17-03-2017

Conte Vistarino, la classe non è acqua. È Pinot Nero

Ottavia Giorgi di Vistarino presenta Pernice, Bertone e Tavernetto 2013: tre vigneti e tre espressioni differenti, tutte da scoprire

I tre Cru di Conte Vistarino portati in degustazio

I tre Cru di Conte Vistarino portati in degustazione

Ottavia Giorgi di Vistarino è una donna che va dritta per la sua strada, senza paura di commettere errori, ma nella consapevolezza di voler fare qualcosa di diverso, di positivo. Con un obiettivo chiaro: emergere.

D’altronde siamo in quell’Oltrepò pavese che, per il semplice appassionato, fa tornare in mente il vino sfuso, di qualità medio bassa, che veniva utilizzato come “serbatoio” per i consumatori milanesi. Un preconcetto che, in alcuni casi, vale ancora. Ma non per la Conte Vistarino e soprattutto per Ottavia Giorgi di Vistarino: «Credo di essere arrivata nel momento giusto» racconta con un sorriso. Lei è alla guida dell’azienda da una decina d’anni e ha puntato tutto sulla qualità, sul far capire che c’è anche un altro Oltrepò, che ha un grande potenziale e che può giocarsi le proprie carte.

Ottavia Giorgi di Vistarino con una bottiglia di Metodo Classico 1865

Ottavia Giorgi di Vistarino con una bottiglia di Metodo Classico 1865

Una delle carte da giocare ha un nome semplicissimo: Pinot Nero. Un vitigno sul quale Ottavia Giorgi di Vistarino punta tantissimo, tanto da portarla a fare importanti investimenti, con una ristrutturazione della cantina che andrà a concludersi, salvo imprevisti, per la prossima vendemmia. «Il nostro mondo è fatto di Pinot Nero»: così esordisce durante uno splendido pranzo-degustazione al ristorante di Enrico Bartolini al Mudec, dove lo chef ha saputo dare una sua interpretazione dei vini di Conte Vistarino con abbinamenti di classe, sempre azzeccati. «Il Pinot Nero – sottolinea Ottavia Giorgi di Vistarino – viene prodotto rispettando le diverse espressioni del territorio. Noi abbiamo un’azienda piuttosto grande, con 200 ettari vitati, e questo vitigno offre peculiarità diverse da vigneto a vigneto, con differenze anche di maturazione».

E il suo Pinot Nero, nelle varie declinazioni, rispecchia l’anima di chi lo ha pensato: elegante e deciso. Proprio come Ottavia Giorgi di Vistarino. Lo si nota subito dal Cruasé, dove il colore rosato nel Metodo Classico «arriva dalla naturale vinificazione del Pinot Nero. Il Cruasé è la più autentica espressione di questo vitigno quando viene spumantizzato». Un vino molto piacevole, con una permanenza sui lieviti di 36 mesi.

Il Pinot Nero Pernice e, sullo sfondo, Villa Fornace

Il Pinot Nero Pernice e, sullo sfondo, Villa Fornace

Di livello indubbiamente superiore è il 1865, un nome che omaggia l’anno in cui il Conte Augusto Giorgi di VistarinoCarlo Gancia realizzarono assieme il primo spumante secco. Si tratta di un metodo classico che fa 48/50 mesi sui lieviti, prima della sboccatura e con un dosaggio di 4 grammi litro di zucchero.  Ma qui c’è stata una sorpresa: per l’annata 2011 (sboccatura di pochi mesi fa), all’assaggio Ottavia Giorgi di Vistarino, affascinata da come era riuscito questo vino, ha chiesto (e ottenuto) di realizzare una piccolissima riserva personale (36 bottiglie) non dosate. E ha avuto ragione: il vino è ricco, ma sostenuto da un’acidità notevole che gli conferisce eleganza e decisione allo stesso tempo. Chissà, forse nelle prossime annate queste 36 bottiglie (ne sono rimaste solo 29) potranno diventare un numero decisamente superiore.

Il Saint Valier 2015 è un Pinot Nero, vinificato in bianco: vino che rispecchia le caratteristiche del vitigno e le conferisce in un prodotto dalla grande bevibilità, piacevole anche senza troppe pretese.

Ottavia Giorgi di Vistarino alla presentazione dei suoi vini al ristorante di Enrico Bartolini al Mudec

Ottavia Giorgi di Vistarino alla presentazione dei suoi vini al ristorante di Enrico Bartolini al Mudec

Un discorso a parte lo meritano i tre Pinot Nero 2013: Pernice, Bertone e Tavernetto. «Vogliamo valorizzare questo vitigno – spiega Ottavia Giorgi di Vistarino – Per questo, oltre al Pernice, vino sul quale ho puntato molto con investimenti notevoli e nel quale credo fortemente, abbiamo voluto realizzare anche il Bertone e il Tavernetto, da due vigne distinte che hanno caratteristiche differenti e che, penso, possano dare interessanti spunti». Premessa fondamentale: si tratta di tre vini complessi ma non ruffiani, dove il Pinot Nero trova una grande eleganza, un bouquet ampio floreale e fruttato. Il Bertone (vigneto di un ettaro e mezzo, 4.000 bottiglie prodotte) è forse quello più “introverso”, non esplosivo al naso, ma molto accattivante: è il più delicato dei tre, ed è probabile che nel tempo possa dare grandi soddisfazioni. Il Tavernetto (poco più di un ettaro e mezzo e sempre 4.000 bottiglie), invece, ha una leggera spinta aggiuntiva data da una parte di affinamento in legno nuovo. Probabilmente è il più "avvolgente” dei tre, il più immediato, che in abbinamento con il piccione realizzato da Bartolini si è rivelato perfetto. Questi due sono alla loro prima annata di produzione.

Il Pernice, infine, è il vino sul quale punto di più Ottavia Giorgi di Vistarino: circa tre ettari di vigneto, 6.600 bottiglie prodotte. È un prodotto molto equilibrato, che in questo momento ha il solo difetto di essere un po’ troppo giovane. Dei tre è quello che ha il potenziale maggiore, pronto a esprimersi negli anni a venire. D’altronde la classe non è acqua. In questo caso, è Pinot Nero.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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