11-04-2021

Nove bollicine davvero da non perdere tra Italia, Francia e Svizzera, consigliate dai nostri esperti

Nuovo giro di suggerimenti del "dream team" di Bollicine del mondo, composto da Benzi, Granieri, Pietrobattista, Grignaffini, Petronilli, Torretta, Giustiniani, Turner e Coluccia

Nove bollicine da non perdere, tra Italia, Francia e Svizzera, consigliati dai nostri esperti Cinzia Benzi, Adele Granieri, Alessio Pietrobattista, Andrea Grignaffini, Bruno Petronilli, Luca Torretta, Manlio Giustiniani, Luca Turner e Monica Coluccia. Proponiamo qui i contenuti della nostra ultima newsletter Bollicine del mondo, per "abbonarsi" e così riceverla gratuitamente a casa iscriviti qui.

Metodo Ancestrale Marche Igp Bianco Frizzante - "Il Pestifero" - Tenuta di Tavignano
Siamo a Cingoli, l’unico comune delle Marche, in provincia di Macerata, interessato alla produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi dove Tenuta di Tavignano e Ondine de La Fend hanno reso possibile un grande progetto enoico. Una laurea in architettura e uno zio visionario che investì tempo e denaro per valorizzare un angolo marchigiano con un terroir unico per il biologico hanno tracciato un destino di successo per questa signora del vino. Dal 2014 entra in azienda e inizia a studiare, senza sosta, l’universo vino. Dal 2018 arriva la certificazione bio che sancisce il primo vero cambiamento in Tenuta anche se la sfida di Ondine è la creazione della collezione contemporanea chiamata “I love Monsters”. Siamo di fronte ad una vera filosofia di vita: vini non manipolati né filtrati. Bottiglie più dispettose sia per la forma sia per il packaging. Il Pestifero è un metodo ancestrale sorprendente con un 70% di Verdicchio, 15% di Malvasia e 15% Sangiovese. Una rifermentazione in bottiglia senza sboccatura, non filtrato. Un’effervescenza che cattura per l’ apparente semplicità: note erbacee intervallate da esplosioni floreali accompagnate dalla freschezza degli agrumi. L’ironia nel calice è un toccasana, specie in questo periodo storico.
Cinzia Benzi


Spumante Brut Metodo Classico “Alta Costa” - Tenuta San Francesco
Un serpente di tornanti che attraversa le gole tortuose dei Monti Lattari, in un comune che non ha centro, ma si articola in tredici frazioni che conducono adagio dal Valico di Chiunzi alla costa: questo è Tramonti, gioiello nascosto nell’entroterra amalfitano, terra di boschi di castagni e querce, figlia della Costa d’Amalfi meno conosciuta. Su pezzi di terra coltivati a gradoni da cui si scorgono meravigliosi scorci di mare, più simili a giardini pensili che a terreni agricoli, sono piantati i 12 ettari di vigna di Tenuta San Francesco, azienda nata nel 2004 e oggi capofila della vitivinicoltura di qualità della Costa d'Amalfi. “Alta Costa" è un metodo classico da uve Biancazita e Biancatenera (vitigni a bacca bianca autoctoni della zona), prodotto in circa 3000 bottiglie e lasciato affinare 42 mesi sui lieviti. Profuma di agrumi e fiori di ginestra con intense note di erbe mediterranee oltre a sottili accenni affumicati. Un vino agile, dinamico, dalla freschezza trascinante che chiude con un finale spiccatamente sapido decisamente appagante.
Adele Granieri


Champagne Grand Cru "Gabriel" 2008 - Gosset-Brabant
Nella patria dell'assemblaggio, quale è la Champagne, raramente si trova un legame così potente tra una famiglia e un cru specifico: è il caso della famiglia Gosset e di Aÿ, patria e luogo di elezione del Pinot Noir con le bolle. Un connubio che dura da ben 4 secoli ma che vide il proprio coronamento "soltanto" nel 1930, quando Gabriel Gosset decise di fondare la propria maison: una dichiarazione d'amore per un territorio e per sua moglie Andrée Brabant, chiamata ad affiancarlo anche nell'etichetta oltre che nella vita. Oggi Michel e Christian, nipoti di Gabriel, guidano l'azienda mantenendo uno stile unico, abbinandolo a un'agricoltura rispettosa dell'ambiente. Nascono Champagne dal carattere vinoso, sfaccettato, complesso, austero, poco inclini agli svolazzi: signori eleganti che maneggiano con maestria la spada più del fioretto. Come la Cuvée Gabriel 2008, interamente da vigne Grand Cru dei comuni di Aÿ (Pinot Noir) e Chouilly (Chardonnay): i 72 mesi sui lieviti si traducono in profilo di spezie orientali, scorze di agrumi che virano fino al pompelmo e intriganti tocchi di tamarindo. La sensazione di grandezza è confermata da una bocca potente ma di classe cristallina che lascia trasparire un'eleganza quasi inaspettata e, per questo, ancora più affascinante. Impressionante.
Alessio Pietrobattista


Champagne "Solèra 23" - Demière
Siamo a Fleury La Rivière. Da qui nel 1936 inizia la storia della Maison Demière che arriva ad oggi con Jerome e la moglie Audrey alla terza generazione. Lo stile è ben preciso: verticalità, austerità, complessità e freschezza. Merito del terroir e di una mano decisa. Davvero extravagance il Soléra 23 vuoi per il metodo – Soléra appunto – vuoi per il vitigno (solo Pinot Meunier). Il numero è meno criptico di quello che sembrerebbe: visto che indica quello della botte nella quale opera il sistema succitato fin dal 1978. Una sorta di riserva perpetua di Pinot Meunier che permette di assemblare nuove annate che poi vengono rinfrescate con un quinto del nuovo millesimo. L’elevazione è effettuata prima in botte poi in acciaio e matura di norma sui sedimenti fini per quattro anni. Si presenta di colore giallo dorato intenso con un perlage fine e rimandi di spuma delicata e cremosa. L’olfatto è sfaccettato di profumi tostati e sofisticate sensazioni lignee, accompagnati da note di frutta esotica leggermente candita, cenni speziati di noce moscata e frutta secca. Il sorso è ampio e dinamico, complesso ma vivace. Una bocca che poi si evolve verso l’agrumato ricordando piccoli frutti rossi di bosco in una acidità più fruttata che citrica.
Andrea Grignaffini


Spumante Metodo Classico Pas Dosè "Armablanc" - Iura et Arma
Siamo in provincia di Frosinone, anche se è necessario aprire subito la mente per comprendere come Iura et Arma nasca da presupposti decisamente lontani dalla tradizione locale. Un gruppo di amici, un passatempo che diventa un progetto concreto, l’amore incontenibile per le bollicine francesi che portano nel 2010 la “banda dei pazzi” (così si autodefiniscono) a comprare un terreno di 3 ettari e a decidere di produrre grandi spumanti. Chiamano l’agronomo Ruggero Mazzilli ad analizzare i terreni ricchi di minerali situati nella Valle di Comino, terra sannita da cui prendono ispirazione nome ed etichette. Vengono impiantati Pinot Noir, Chardonnay, Meunier e Pinot Blanc del celebre vivaio transalpino Guillon. La spumantizzazione è affidata a Dogliotti 1870, gli enologi sono Alberto Faggiani e Erika Barbieri. Insomma, nulla è lasciato al caso, come se un Presidente di una squadra di calcio comprasse i migliori giocatori possibili ruolo per ruolo. Il risultato è assolutamente sorprendente: tre etichette su cui svetta Armablanc, Metodo Classico non dosato da uve Chardonnay, Pinot Noir e Pinot Blanc: l’aroma è ricco, floreale e fruttato, intenso e minerale. Il sorso è voluttuoso, teso, una bollicina finissima e raffinata, con una finale piacevolmente salino.
Bruno Petronilli


Franciacorta Brut Nature 2015 - Ronco Calino
Bollicina creata con 70% Chardonnay e 30% Pinot nero provenienti dai vigneti di proprietà con un’età media di ventotto anni e situati a Cazzago San Martino. Vinificazione parcella per parcella utilizzando il solo mosto fiore. Prima fermentazione in acciaio con un 35% di Chardonnay che fermenta in barrique di rovere francese. Dopo il tiraggio, sosta per al meno quaranta mesi sui lieviti, per poi essere sboccato e lasciato affinare per ulteriori dodici mesi in bottiglia, prima della messa in commercio. Di colore giallo paglierino, si rivela con una effervescenza fine e persistente, assieme a complesse note di fiori bianchi, frutta verde e agrumi. Equilibrato e persistente, denota un’eccezionale finezza che ben rispecchia la filosofia aziendale di quella estremamente interessante realtà vitivinicola che è Ronco Calino. Dieci ettari monocru - gestiti interamente in regime biologico certificato e con una produzione annua di 70mila bottiglie. Paolo Radici, industriale bergamasco della chimica con la moglie Lara Imberti sono i proprietari, entrambi alla ricerca della bollicina perfetta da quando, dopo averla acquistata, vivono in quella che fu la dimora di uno tra più grandi pianisti del Novecento, il bresciano Arturo Benedetti Michelangeli, circondata dai vigneti a pochi chilometri in linea d’aria dal Lago d’Iseo.
Luca Torretta


Etna Rosato Brut 2018 “Sosta Tre Santi” - Tenute Nicosia
Dai suggestivi vigneti di contrada Monte Gorna, situati a Trecastagni all’interno del Parco dell’Etna, si gode un panorama mozzafiato, che abbraccia la costa ionica fino a Taormina. Qui i terrazzamenti costruiti con la tecnica tradizionale dei muretti a secco su terreni composti da sabbie vulcaniche, ricchi di minerali, si inerpicano fin oltre i 700 metri di altezza e la versatilità del Nerello Mascalese consente la produzione di spumanti metodo classico d’eccellenza, come il Sosta Tre Santi, Etna Rosato. Un dosaggio zero il cui nome è un tributo ai santi protettori di Trecastagni (Alfio, Cirino e Filadelfo). La vendemmia avviene verso fine settembre con una fermentazione alcolica a temperatura controllata in vasche di acciaio inox, seguente affinamento di circa 20 mesi sui lieviti e dégorgement nel 2020. Rosé dal colore brillante con sfumature ramate, all’olfatto si percepiscono aromi fruttati di lampone e ciliegia, con sensazioni che spaziano dai fiori secchi alle spezie, sentori di miele di castagno, carruba e chiodi di garofano. Il palato è di grande struttura, freschezza e morbidezza, con un ventaglio aromatico ampio. Un perlage fine e un profilo gusto-olfattivo di grande complessità ed eleganza, oltre a un finale sapido di lunga persistenza.
Manlio Giustiniani


"Cuvée Louis Edouard Mauler" Brut 2014 - Mauler&Cie
Tempo fa durante un viaggio attraverso la Svizzera, direzione Francia, ho visitato l’abbazia di Saint Pierre a Motiers. Non conoscevo il luogo né tantomeno il monumento e la sua importanza. Tanto più che andando ad approfondire la storia, con piacere, scopro che qui ha luogo la nascita del primo vino mosso svizzero. Abraham-Louis Richardet aveva preso in affitto parte dei locali dell’abbazia per dedicarsi alla sua passione per lo Champagne, ovvero, per poterlo ricreare e qui, nel 1829, vede la luce la sua prima creazione. Forte delle relazioni commerciali, tra tutte, con gli inglesi, il suo “vin mousseux” ottiene consenso per la sua qualità a dispetto del prezzo, minore dei più blasonati vini di Champagne. A seguire è Louis-Edouard Mauler che porta avanti l’azienda le cui basi erano state gettate ma non propriamente in modo solido ed articolato verso il sempre più attento mondo del commercio dei vini. Oggi Mauler&Cie rappresenta senza dubbio un punto fermo nel panorama elvetico e, pur non raggiungendo vette di qualità, riesce ad offrire prodotti di tutto rispetto ad un costo accessibile. La cuvée che porta il nome Mauler nella sua espressione della vendemmia del 2014 esalta il Pinot Nero al vertice raccontando di frutti rossi e spezie con decisione e vigore.
Luca Turner


Champagne Variation Nature 2014 - Fleury
Una curiosa variazione nella trama produttiva di casa Fleury, quasi tutta presenziata dal Pinot noir, è questo Champagne a base pinot gris, senza solforosa aggiunta. Certamente una rarità, se si pensa che il pinot gris e altre varietà accessorie come arbane, petit meslier e pinot blanc, rappresentano meno dello 0,3% del totale della superficie vitata della Champagne. Gli amanti dello “stile Fleury”, pionieristico, anarchico e senza dubbio identitario della Côte des Bar, ritroveranno nel Variation Nature 2014 l’inconfondibile sigla boteriana della maison, riflesso di solarità, abbondanza e, soprattutto, salubrità. Poco più di duemila bottiglie prodotte in conduzione biodinamica (Jean-Pierre Fleury è stato il primo in Champagne a convertire la sua azienda già nel 1989), con utilizzo di lieviti indigeni, maturazione del vino base in barrique, fermentazione malolattica svolta e, come da sigla in etichetta, nature (qui siamo a 0 g/l di zucchero residuo). Accoglie con profumi di pesca noce, susina goccia d’oro e litchi oltre qualche concessione gessosa e alla frutta secca; al gusto non morde ma resta soffice, facendosi strada con passo calmo e ovattato. Non abbiate fretta una volta stappato: un sottofondo di aromi boschivi, campestri e fumosi proveranno a tenervi ancora incollati al bicchiere.
Monica Coluccia


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Identità Golose