Jacopo Mercuro
Tortello di mela cotogna al vapore, battuta di cervo, caviale di moredi Anthony Genovese
Primo piano Ci ha lasciato Roberto Perrone, prima di tutto un amico
La presidente Roberta Bricolo e il sottosegretario Gian Marco Centinaio durante i festeggiamenti per i 50 anni della Doc Custoza
Un evento in grande stile, andando oltre la pandemia, per celebrare i 50 anni della denominazione. Ma anche per andare oltre i pregiudizi che circondano un vino spesso sottovalutato.
Il Custoza guarda al futuro: la ripartenza dopo i vari lockdown è stata interpretata come occasione di rilancio per una denominazione storica che però era spesso identificata come una zona per “vinelli freschi estivi”. Un’immagine distorta di un prodotto che, oggi, spegnendo le 50 candeline della simbolica torta per l’anniversario della denominazione, esprime il desiderio di riuscire a superare questo pregiudizio.
Un momento dell'incontro
Durante l’evento organizzato per i 50 anni della Doc, è intervenuto anche il sottosegretario (ed ex ministro) alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio.
Il territorio del Custoza
La degustazione dei Custoza
Ma il Custoza è un vino da bere giovane d’annata, dopo un paio d’anni oppure si presta a lunghi affinamenti? La masterclass organizzata dal Consorzio ha cercato proprio di far capire come un Custoza sia un vino che fin da subito si esprime a un ottimo livello di gradevolezza, ma che negli anni, soprattutto nella versione Superiore, regali piacevoli evoluzioni.
E i tre campioni presentati, Albino Piona, Le Tende e Corte Gardoni, con alcune caratteristiche differenti, hanno mostrato un’ottima immediatezza e un piacevole equilibrio, con note sapide congiunte. Sono espressioni che abbiamo ritrovato assaggiando anche le altre aziende presenti, degustate durante la giornata di approfondimento e alla splendida cena, in abbinamento ai piatti dello chef Giancarlo Perbellini.
Numerosi gli spunti durante la manifestazione che si è svolta a Villafranca
«Ho scoperto un Custoza nuovo, con grande energia. Ma forse non c’è abbastanza autostima da parte dei produttori. Vedo che esiste una maggiore coesione, che lavorano per l’ospitalità, per la degustazione, e che fanno tanti investimenti. Ma attenzione: non si possono tenere i prezzi troppo bassi». La provocazione di Veronika Crecelius è chiara: il Custoza è sicuramente un vino dall’ottimo rapporto tra qualità e prezzo, ma non bisogna svenderlo, bisogna dargli il giusto valore. Altrimenti anche la promozione che vuole mostrare un Custoza oltre lo stereotipo del “vinello” è seriamente a rischio.
Le bottiglie della degustazione
Infine Marco Sabellico, curatore guida vini d’Italia del Gambero Rosso, ha presentato «quattro vini di annate precedenti, per chiudere il ragionamento. Qui c’è un terroir vocato, uve che si sono adattate al territorio che rispondono molto bene, persino il Cortese (cioè la Bianca Fernanda) dal Piemonte. E poi c’è una generazione di produttori che vuole fare un salto di qualità: il mercato italiano ha sempre consumato con grande piacere il Custoza, anche per il rapporto qualità prezzo. Ma può essere anche un grande vino, come dimostrano queste annate più mature».
La ripartenza del Custoza c’è, e fa capire come dopo un periodo nero, si può anche guardare al futuro con rinnovato ottimismo, investendo e rimanendo uniti. Il compleanno per i 50 anni della denominazione diventa così non un traguardo, bensì una rinascita. Auguri al Custoza.
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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