02-04-2016
Il mio primo viaggio in Sudafrica l’ho fatto prima di Pasqua. Il Sudafrica ha una popolazione di 55 milioni di abitanti, dei quali 7 milioni di bianchi. Presidente della Repubblica è Jacob Zuma che non soltanto è stato condannato recentemente dalla Corte Costituzionale, ma ha anche la sfiga di arrivare dopo il grande e carismatico Nelson Mandela, grazie al quale venne messa fine all’apartheid. La lingua maggiormente parlata è l’afrikaans, introdotta dai colonizzatori olandesi, a fianco di una cinquantina di altre lingue e dialetti. Da qualche anno la prima lingua che viene insegnata a scuola è l’inglese, che sta guadagnando spazio anche in altre nazioni africane e sarà destinata nel tempo a divenire assai più di una lingua veicolare. Sono stati gli olandesi a introdurre la viticoltura in Sudafrica nella seconda metà del 1600, ricorrendo alle varietà francesi. La varietà storicamente più diffusa era il Pinotage, incrocio tra Pinot nero e Cinsault. La produzione annuale di vino sfiora i 10 milioni di ettolitri, per il 60% controllato da cantine cooperative, il 50% consumata in loco e il resto esportato. In tutto il Paese le cantine sono 700, esigua la presenza di cantine artigianali.
A pochi chilometri da Cape Town e dalla costa (mi sovviene Giacomo Tachis: «La vite ed il vino amano il respiro del mare») si trova Stellenbosch, che corrisponde sia al nome della città che a quello dei un’area viticola d’eccellenza, incorniciata in un paesaggio mozzafiato. Nell’area operano 170 cantine, tutte di proprietà di bianchi di ceppo olandese e anglosassone. Le cantine cooperative qui controllano soltanto il 10% della produzione. Il clima trae beneficio dalle correnti fredde oceaniche originatesi dal polo antartico; i suoli derivano da alterazioni del granito. Sono vigneti a media/bassa densità di impianto, a spalliera, potati a cordone speronato, irrigati, condotti in sistema convenzionale; qualche interesse per la conduzione biologica.
La cantina Meerlust
Vi sono locali capienti per la degustazione e l’acquisto diretto di vino in cantina, con personale qualificato e grande attenzione alla temperatura di servizio dei vini. Presso molte cantine i visitatori possono godere dell’accoglienza di luoghi di ristoro e camere. Si assiste a un grande sfoggio in etichetta di nomi varietali, oltreché di nomi di fantasia. Il livello di qualità dei vini assaggiati è medio-alto. Nei vini bianchi eccelle una varietà scarsamente diffusa nel Nuovo Mondo, lo Chenin Blanc, che ho molto apprezzato per eleganza, sapidità e freschezza conferitagli da un’acidità vibrante. Con il cambiamento climatico in atto è questa una varietà che, i produttori che lo desiderano, dovrebbero essere autorizzati a piantare anche in Italia centro-meridionale. Nelle varietà a uva nera primeggiano Shiraz, oltreché Cabernet Sauvignon.
Ecco le cantine che ho visitato: Jordan - Accolti dalla proprietaria Kathy Jordan, molto attenta alla storia dei luoghi, con grande affabilità e professionalità.
De Morgenzon
Meerlust - Fondata nel 1693, cantina storica per eccellenza. Dal 1980 produce Rubicon, che porta lo stesso nome del vino prodotto a Napa da Francis Ford Coppola. Le due cantine hanno trovato modo di non litigare, assegnandosi sul mercato aree diverse di competenza. Rubicon è stato il primo vino sudafricano ispirato al taglio bordolese classico. Proprio da Meerlust incontro a pranzo, organizzato magistralmente in cantina, Giorgio Dallacia, pordenonese trapiantato a Stellenbosch dal 1974. Di lui ho poi sentito soltanto parlare bene nel prosieguo del mio viaggio. Gli viene riconosciuto il merito di avere favorito la crescita qualitativa dei vini di diverse cantine offrendo consulenze, consigli e suggerimenti. E’ poi instancabile promotore della cultura italiana. Mi è successo spesso, nei Paesi esteri, di incontrare personaggi, di origine italiana e non, la cui azione ha portato beneficio di immagine all’Italia e sempre ho sofferto la mancanza di generosità del nostro Paese, l’incapacità di istituire un riconoscimento (Cavalieri d’Italia?) da assegnare loro. Giorgio sarebbe un candidato ideale.
Rustenberg - Vasta proprietà condotta da Simon Barlow e dal figlio Murray. Villa splendida, luogo incantevole che i proprietari affittano anche per riprese ai cineasti hollywoodiani.
Rust en Vrede - Di proprietà di Jean Engelbrecht, molto intraprendente, anche proprietario di otto ristoranti in Sudafrica attraverso i quali promuove i suoi vini.
Delaire Graff
Morgenster - Di Giulio Bertrand, biellese del tessile convertitosi dal 1992 alla produzione di vino e olio d’oliva eccellenti, giudicato dagli esperti come quello di migliore qualità in provenienza dall’emisfero Sud. Al Morgenster ha piantato anche Nebbiolo e Sangiovese. A 89 anni di età portati gagliardamente, Giulio coltiva progetti futuri avvincenti. Un onore avere il piacere di ascoltarlo.
Hamilton Russell Vineyards - Non è a Stellenbosch, ma nell’area vicina di Hemel-en-Aarde Valley. Distante dalla costa non più di 2 chilometri, con un clima ancora più fresco. Conduzione biologica dei vigneti con passaggio al biodinamico. Il miglior Pinot Nero assaggiato.
Conclusione: le aree vitivinicole più vocate del Nuovo Mondo sono in grande spolvero. Con crescenti cure dedicate a vigneto, cantina, accoglienza e marketing. Nessun dorma.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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Chi è Angelo Gaja? Semplicemente un mito vivente. Racconta Wikipedia, curiosamente solo in inglese e tedesco: Gaja ha sviluppato tecniche che hanno rivoluzionato la vinificazione in Italia. Gli è stata attribuita la qualifica di "re indiscusso del Barbaresco" e di "uomo che ha trascinato il Piemonte nella modernità"