05-01-2021

San Martino, la Fabbrica biodinamica

Giuseppe Ferrua racconta la filosofia con cui guida la sua azienda vitivinicola sulle colline lucchesi: «Il nostro non è un vino da meditazione, ma da distrazione»

«Il nostro non è un vino da meditazione, ma da distrazione, che asseconda la natura conviviale del bere e la natura agricola del vino». Così Giuseppe Ferrua sintetizza con un sorriso i suoi vini, prodotti alla Fabbrica di San Martino, sulle colline lucchesi, azienda vitivinicola ai piedi della villa padronale settecentesca, che accoglie i visitatori con un colpo d’occhio di potente bellezza.

Una frase, quella di Ferrua, che racchiude un preciso manifesto, ossia come riuscire a essere immediati, che non significa necessariamente semplici, raccontando fedelmente un territorio che per lungo tempo ha puntato su vini freschi e quotidiani, senza però mancare di eleganza e complessità. Un territorio che, anche grazie all’apporto e alla spinta di alcuni vignaioli come lo stesso Ferrua - che hanno formato alla biodinamica con generosità numerosi colleghi e amici - sta crescendo in visibilità e qualità.

Alla Fabbrica di San Martino si produce vino da centinaia di anni - come indica anche il nome della località, San Martino in Vignale - e dal 2002 si pratica l’agricoltura biodinamica, che lascia libero campo alla natura di rigenerarsi escludendo ogni forma di manipolazione dei terreni e delle piante e aumentando in maniera naturale la vitalità dei suoli. «Il risultato è un’uva che rispecchia in pieno il proprio terroir, frutto di un metodo agricolo che lascia libertà di espressione. Ho iniziato con la biodinamica perché il metodo biologico, allora adottato in azienda, non mi soddisfaceva del tutto, lo trovavo zoppo come principio, volto com’è a valutare una serie di fattori esterni non mettendo al centro il benessere della pianta e del suolo».

Alla Fabbrica si coltivano i vitigni tradizionali della DOC Colline lucchesi - ossia Sangiovese, Canaiolo, Colorino e Ciliegiolo oltre ad alcune altre varietà locali presenti nella vigna più antica che ha 70 anni, come Malvasia nera, Aleatico, Barsaglina per i rossi e Vermentino, Trebbiano e Malvasia per i bianchi - in circa 2 ettari, con 12mila bottiglie prodotte in un anno. Il Fabbrica di San Martino Bianco, Vermentino, Malvasia e Trebbiano, vinificato in tonneaux esce dopo due anni dalla vendemmia, verrà affiancato dal prossimo anno da un secondo bianco, un rifermentato a base di Trebbiano, un primo esperimento in pochissime bottiglie.

Completano la gamma delle etichette - tutte reperibili per acquisti sull’e-commerce aziendale - Arcipressi, un rosso dalle vigne più vecchie, un blend che nasce in vigna con quasi 15 varietà autoctone; il Fabbrica di San Martino Rosso con uvaggio classico previsto dalla doc Colline lucchesi e un Sangiovese in purezza; il Rubino, che esce soltanto in circa 300 magnum e di cui è al momento in commercio la 2015 e il rosato Rosaspina, da uve Sangiovese in acciaio.

Le vigne di Fabbrica di San Martino sono oggi parte di un sistema più grande e complesso in armonico equilibrio, un sistema in cui sono integrati altri animali, come gli asini, e che ospita le arnie di un apicoltore biodinamico.

Ma non solo. Nell’ottica dello spreco zero e della massima sostenibilità, dai tanti limoni che crescono nelle grandi conche antistanti la villa, e che puntualmente risultavano essere in eccesso rispetto al consumo quotidiano, ha preso spunto Giovanni Frullani - che insieme alla sorella Maria partecipa attivamente alla vita e alla gestione dell’azienda – per creare nel 2017 una linea di liquori, amari e infusi artigianali. Oltre al liquore al limone, il Frulloncello, Giovanni – alias Mr.Liquor – utilizza la sua esperienza di biotecnologo e la passione per le piante officinali per trasformare le erbe di Fabbrica di San Martino tramite infusioni a fresco e la prossima novità, al momento in lavorazione, sarà un bitter.

In ogni caso si tratta, come per i vini, di non aver fretta di uscire se non al momento giusto. E se è vero, per citare ancora Ferrua, che è «impensabile non vedere le persone dietro a un vino» (e a un liquore, aggiungiamo noi) la capacità di fare le cose per bene, con i giusti tempi e imprimendo una visione personale, è decisamente il marchio di Fabbrica.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Amelia De Francesco

Napoletana di nascita e lucchese di adozione, parte dalla critica letteraria per arrivare poi a raccontare di cibo e di vino (che sono anche le sue passioni). Adora viaggiare e va matta per la convivialità che si crea intorno alla tavola

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