20-11-2020
Ambrogio Cremona Ratti porta avanti l'eredità della madre Erika alla Tenuta Sette Cieli a Monteverdi Marittimo
Dalla Lombardia alla Toscana, dal regno della seta di Como a quello del vino di Bolgheri. Questa è la storia di Ambrogio Cremona Ratti, 35 anni, che ha voluto mettere tutto se stesso in un progetto di rilancio di quella Tenuta Sette Cieli a Monteverdi Marittimo tanto amata dalla madre Erika.
Alle rive del lago di Como, dove la dinastia dei Ratti ha fatto grande negli anni il nome della seta lariana, Ambrogio Cremona Ratti ha invece preferito le coste e le colline toscane e ha cercato di portare avanti l’eredità della madre, che acquistò la proprietà nel 1994, con il primo obiettivo di allevare cavalli. «L’azienda si sviluppa su circa 80 ettari – spiega – Quando l’abbiamo acquistata era una tenuta praticamente abbandonata, in quanto molto sassosa».
Ambrogio Cremona Ratti ed Elena Pozzolini in cantina
I vigneti dell'azienda si trovano a 400 metri di altitudine, ma vicini al mare
La filosofia aziendale è molto legata a una tipologia di produzione in biologico. Ma non solo, c’è anche un’importante attenzione alle singole vigne: «Lavorare per ricette non funziona, ogni anno è diverso, ovviamente. Il nostro modo di lavorare è quello di capire quali sono le esigenze della vite. Basta camminare in mezzo ai filari: le vigne “parlano”, bisogna avere la sensibilità di capire quello di cui hanno bisogno».
Un momento della vendemmia
Di diverso c’è sicuramente il clima e l’altitudine, che portano ad avere acidità interessanti: «È un’impronta data direttamente dal territorio – spiega Ambrogio Cremona Ratti – Questa acidità penalizza questi vini nella fase giovane, perché ovviamente all’inizio può essere molto aggressiva. Noi usciamo molto tardi con i vini anche per questo, per favorire l’evoluzione».
Indaco - Toscana Igt - è realizzato con Malbec, Cabernet Sauvignon e Merlot
«Personalmente – spiega l’enologa – cerchiamo di assaggiare subito tutte le uve. Noi trattiamo in maniera uguale tutte le parcelle, la differenziazione la facciamo proprio con l’assaggio del chicco, dove cerchiamo l’equilibrio tra acqua, zucchero, acidità e, masticando la buccia, tannino. Parcellizziamo molto, quello che ci piace di più va in Indaco, il resto va nel vino di partenza. Indaco è un taglio di tre varietà: Malbec, Cabernet Sauvignon e Merlot, circa un terzo ciascuno. Le macerazioni abbastanza lunghe, ma ogni volta andiamo all’assaggio. L’affinamento, separato per ogni varietà, è di circa 18 mesi, in barriques francesi, con 35-45% di legno nuovo, al quale segue un periodo in vasca per la decantazione, e infine in bottiglia per quasi 2 anni».
Abbiamo assaggiato l’annata 2016: è un vino dalla buona complessità e da una certa ricchezza, con 14,5 gradi alcolici che, fortunatamente, sono ben supportati da un’acidità sostenuta, che lo rendono un vino dal buon potenziale per il futuro.
Scipio è un Cabernet Franc in purezza
Vini in prospettiva: sicuramente esprimeranno il loro meglio tra qualche anno.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Al centro, Marilisa Allegrini di Poggio al Tesoro
Lo chef Leonardo Norcini
Massimo Piccin