12-07-2021

«L'uva che ci unisce». Il nostro racconto su Marjan Simčič, che produce grandi vini in Slovenia

Oltrepassiamo i confini per narrare una grande azienda vitivinicola: «Penso non abbia senso scrivere in etichetta che il mio vino è biodinamico perché quello è il mio vino, punto»

Marjan Simčič, gran produttore di vini nel Colli

Marjan Simčič, gran produttore di vini nel Collio sloveno

Un confine è una linea. Una demarcazione imposta dalla storia, da bacini idrografici o da trattati internazionali. Tratti che segnano senza recidere, limitano senza dividere. Il Collio è una terra di confine. Cuei in friuliano, Brda in sloveno. Due fiumi: l’Isonzo e l’Judrio ne definiscono i lati. A monte le Alpi Giulie, a valle la pianura che scende verso il mare, lontano solo una ventina di chilometri. Terra collinare, Collio appunto. Regione di vigne e vini. Il vento caldo arriva dal mare, le escursioni termiche sono mitigate dai contrafforti delle prealpi. Il terreno, la Ponca, è stratificazione di marne friabili e arenaria vecchia di 50 milioni di anni. Qui già i Romani producevano vini qualità.

E nei secoli la vite è sopravvissuta nonostante guerre, terremoti, crisi e divisioni. Oggi in terra slovena è tutto un fiorire di produzioni di eccellenza, rigorosamente biologiche, capaci di esaltare vitigni e tradizioni di questa zona così ricca di fascino.

L'azienda di Marjan Simčič

L'azienda di Marjan Simčič

Marjan Simčič è uno dei principi del Collio sloveno. Da cinque generazioni la sua famiglia produce vini, attualmente su una superficie di 24 ettari, dieci dei quali in territorio italiano. «In tutti questi anni – racconta Marjan - ne abbiamo viste tante! Siamo stati sudditi di un impero, poi contesi durante la prima guerra mondiale e infine riuniti nella Jugoslavia dopo il 1947. Ora la Slovenia è una repubblica nel cuore di un incrocio nevralgico dell’Europa. I nostri confini sono linee sottili. Il Collio è una regione aperta, viva, di passaggio. Le tradizioni sono comuni, le lingue parlate sono tante. E l’uva è un elemento che unisce. Il passato ci ha insegnato cultura e tradizioni, ci ha lasciato in eredità una grande quantità di influenze, Un vantaggio enorme che gli sloveni hanno saputo sfruttare e che oggi ci caratterizza».

L’azienda di Simčič è nel cuore del Goriška Brda – il Collio goriziano – 2mila ettari da sempre destinati alla coltivazione del vino. «È un territorio vocato, con caratteristiche uniche per esaltare la produzione di vini con spiccata acidità e buon corpo. La mia famiglia fa vino dal 1860. Al capostipite Jozef seguì il figlio Anton, che affiancò alla fattoria una locanda e un negozio. I suoi tre figli ampliarono e proseguirono l’attività sino al termine della seconda guerra mondiale, quando una parte dei nostri terreni fu nazionalizzata. La famiglia si divise, solo Teodor e il suo primogenito Salko, mio padre, rimasero a Brda e iniziarono a ritornare in possesso di parte dei terreni. Sono entrato in azienda nel 1988. Ho costruito una nuova cantina e proseguito nel recupero delle nostre terre, anche quelle di alcuni parenti che erano stati a loro volta nazionalizzate. Non abbiamo mai aderito alla cantina cooperativa della zona. Siamo rimasti da soli e abbiamo cercato di produrre vini specchio di questo territorio».

Colline del Collio sloveno pettinate a vitigno

Colline del Collio sloveno pettinate a vitigno

Il rispetto della terra si traduce spesso in una produzione di qualità. «Penso non abbia senso scrivere in etichetta che il mio vino è biodinamico perché quello è il mio vino, punto e basta. È fedele alle tradizioni e identico a come era prodotto da mio padre e mio nonno. Non usiamo erbicidi o, peggio, pesticidi. L’intero sforzo tecnologico è applicato al rafforzamento delle viti e dell'uva. Amo le vigne vecchie, che affondano le radici nella marna calcarea ricca di minerali, anche fino a 15 metri di profondità. Viti molto robuste, resistenti a lunghi periodi di siccità o a giorni di piogge molto intense. Anche sui nuovi impianti aspettiamo diversi anni prima di raccogliere per lasciare alle radici il tempo di scendere in profondità. Prima di poter considerare la vite pienamente matura possono passare anche vent'anni».

I profumi e gli aromi del vino sono frutto di un complesso ecosistema. «Sfruttiamo la grande biodiversità di Brda con molti boschi e foreste a ridosso delle zone coltivate. Attorno ai vigneti piantiamo fichi, olive, rosmarino e tante altre essenze per conferire più personalità e profumi al vino. Le colline sono ampie e molto ripide, le altezze variano fra i 150 e i 300 metri. Gli influssi del mare e delle vicine montagne sono decisivi per creare un microclima unico. Il mio compito è trasferire nella bottiglia ed esaltare queste caratteristiche».

La cantina

La cantina

I risultati sono decisamente positivi. Le guide e gli esperti di tutto il mondo hanno celebrato i vini di Marjan Simčič e in particolare la sua Ribolla. «È il vitigno che più ci rappresenta e che amiamo produrre, fedeli alle tradizioni ma con uno sguardo all’innovazione. Tutto parte dal terreno, calcareo, marnoso ricco di minerali. Si chiama opoka, lo stesso nome che abbiamo scelto per la linea dei vini da cru più pregiati. Una terra che conferisce profumi caratteristici e favorisce la produzione di vigne vecchie impiantate 65 anni fa nel caso della Ribolla Opoka del cru Medana Jame. Le rese sono basse, la vendemmia arriva a fine settembre. La fermentazione è spontanea con una macerazione sulle bucce di due settimane in grandi botti di cemento dove il vino riposa per 10 mesi. Da li si passa ai tonneau di rovere, dalla particolare forma ad uovo appositamente realizzati per la nostra cantina, per un altro anno e quindi in bottiglia per due mesi. Il profilo è complesso, fra i profumi spiccano note floreali, erbe officinali e frutta bianca. Al palato c’è tanta freschezza. Un vino di grande complessità, adatto a un invecchiamento anche superiore ai 15 anni reso possibile dalla spiccata acidità».

Il terreno del Collio sloveno

Il terreno del Collio sloveno

La linea Opoka è anche Chardonnay, Sauvignon e Merlot e Pinot nero. «Sono vini che produciamo solo nelle annate più meritevoli e in quantità ridotte. Li lasciamo fino a 3 anni in grandi botti. L’imbottigliamento avviene senza alcuna filtrazione ma solo dopo una naturale decantazione. Lo Chardonnay Opoka ha colore oro intenso, è speziato, con aromi di frutta secca, miele, pane. Parte sapido in bocca è piacevolmente persistente. Un grande vino. Al Sauvignon Blanc, che passa 15 mesi in grandi botti di rovere e presenta si addicono abbinamenti di pesce crudo, abbiamo affiancato lo scorso anno anche il Sauvignon Vert presente nel Collio già nel 1600. È stato adottato dai contadini locali che infatti la chiamano Friulano. Lo coltiviamo da sempre, tanto che le vigne utilizzate per produrre il Sauvignon Vert Opoka hanno 90 anni e provengono dal vigneto più antico della zona che si estende aldilà del confine in cima alla collina pianeggiante del Ronco di Zegla. È un vino perfetto per gli abbinamenti gastronomici perché accompagna un’infinità di piatti, dalle verdure alle paste, dal pesce alle carni bianche».

Gli ultimi vini commercializzati da Simčič provengono dal 2019 e, i più recenti, dal 2020, l’anno della pandemia. «È stato un periodo complicato, difficile, per molti drammatico. Il mondo si è fermato. La natura no. La primavera è stata più secca con meno temporali, seguita da un’estate calda. Il sole piace alla Ribolla, meno a Chardonnay, Sauvignon e Pinot che preferiscono mesi freschi. Noi seguiamo il ritmo delle stagioni e dobbiamo adattarci all’uva come è giusto che sia. Credo riusciremo a tenere alta la qualità. Lo dobbiamo ai nostri clienti e ai nostri amici che raggiungiamo in 43 Paesi. Essere un brand internazionale è sempre stato uno dei miei obiettivi e devo dire con soddisfazione di esserci riuscito. L’Asia e gli Usa sono ripartiti. Dobbiamo guardare al domani con fiducia».


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Maurizio Trezzi

di

Maurizio Trezzi

Giornalista professionista, classe 1966 con una laurea in Fisica e, oggi, docente in IULM e comunicatore. Cultore del bello e del buono, attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti, appassionato e commentatore televisivo di golf. Amo e racconto il cibo, quello schietto, vero e senza fronzoli. Scrivo di luoghi, persone, vino, rum e distillati e, quando capita, di politica

Consulta tutti gli articoli dell'autore