Un evento in grande stile, andando oltre la pandemia, per celebrare i 50 anni della denominazione. Ma anche per andare oltre i pregiudizi che circondano un vino spesso sottovalutato.
Il Custoza guarda al futuro: la ripartenza dopo i vari lockdown è stata interpretata come occasione di rilancio per una denominazione storica che però era spesso identificata come una zona per “vinelli freschi estivi”. Un’immagine distorta di un prodotto che, oggi, spegnendo le 50 candeline della simbolica torta per l’anniversario della denominazione, esprime il desiderio di riuscire a superare questo pregiudizio.
Ma non serve l’intervento di una “fatina buona”, come nelle favole, ma un progetto di rilancio importante. «Con tre obiettivi – spiega la presidente del
Consorzio Tutela Vino Custoza,
Roberta Bricolo – Sostenibilità, digitalizzazione e promozione. La sostenibilità: abbiamo realizzato dei corsi di formazione agronomica, a disposizione gratuitamente dei nostri consorziati. La digitalizzazione, cioè il miglioramento della tecnologica. Tra questi anche la possibilità di offrire quaderno di campagna elettronico ai nostri associati. Infine la promozione: ora festeggiamo il compleanno della
Doc, ma è questo il primo di una serie di eventi».
Durante l’evento organizzato per i 50 anni della Doc, è intervenuto anche il sottosegretario (ed ex ministro) alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio.

Il territorio del Custoza
«Il vino è il biglietto da visita dell’agroalimentare, è quello che affascina di più. Il bicchiere di vino è quello che ti dà quel qualcosa in più e ti permette di raccontare il territorio. Il
Ministero ha strumenti per rendere più attrattivi? La mia proposta: esiste il registro nazionale del patrimonio rurale storico e, a livello internazionale, quello della
Fao. Questo territorio, più di tanti altri, può essere inserito in modo autorevole i due registri. Se il
Consorzio vorrà prendersi sulle spalle la responsabilità di coinvolgere questo territorio, perché non sarà un progetto legato solamente al vino, io sono pronto a sedermi attorno a un tavolo per ragionare insieme per la candidatura. Costruiamo un percorso, insieme. Sono disponibilissimo, visto che ho delega sia per il vino sia per i rapporti con la
Fao». Un’apertura che è stata accolta con grande favore dalla presidente
Roberta Bricolo.

La degustazione dei Custoza
Promozione, si diceva. A partire dalla qualità, ma anche dal saper raccontare un prodotto che basa le sue caratteristiche sul territorio - i nove Comuni nell’area geografica tra Verona e il lago di Garda - e sull’unione armoniosa di vari vitigni. Il disciplinare prevede che concorrano alla realizzazione del
Custoza i vitigni
Garganega,
Trebbianello e
Bianca Fernanda, per una percentuale complessiva del 70% (ma nessuno dei tre vitigni, singolarmente, può superare il 45%), e il rimanente 30% prevede l’utilizzo di altri vigneti che storicamente si sono ambientati nel territorio, come
Riesling,
Incrocio Manzoni e
Chardonnay, per fare degli esempi.
Ma il Custoza è un vino da bere giovane d’annata, dopo un paio d’anni oppure si presta a lunghi affinamenti? La masterclass organizzata dal Consorzio ha cercato proprio di far capire come un Custoza sia un vino che fin da subito si esprime a un ottimo livello di gradevolezza, ma che negli anni, soprattutto nella versione Superiore, regali piacevoli evoluzioni.
Alessandra Piubello, corrispondente di
Decanter, durante la masterclass, ha dimostrato come il livello del
Custoza sia davvero molto alto fin da subito.
E i tre campioni presentati, Albino Piona, Le Tende e Corte Gardoni, con alcune caratteristiche differenti, hanno mostrato un’ottima immediatezza e un piacevole equilibrio, con note sapide congiunte. Sono espressioni che abbiamo ritrovato assaggiando anche le altre aziende presenti, degustate durante la giornata di approfondimento e alla splendida cena, in abbinamento ai piatti dello chef Giancarlo Perbellini.

Numerosi gli spunti durante la manifestazione che si è svolta a Villafranca
Veronika Crecelius, corrispondente per
Weinwirtschaft, ha presentato invece i
Custoza Superiori delle annate 2019 e 2018.
«Ho scoperto un Custoza nuovo, con grande energia. Ma forse non c’è abbastanza autostima da parte dei produttori. Vedo che esiste una maggiore coesione, che lavorano per l’ospitalità, per la degustazione, e che fanno tanti investimenti. Ma attenzione: non si possono tenere i prezzi troppo bassi». La provocazione di Veronika Crecelius è chiara: il Custoza è sicuramente un vino dall’ottimo rapporto tra qualità e prezzo, ma non bisogna svenderlo, bisogna dargli il giusto valore. Altrimenti anche la promozione che vuole mostrare un Custoza oltre lo stereotipo del “vinello” è seriamente a rischio.

Le bottiglie della degustazione
In questo caso i
Custoza Superiori “Custodia” di
Cantina di Custoza 2019,
Villa Medici 2018 e
Summa 2018 di
Gorgo, tre prodotti stilisticamente molto differenti ma legati dal “fil rouge” territoriale, hanno mostrato come questo vino, dopo un anno o due, acquisisca una maturità e un equilibrio importanti, con maggiore struttura e più profondità. Alla fine i vitigni e le zone di produzione sono le stesse, ma in queste bottiglie c’è una maggiore consapevolezza della qualità che questi prodotti possono avere, per un posizionamento su una fascia più alta di prezzo ma, soprattutto, di considerazione da parte del consumatore.
Infine Marco Sabellico, curatore guida vini d’Italia del Gambero Rosso, ha presentato «quattro vini di annate precedenti, per chiudere il ragionamento. Qui c’è un terroir vocato, uve che si sono adattate al territorio che rispondono molto bene, persino il Cortese (cioè la Bianca Fernanda) dal Piemonte. E poi c’è una generazione di produttori che vuole fare un salto di qualità: il mercato italiano ha sempre consumato con grande piacere il Custoza, anche per il rapporto qualità prezzo. Ma può essere anche un grande vino, come dimostrano queste annate più mature».
In effetti i
Custoza Superiori “San Pietro” 2016 di
Le Vigne di San Pietro, il “Ca’ del Magro” 2015 di
Monte del Frà, l’
Elianto 2014 di
Menegotti e l’
Amedeo 2013 di
Cavalchina hanno mostrato caratteristiche uniche, evoluzioni positive che esaltano un territorio.
La ripartenza del Custoza c’è, e fa capire come dopo un periodo nero, si può anche guardare al futuro con rinnovato ottimismo, investendo e rimanendo uniti. Il compleanno per i 50 anni della denominazione diventa così non un traguardo, bensì una rinascita. Auguri al Custoza.