Il sole che sprigiona la sua energia, come un leone: la gentilezza e la forza si confrontano su questo vino, ribattezzato Soleone, anche con una leggerezza, una voglia di scherzare che sa tutta d’estate. Ma visto che alla presentazione si è giocato anche con gli abbinamenti alle arti, a noi viene in mente un passaggio di un romanzo onirico come “L’uomo che fu Giovedì” di Gilbert Keith Chesterton: ovvero l’«inconsapevole gravità di fanciulla» che mostra in un gesto un giovane personaggio.
Perché dietro questo prodotto, che scaturisce dall’incontro di Roberta Moresco, sommelier e imprenditrice vicentina e il winemaker Roberto Cipresso, c’è un discorso molto serio, quello dell’attenzione alla natura e all’importanza di non lasciare che qualcosa vada perduto. Tanto che da ciò che ha permesso di avere un grande vino, può nascerne un altro.
Spumante metodo Martinotti da uve 100% Sangiovese
a Montalcino, vinificato in rosa, spumantizzato dai maestri di Valdobbiadene, annata 2019: questa è la carta d’identità immediata di
Soleone. Un vino che si affaccia come aperitivo, ma che può approdare alla tavola tranquillamente, anche per i piatti fritti che si gustano ancora più liberamente in estate.
Ma l’economia circolare di cui tanto si ama parlare in questo periodo, qui tesse un’immagine precisa: si prendono i grappoli scartati dal processo di diradamento, lasciati asciugare e maturare distesi sotto i raggi del sole. Si ridà loro vita e futuro, un no allo spreco e un sì alla capacità di trovare e apprezzare il gusto che la natura sa porgere, tutto.
Infatti, dalla metà di luglio alla metà di agosto, scatta questa selezione di grappoli solitamente per concentrare gli aromi nei frutti che rimangono sulla pianta amplificando il potenziale espressivo del
Brunello di Montalcino.
Roberto Cipresso rammenta un antico insegnamento: «Fin da piccolo mia mamma mi ha detto che non si deve buttare nulla. È da questo semplice quanto potente principio che prende vita
Soleone, un vino fatto di amore per la terra e i suoi frutti, in un’ottica di ecosostenibilità e di lotta allo spreco».
Da sempre, ribadisce Cipresso, è convinto che dietro le scelte bio ci debba essere un valore, quello della consapevolezza che accompagna la ricerca della sostenibilità.
Principio a cui
Roberta Moresco si ispira a sua volta moltissimo: «Ho sposato quasi immediatamente questo progetto, perché credo nell’ecosostenibilità delle cose. Il vino ha un’anima e questo la esprime. Bisogna mettere un po’ di cuore in quello che si fa, come dice la canzone». Si producono 3mila bottiglie di questo vino (per metà etichettato come
Altrove) che offre profumi floreali con la rosa dominante e poi di frutta come fragole e lamponi, con la sapidità e la freschezza che poi cercano un loro equilibrio.
Un gesto di responsabilità e un pensiero lieve che si uniscono, anche per spronare a un nuovo inizio di cui si ha tanto bisogno.