10-07-2020
Il Castello La Leccia di Castellina: nuovi progetti sul Chianti Classico
Una cantina che punta in alto, senza presunzione, perché crede nel proprio terroir. E soprattutto sa che è fondamentale la cura dei dettagli.
Si presenta così il Castello La Leccia, cantina storica del Chianti Classico, per la precisione di Castellina in Chianti, che da pochi anni ha cambiato la proprietà.
«Il nostro è un progetto per il futuro – spiega Guido Orzalesi, direttore dell’azienda - Si tratta infatti di una realtà piccola, con 14 ettari di vigneto e 3 piantati da poco, non ancora in produzione. È un’azienda biologica dal 2010, ma certificata dal 2013, che basa la sua filosofia sul rispetto del terroir. Per questo ci siamo concentrati sul Sangiovese».
Una scelta voluta soprattutto dalla nuova proprietà, subentrata nel 2018: si tratta di Rolf Sonderegger, un investitore svizzero, che nella vita si occupa di sensori. «Il Castello La Leccia si trovava già in una buona situazione: un’azienda sana, dove si producono già vini di ottimo livello. Ma ora, il nostro obiettivo è quello di lavorare sui dettagli. Vogliamo diventare nei prossimi anni un punto di riferimento per il mondo del Chianti Classico».
Il team di lavoro dell'azienda, con il direttore Guido Orzalesi
Per quanto riguarda i vigneti, invece, la situazione era già positiva: «Mi sono meravigliato dai terreni – spiega Orzalesi, che ha alle spalle diverse esperienze soprattutto nel Centro Italia – e da come erano tenute bene le vigne. E io ho sempre ragionato per vigneto, per differenza di suoli. Ora dobbiamo lavorare “di fino”, così come anche in cantina. Vogliamo sistemare tutti quei piccoli dettagli che poi, alla fine, possono fare la differenza».
Al Castello La Leccia c’è anche una parte importante dedicata all’accoglienza, che quest’anno è stata frenata – ovviamente – dall’emergenza Covid.
Un'altra suggestiva immagine del castello
Guarda avanti, quindi, e i prodotti sembrano aver preso la strada giusta. Partendo dal Vivaio del Cavaliere 2018, un Igt Toscana Rosso che ci ha sorpreso per immediatezza e facilità di beva: 75% Sangiovese, 10% Syrah e 15% Malvasia Nera, per un blend che riesce a trovare profumi intensi ma mai invasivi uniti a una grande freschezza, in un tripudio di frutta rossa.
Il Bruciagna, Chianti Classico Gran Selezione, vuole essere il cavallo di battaglia dell'azienda nei prossimi anni
Il Chianti Classico Gran Selezione Bruciagna 2015 è un vino da “tenere d’occhio”. Proviene da un vigneto di 2 ettari a 500 metri sul livello del mare, attualmente affinato in barriques e tonneaux, ma Orzalesi ha assicurato il graduale passaggio alle botti da 20 ettolitri, e una produzione di circa 3.000 bottiglie. «È questo il vigneto su cui vogliamo puntare. Ed è qui che dobbiamo lavorare su quei dettagli, importanti, per farlo diventare un grande vino». I presupposti ci sono: struttura ed eleganza, che ora sono un po’ soffocati da un legno leggermente eccessivo, ma che avranno la possibilità di esprimersi nel tempo. Questione di dettagli, evidentemente.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Raffaele Bonivento
L’idea di Appius è una sintesi di acini selezionati provenienti dai vigneti storici del comune di Appiano che in latino fa Appius
Davide Canina e Monica Pedrotto