08-06-2022
Alvaro Clavijo, classe 1985 di Bogotà, Colombia. È lo chef-patron di El Chato nella capitale sudamericana, ma firma anche la carta del Mitù a Milano
Racconta la leggenda, della quale prudentemente dubitiamo, che Alvaro Clavijo sia diventato cuoco (oggi il suo locale di punta, El Chato, è al numero 80 della 50Best, venticinquesimo posto tra i latinoamericani) solo perché era un vero disastro nel lavare le stoviglie.
L'aneddoto è più o meno questo: Clavijo - classe 1985 di Bogotà, Colombia - a 17 anni e dopo aver finito il liceo era andato a fare il lavapiatti in un piccolo locale tex-mex di Parigi, seguiva in questo una pratica diffusa tra i giovani colombiani di buona famiglia, quella di recarsi lontano da casa per un anno così da imparare le lingue, svezzarsi, insomma iniziare a conoscere il mondo. In quel localino nella capitale francese il giovane Alvaro si dimostrava però un peso: troppo lento come lavapiatti, i tempi si dilatavano, non funzionava proprio. Il titolare, invece di metterlo alla porta, pensò quindi di provarlo in cucina e insegnargli a essere un poco d'aiuto almeno lì. Esito: «Mi innamorai subito di quell'ambiente. I rumori. L'adrenalina. Il caldo. Le urla. Il servizio. Tutto!».
Qualche mese più tardi Clavijo, ormai convinto del suo futuro, invece di tornare in patria come era stato programmato bussava alla porta della prestigiosa Escola d’Hosteleria Hofmann di Barcellona, deciso a imparare il più possibile dell'arte di deliziare i commensali. Sarebbe stato il primo step di un percorso di formazione che l'avrebbe visto in seguito impegnato in esperienze di nuovo a Parigi, ma questa volta a Le Bristol e a L'Atelier de Joël Robuchon, prima di trasferirsi a New York per cucinare da Per Se e Atera, e infine al Noma a Copenaghen, che non manca mai.
La brigata de El Chato all'opera
Noi siamo stati nei due locali. Li abbiamo trovati entrambi piacevolissimi. "Tavola rilassata ma innovativa di uno degli chef più brillanti della Colombia" dice la 50Best per El Chato, la stessa considerazione calza a pennello anche per il fratellino meneghino. Ci hanno deliziato con piatti semplici ma esatti, estroversi, golosi senza essere banalmente rotondi, pieni di vita, di brio, di energia. Ciò che ci ha sorpreso più di tutto è però l'inatteso fil rouge stilistico, un legame evidente d'intenti e risultati. Per meglio dire: ovviamente son poche le proposte uguali di qua e di là, in fondo in linea d'aria sono 9.150 i chilometri di distanza l'uno dall'altro. Eppure ci sono un pensiero e una mano comune, un'impronta netta che è quella di Clavijo. Che evidentemente sa il fatto suo.
Cuori di pollo con patata Richi e suero costeño, piatto che abbiamo assaggiato a Bogotà, uno dei signature di Clavijo. Eccellente, lo vorremmo anche a Milano
EL CHATO A BOGOTÀ: I PIATTI
La sala de El Chato a Bogotà
Granadilla, orejero, basilico e coriandolo. La granadilla è il frutto della Passiflora ligularis A.Juss., una pianta erbacea originaria della regione andina; l'orejero è una pasta ottenuta dalla lavorazione dei semi dell’Enterolobium cyclocarpum, un albero sempreverde presente in tutta l’America tropicale. Come vedremo, al Mitù milanese si serve un piatto del tutto paragonabile
Al tavolo arriva subito un corroborante brodo con le almojabanas, tipici panini con formaggio cuajada e farina di mais
Midollo, tucupi e lumache. Il tucupi è il succo giallo estratto dalla radice della manioca selvatica sbucciata, grattugiata e spremuta
Cubio, granchio e riso. Il cubio, noto ai botanici con il nome di Tropaeolum tuberosum, è una specie endemica della regione andina. È importante nella dieta tradizionale di Boyacà, nel centro-nord della Colombia, poiché la pianta produce dei tuberi utilizzati nella cucina regionale. I cubio hanno una forma simile alla carota, ma con buccia bianca o gialla, e sono ricchi di amido
Trota, trota e trota
Pannocchie croccanti, maionese nocciolata, formaggio costeño e mais tostato
Dolce: Mambe, quinoa e citronella. Il mambe, o ypadú, è una polvere non raffinata e non concentrata a base di foglie di coca tostate e di cenere di varie altre piante
MITÙ A MILANO: I PIATTI
La sala del Mitù a Milano
Inizio, come a Bogotà, con Granadilla, leche de tigre e anacardi. Assaggiatela, è buonissima
Ceviche di capasanta, equilibrato
Tamal con platano maduro e funghi. I tamales sono un piatto tipico di alcune culture dell'America Latina: involtini preparati con un impasto a base di mais ripieno di carne, verdure, eccetera
Patacón, salsa guacamole e pastrami di lingua. Il patacón è un piatto tipico di diversi paesi dell'America Latina, a base di pezzi di platano verde, appiattiti e fritti
Semplice e delizioso l'Arroz atollado di pollo. L'arroz atollado è un piatto della cucina colombiana; oltre al riso, contiene pollo, maiale, patate di vario genere, verdure e condimenti
E buonissima anche l'Entraña, riduzione di frijoles, papa criolla e aji di guatila e huacatay (quest'ultima è una pianta erbacea, la Tagetes minuta)
Finale dolce, fresco e convincente con Lulo, guanàbana e meringa. Il lulo è il frutto della Solanum quitoense, una pianta sudamericana affine alla patata, alla melanzana e al pomodoro; il lulo è utilizzato dagli indigeni delle Ande per il suo succo ipervitaminico. La guanàbana è il frutto dell'Annona muricata, un albero sempreverde a foglia larga
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a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Davide De Luca (resident chef) e Álvaro Clavijo davanti all'entrata di Mitu, Spirit of Colombia a Milano, il locale dell'imprenditore Ivàn Cordoba - Foto Annalisa Cavaleri
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