05-06-2020
Carlo Petrini, detto Carlin, nato a Bra (Cuneo), 71 anni il prossimo 22 giugno. Il 9 dicembre 1989 ha fondato il movimento internazionale di Slow Food
La ristorazione e l’agricoltura, due comparti indissolubili, messi in crisi dal trimestre nero del Covid-19. Ne abbiamo parlato con il fondatore di Slow Food, Salone del Gusto e Terra Madre, nella Giornata Mondiale dell'Ambiente. Buongiorno Petrini, la ristorazione affronta un momento difficile. Quali riflessioni sta facendo? Tre mesi di chiusura sono un intervallo lunghissimo per ogni impresa, figuriamoci per quelle più fragili. Tutti questi ristoranti messi in ginocchio dovrebbero innanzitutto generare un forte senso di solidarietà. Sarebbe bello, per esempio, se buona parte del mercato dei produttori di vino concedesse ancora più tempo ai ristoratori per riscuotere gli incassi. Noto che alcuni lo fanno già, bene. Come Slow Food avete avanzato proposte ufficiali? Abbiamo chiesto al ministero di concedere il reddito di impresa, un vero e proprio compenso da elargire a tutti quei ristoranti che sostengono l’economia locale, che comprano in prossimità, che acquistano prodotti regionali. Il reddito rafforzerebbe le filiere più gracili dell’agricoltura. In questo momento occorre fare tanta attenzione anche alle piccole cose. Sarebbe un piccolo contributo, ma importante. Qualche giorno Norbert Niederkofler ha lanciato un allarme: per la loro particolare modalità di condivisione e relazione, trattorie e osterie sono le tipologie che più potrebbero pagare pegno. Ne va di un importante patrimonio? Non c’è dubbio che siamo in un momento di svolta epocale. Osterie, trattorie e piccole botteghe di paese appartengono ai cosiddetti beni relazionali. Sono realtà fondamentali della nostra cultura perché assolvono a un compito importante, quello della relazione e quindi della strutturazione della comunità. Rischiamo di perdere questa componente distintiva dell’essere italiani. Il nostro patrimonio identitario sparirebbe se l’economia non capisse che deve cambiare indirizzo, troppo spesso orientato solo al profitto. Tanti, ad esempio Corrado Assenza e Josko Gravner, sostengono che esista un legame tra natura e crisi sanitaria. Invocano un ritorno a un agricoltura virtuosa. Sono riflessioni corrette e condivisibili. Il rapporto tra città e campagna deve per forza cambiare, l’ha spiegato di recente anche un importante architetto come Stefano Boeri. La produzione del cibo deve orientarsi sempre più all’agricoltura di prossimità. Non è un caso che molte grandi città stiano sviluppando orti all'interno: pensi al fenomeno dell’urban gardening di New York. Favorire un rapporto sempre più forte tra le città e l’agricoltura è uno degli argomenti che tutti dobbiamo avere a cuore in questo momento.
La prossima edizione di Terra Madre-Salone del Gusto dovrebbe aver luogo dall'8 al 12 ottobre prossimo. "Non so in che misura riusciremo a organizzarlo", confessa Carlin
Il punto di Gabriele Zanatta: insegne, cuochi e ghiotti orientamenti in Italia e nel mondo
a cura di
classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
Vittorio Fusari, classe 1953, chef originario di Iseo, scomparso prematuramente il 1 gennaio 2020. Ha scritto pagine importanti nella storia della cucina italiana, con insegne come Il Volto, Le Maschere, Dispensa Pani e Vini, Al Pont de Ferr
La XIII edizione di Cheese, che ha avuto luogo dal 17 al 20 settembre a Bra, Cuneo, si focalizza sul valore dell'animale, sempre considerato nell'ambito dell'evento per eccellenza dedicato ai formaggi e oggi ancora più cruciale ai fini di una riconsiderazione del rapporto uomo-natura e, rispetto agli animali, del loro benessere, di un'alimentazione adeguata e della differenziazione delle razze
Uovo morbido con fonduta di Bra duro e radici: il piatto della rinascita di Ugo Alciati e Fabio Sgrò della Locanda della Rocca di Arignano, Arignano (Torino)