L'attesa è stata lunga, ma finalmente ci siamo. Il prossimo 15 giugno, elBulli1846 riaprirà, o per meglio dire aprirà per la prima volta, perché sarà un elBulli tutto diverso da quello che abbiamo conosciuto in passato: sarà infatti il primo ristorante al mondo trasformato in museo. Uno spazio unico, situato nella mitica Cala Montjoi, nel Parco Naturale di Cap de Creus (Girona, Catalogna). Uno luogo creato e progettato per salvaguardare l'eredità di elBulli, promuovere l'innovazione e generare contenuti di qualità per l'educazione e la conoscenza gastronomica.
Sono passati dodici anni dall'ultima, mitica cena orchestrata da Ferran Adrià, era il 30 luglio 2011. Anche se i fornelli si sono spenti definitivamente quella notte d'estate, né Adrià né la sua squadra sono rimasti a guardare. In questi anni sono stati organizzati più di 500 convegni, è stata creata una fondazione (elBullifoundation), c'è stata la pubblicazione di una vasta enciclopedia culinaria (Bullipedia) e lanciati bandi per assegni di ricerca (elBulliDNA). Mancava ancora il pezzo chiave di questo sforzo titanico volto a preservare l'eredità della vanguardia spagnola. Ossia il museo elBulli1846, appunto,

Ferran Adrià alla presentazione del nuovo spazio museale
Già da domani, lunedì 17 aprile, sarà possibile acquistare i biglietti d'entrata, sul sito
elbullifoundation.com. Per ora si sa che il museo in questa prima fase sarà visitabile per un periodo di tre mesi, dal 15 giugno al 16 settembre (nel resto dell'anno, gli spazi torneranno a disposizione dei ricercatori).
ElBulli1846 si estende su uno spazio di quasi quattromila metri quadrati (2.500 mq esterni e 1.300 interni) attraverso i quali viene proposto un percorso che induce alla riflessione su gastronomia e innovazione. Un modo per rendere omaggio a tutti i
bullinianos, spiegando la storia di
elBulli come azienda, così come tutti i progetti realizzati da
elBullifoundation, tra cui appunto
Bullipedia e
elBulliDNA.
Per Ferran Adriá, elBulli1846 «intende salvaguardare l'eredità di elBulli. E soprattutto vogliamo che le persone che non sono mai venute a mangiare da noi, ma anche quelle che sono venute, possano capire cosa è successo qui, cosa abbiamo fatto perché elBulli fosse elBulli». Attraverso sessantanove installazioni artistiche, concettuali e audiovisive, il museo offre ai visitatori tutte le risorse per comprendere la rivoluzione di Cala Montjoi che ha cambiato il paradigma della gastronomia mondiale. Inoltre, aggiunge Ferran, verranno raccontati anche molti dei progetti della fondazione, «perché elBulli è ancora vivo». Un modo per spiegare e condividere come, al di là del passato, si guardi al futuro per continuare a scrivere pagine di storia gastronomica.
Cos'è la cucina, come nasce la cucina, cos'è il creare, quali processi intermedi intervengono nella quotidianità della ristorazione gastronomica?
ElBulli1846 invita a riflettere su conoscenza e innovazione. In questo senso,
Lluís García, direttore generale della fondazione, afferma: «Vogliamo che tutte le persone che visitano il museo capiscano come
elBulli sia riuscito a generare un così grande impatto in tutto il mondo. Al tempo stesso provocando in loro una riflessione sul loro rapporto con la conoscenza e l'innovazione».
Entrando nello storico edificio che ha ospitato
elBulli per cinquant'anni (e che è stato interamente conservato), il visitatore troverà la celebre scritta al neon
crear es no copiar, "creare non è copiare", attribuibile a
Jacques Maximin, chef francese che fu uno degli ispiratori di
Adrià: un'espressione che dà senso a tutto ciò che sarà possibile trovare all'interno dello spazio iconico che ospitava l'indirizzo d'alta cucina più influente al mondo.
Ferran Adrià sottolinea come in questa nuova fase ci sono due possibili tipologie di visitatori: «Quello che è già stato nella sala da pranzo di
elBulli e che sarà commosso, perché gli torneranno i ricordi. Poi, le persone che non ci sono mai state, che potranno vivere tale esperienza in un modo diverso, molto bello e speciale». E aggiunge: «Si mangerà? No, altrimenti sarebbe un ristorante. Il nostro motto è
mangiare la conoscenza. Credo sia una giusta metafora per spiegare cosa si trova a
elBulli1846».
Si ritroverà comunque la vecchia e celebre sala da pranzo, rimasta intatta, con tutti gli elementi originali: tovaglie, stoviglie e bicchieri. Come la cucina dove
Ferran Adrià, Juli Soler e il team creativo hanno ideato le 1.846 creazioni che sono state degustate negli anni. Il percorso museale consentirà una migliore comprensione del sistema di pianificazione, organizzazione e funzionamento di un ristorante gastronomico (sono stati anche ricreati ventotto piatti iconici di
elBulli).
Con una visita all'edificio dedicato alle relazioni interdisciplinari, sarà possibile scoprire cosa ha imparato
elBulli dalle altre discipline e come queste si siano nutrite della sua capacità innovativa. Il tour si concluderà con
elBulliDNA, una delle installazioni visivamente più dirompenti: ha la forma di una grotta e si integra nel paesaggio di Cap de Creus; mostrerà tutti i progetti e i laboratori realizzati dal 2011 a oggi.
Lluís García afferma: «Siamo molto felici di riaprire le porte di questo luogo che ha significato tanto per milioni di persone. E di per arricchire un'offerta culturale sempre più imponente».

L'alta cucina spagnola onorerà la propria storia anche a ottobre, quando è prevista un'edizione di Gastronomika, a San Sebastian, diversa dalle altre: sarà infatti la numero 25, un quarto di secolo anzi di più, perché l'esordio fu nel novembre 1998 - si chiamava allora Lo Mejor de la Gastronomia, il primo congresso in assoluto, organizzato da Rafael García Santos - ma come anche Identità Milano ha dovuto saltare un'edizione, quella del 2020, causa Covid