Emanuele, Maicol e Valerio Izzo
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Un grappolo di Lagrein a bacca rossa © IDM Alto Adige / Florian Andergassen
Un buon vino nasce sicuramente dalla somma delle caratteristiche intrinseche del territorio, dalle premure adottate già in vigna, da scelte coraggiose capaci di incidere sul risultato finale, al calice.
Ma c’è qualcosa che va oltre il terroir, oltre la capacità di saper applicare conoscenze ereditate e maturate nel tempo, un valore aggiunto che consente di raggiungere vette di eccellenza partendo da scommesse audaci, bensì ragionate: questo è il plus che l’Alto Adige custodisce in ogni sfera della sua realtà sociale, vale a dire una forte e vivace coesione comunitaria, la conditio sine qua non che ha ‘coordinato’ da sempre un agire sinergico di questo comparto produttivo (sono circa 5000 i viticoltori in Alto Adige) che, in realtà, è vero pilastro del tessuto culturale e identitario altoatesino.
© IDM Alto Adige / Florian Andergassen
Chi riesce, quindi, a esprimere in maniera unitaria il valore dell’eterogeneità di ogni singola produzione, e a sostenere una cultura ‘del diverso’, traduce in opportunità, l’ambizione di puntare su un vitigno autoctono: entra in intimità con gli uvaggi per delineare la personalità dei vini, elimina gradualmente le sottili imperfezioni per donare, infine, un nettare seducente.
L’esuberanza al calice, la leggerezza con la quale ci si accosta a questo vino, la perseveranza dei produttori nelle costanti migliorie apportate al Lagrein, focalizzandosi più sulla resa qualitativa e arginando, allora, quella meramente quantitativa (notevole nel caso di questo vitigno), suscitano un rinnovato interesse in questa varietà, una delle più antiche tra quelle storicamente documentate, tanto è vero che una prima traccia scritta risale già al 1318. Sebbene il suo nome sembri derivare dalla Val Lagarina, uno dei frammenti più a meridione dell’Alto Adige, in realtà è nella conca di Bolzano, e in particolare nel quartiere di Gries, che si concentrano i cru vocati per questa varietà: il suolo alluvionale trattiene il calore, i terreni ghiaiosi e sabbiosi giovano allo sviluppo di tannini pregiati e incidono sulla pienezza dei vini e sulla loro amabile acidità.
© IDM Alto Adige / Alex Filz
© IDM Alto Adige / Frieder Blickle
© Associazione Turistica Val Senales / Helmuth Rier
Classe 1991. Irpina. Si laurea in Lingue e poi in Studi Internazionali, ma segue il cuore e nella New Forest (Regno Unito) nasce il suo amore per l'hospitality. Quello per il cibo era acceso da sempre. Dopo aver curato l'accoglienza di Identità Golose Milano, oggi è narratrice di sapori per Identità Golose. Isa viaggia, assaggia. Tiene vive le sue sensazioni attraverso le parole.
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Da sinistra il maître-sommelier Ludwig Lanthaler, lo chef Matthias Kirchler e il suo sous Philipp Helfrich: sono i protagonisti di Lunaris 1964, interessantissimo ristorante gourmet a Cadipietra, in Valle Aurina, Bolzano (attenzione: orario unico di inizio cena - piuttosto scomodo - alle 18,45. Ma ne vale la pena). Foto Francesco De Marco
Norbert Niederkofler e Lukas Gerges sul tetto, scende invece Michele Lazzarini, sulla destra: la diffusione del progetto Cook the mountain passa anche attraverso questa fase di passaggio al St. Hubertus, in Alta Val Badia
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