta di Giorgio Comotti di venire a San Gimignano a tradurre la sua passione in vino. Le difficoltà da superare sono state tante, ma la sua famiglia è stata la sua forza. E da qualche anno non fa più la “staffetta” dalla Lombardia alla Toscana: ormai la sua casa è in mezzo alle vigne, con la moglie Monica e i figli Gabrio e Gregorio (c’è anche la figlia Giulia, che invece di professione è ostetrica) che hanno voluto seguire le orme del padre, «senza che io li obbligassi» precisa Giorgio. Gabrio ha infatti studiato da agrotecnico e Gregorio da enologo.
Giorgio Comotti al centro con la moglie Monica, i figli Giulia, Gabrio e Gregorio e la nipotina
I vini del Palagione sono diventati una garanzia di qualità, in particolare parlando di Vernaccia di San Gimignano.
Alcuni vigneti dell'azienda
Vernaccia di San Gimignano Hydra 2011: una bellissima scoperta
La terza espressione è la Riserva, Ori, in questo caso supportata da un passaggio in legno (così come l’ultima parte della fermentazione), che però continua a mantenere al centro il vitigno, la Vernaccia: in questo caso le possibilità di affinamento sono ampie, per un vino estremamente complesso.
Le quattro versioni di Vernaccia di San Gimingnano: Hydra, Ori, Lyra e Lei
Molto interessante, per questa stagione estiva, il Sunrosé, da Sangiovese: un rosato schietto, ma con una spiccata e piacevole nota acida, che lo trasformano da semplice vino da aperitivo a bottiglia a tutto pasto.
Il nuovo metodo classico Demonì
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
I produttori affinati al Consorzio del vino Vernaccia di San Gimignano. Al centro, in verde, la presidente Irina Strozzi
Una suggestiva immagine di San Gimignano
Francesco Mazzei, presidente di A.Vi.To., Associazione dei vini toscani Dop e Igp
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo