Nella vita ho due passioni, le capesante e Parigi. Ogni lunedì lascio la mia città per solcare il mondo alla ricerca di novità culinarie e non rientro prima del venerdì. Tutte le settimane, tranne rarissime eccezioni. Ed è a Parigi che mi sento più felice, perché mi nutre in senso proprio e figurato. Forte delle mie origini spagnole posso affermare che le tapas non si esportano. Avete mai visto un buon bar a tapas al di fuori della Spagna? E per i bistrot vale lo stesso discorso.
Un bistrot è uno stato d’animo, un’anima, una patina. Personalmente li adoro. Ma c’è qualcosa di ancor più interessante: i neo-bistrot. Una parola che è una contrazione di due termini: nuovo e bistrot. Il concetto sussume al suo interno convivialità, grande cucina e vini al bicchiere forniti a un prezzo onesto. Per di più i neo-bistrot mettono l’accento sulla qualità e la quantità dei piatti offerti. Mirano a fare valere l’autenticità e lo stile gastronomico, senza mai cadere nelle trappole del lusso e della pedanteria.

Il mercato di Aligre è uno dei più vivaci e colorati della capitale francese
Cosicché avrete talvolta l’impressione di mangiare a domicilio in un ambiente cordiale e affabile. Queste tavole, spesso gestite da una generazione di talenti che hanno lasciato le grandi
maison per inaugurare i loro indirizzi alla mano, servono una cucina semplicemente straordinaria. Un
neo-bistrot ha l’indole un po’ ribelle dei francesi... che osano contaminare il codice dei grandi ristoranti in un luogo rilassato. La chiave è andarci senza pregiudizi.
Nel quartiere dell’Odéon amo molto
Sémilla. Basta leggere il suo menu perché le papille si risveglino. A fare la parte del leone sono i prodotti del Sud Ovest e i pesci di lenza. Lo chef è capace persino di declinare le barbabietole in cinque consistenze. I formaggi, indimenticabili, provengono da Quatrehomme. La carta dei vini privilegia i piccoli produttori.
Lasciamo adesso il quartiere dell’Odéon con i suoi teatri, i caffè letterari, gli studenti della Sorbona e attraversiamo la Senna. Sulla riva destra è appena stato creato un piccolo “triangolo d’oro” composto da
Septime,
Rino e
La Gazzetta. Situati nelle vicinanze dell’irresistibile
mercato di Aligre, questi tre
neo-bistrot valgono veramente il viaggio.

Impeccabile anche esteticamente, Septime è diventato in breve tempo una tappa obbligata per tutti i gourmet di passaggio a Parigi
Septime vi accoglie in un’atmosfera di campagna: piastrellatura all’antica, muri candidi, tavoli in legno naturale senza tovaglie, grandi candele bianche e stoviglie dello stesso colore o antracite, sotto il segno di un minimalismo epurato. La formula del mezzogiorno è brevissima e super-convincente.
Tre antipasti a scelta, due piatti principali e due dessert riportati in un piccolo foglio su una tavoletta nera che si legge come una poesia. La denominazione dei piatti può suonare molto classica. Ma qui tutto si rivela meno classico del previsto. La cucina di
Bertrand Grébaut è maliziosa e naturale. In qualità di “chef-trotter” ama servire prodotti di nicchia venuti da fuori. I vini sono solo naturali.
1. continua