28-03-2018

Ed è ancora Gaggan

Per la quarta volta lo chef indiano primo agli Asia’s 50 Best. Bene gli italiani: Bombana 13°, Fantin 28°. Chi sale o scende

Conferenza stampa finale per Gaggan Anand, miglior

Conferenza stampa finale per Gaggan Anand, miglior chef asiatico per la 50Best, per il quarto anno consecutivo (foto Asia’s 50 Best Restaurants, sponsored by S.Pellegrino & Acqua Panna)

Inaspettato. Meritatissimo. «Non avevo preparato nessun discorso, non so che dire» ha dichiarato con sincerità ed emozione rinnovata Gaggan Anand dal palco del Wynn Palace di Macao. D’altra parte come aspettarsi per la quarta volta di fila la vittoria agli Asia’s 50 Best Restaurants? Eppure lui ce l’ha fatta, ancora una volta ha saputo raccogliere i consensi dell’Academy e con un ristorante, Gaggan, che chiuderà in due anni, nel 2020, come lui stesso ha più volte annunciato.

Certo, la sua carica creativa è intatta e più dinamica che mai e gli altri progetti non mancano (leggi Gaggan: il fattore umano è il cibo stesso) ma quest’anno ci si aspettava una “fisiologica” discesa dalla posizione più alta, pur rimanendo sul podio. E invece la rivoluzione c’è stata, sì, ma nelle altre posizioni della top ten, mentre lui è rimasto saldamente in cima.

Gaggan sul palco

Gaggan sul palco

Una grande famiglia - «Ho iniziato a cucinare 22 anni fa. I sogni si avverano ma sono diventati così grandi e  importanti da non crederci» ha aggiunto ancora dal palco Gaggan. E poi, nel corso della conferenza stampa: «Per la prima volta oggi non sentivo la tensione, ho pensato che non sono solo un vincitore orgoglioso ma parte di una grande famiglia, che questo premio ha consentito. Siamo una grande famiglia». Pochi minuti prima della proclamazione, aveva abbracciato nel pubblico il numero due Zaiyu Hasegawa che con il suo Den è salito in alto dalla posizione n. 11 e ha ricevuto anche il premio come Best in Japan. Che questo ironico e super creativo chef giapponese salisse era nell’aria, ed è interessante che il podio sia a questo punto in maggioranza giapponese. Lui al secondo, e al terzo posto Florilege, altro stile, più compassato, e altra cucina, quella francese, nel cuore di Tokyo. Si prepara dunque un’ondata giapponese, con 11 ristoranti in lista (più di Hong Kong e Thailandia entrambi con 9), visto che resta saldo al sesto posto della lista chef Narisawa con il suo ristorante, che ha ricevuto anche il premio Chefs’ Choice Award.

La felicità di Luca Fantin

La felicità di Luca Fantin

Fantin col suo pastry chef Fabrizio Fiorani, sulla sinistra

Fantin col suo pastry chef Fabrizio Fiorani, sulla sinistra

Bene gli italiani - Successo per il nostro Luca Fantin del ristorante del Bulgari Hotel a Tokyo, che è entrato nella lista e con un importante piazzamento, al numero 28. Un notevole riconoscimento del suo lavoro attento a ingredienti e materie prime locali abbinati alla cucina italiana, che ne sta facendo un raffinato interprete del rapporto profondo, e lontano allo stesso tempo, tra Giappone e Italia. Scende ma resta comunque nei top 20, al numero 13, Otto e Mezzo di Umberto Bombana. Il suo indirizzo nel cuore di Hong Kong emoziona da molti anni ed è una vera casa per l’autentico made in Italy in Asia.  

Umberto Bombana e Marino Braccu, 8½ Otto e Mezzo Bombana

Umberto Bombana e Marino Braccu, 8½ Otto e Mezzo Bombana

La top ten - Al quarto posto sono ormai una certezza i gemelli Suhring con il ristorante omonimo di Bangkok, che lo scorso anno erano tredicesimi. Al n.5 c’è Odette, scelto come Best in Singapore dalla nona posizione del 2017. Segno che sarà Julien Royer l’erede in città di André Chiang e del suo André che ha chiuso a febbraio. Lo chef di Taiwan è infatti tornato a Taipei a dedicarsi a nuove aperture e al suo Raw, che in lista è salito al n.15 (dal 24) ed è anche stato proclamato miglior ristorante a Taiwan. Di solito piuttosto riservato, si è invece emozionato sul palco quando ha ricevuto il Diners Club Lifetime Achievement Award. «Siate umili, creativi e credete nella vostra unicità», ha detto a conclusione del suo discorso. È sceso al settimo posto (dal terzo) Amber di Richard Ekkebus, che ha avuto il premio come Best in China. È evidente che l’Academy aspetta il suo nuovo Amber, che sarà rinnovato a luglio, negli interni e nel menu (leggi La quieta rivoluzione di Amber). All’ottavo posto è rimasto Paul Pairet che con il suo Ultraviolet a Shanghai ha vinto il premio Art of Hospitality. Poteva essere il suo anno, si vedrà nel 2019. Nihonryori RyuGin, ancora Giappone, è al  n.9. A chiudere la top ten il Nahm di Bangkok che ha difeso la sua storia e resta ancora tra i primi dieci Asia.

Due ospiti a Macao: Mauro Colagreco e Clement Vachon di S.Pellegrino

Due ospiti a Macao: Mauro Colagreco e Clement Vachon di S.Pellegrino

Marchi italiani all'Asia's 50Best: S.Pellegrino...

Marchi italiani all'Asia's 50Best: S.Pellegrino...

...e Lavazza

...e Lavazza

Chi sale e chi scende - Il nuovo ingresso in posizione più alta è stato per La Cime di Osaka. Mentre il premio per chi è salito più in alto (Highest Climber) va a ben due locali, il Mume di Taipei e il Chairman di Hong Kong. La scena di Taiwan è molto presente in lista, segno che la destinazione sta crescendo e certamente riserverà delle sorprese nei prossimi tempi (entro fine anno arriverà la Michelin). Restano alti anche Burnt Ends di Singapore al n.12 (altra impresa di André Chiang) e Mingles, al n.11, il coreano ha mantenuto il premio come Best Restaurant in Korea. Mentre il promettente Jungsik è solo al n.26. Il titolo di Asia’s Best Pastry Chef è andato a Nicolas Lambert di Caprice, il ristorante francese all’interno del Four Seasons di Hong Kong che è in lista al n.46. Bravissimo Le Du, il giovane chef Ton di Bangkok che sale alla posizione n.14 (dalla 37). Per la prima volta quest’anno è stato dato il premio al Miglior Ristorante Sostenibile in Asia, andato all’Effervescence di Tokyo (n.20). Che la scena fine dining di Bangkok sia ormai esplosa lo si capisce anche dal riconoscimento dato a Bee Satongun del Paste, di Bangkok appunto, che ha avuto il premio come Asia’s Best Female Chef. Infine il già annunciato Miele One to Watch è andato al Toyo Eatery di Manila e allo chef proprietario Jordy Navarra per il suo lavoro su ingredienti e materie prime locali. Le Filippine, con la loro straordinaria biodiversità, stanno emergendo come nuova meta foodie.


Dal Mondo

Recensioni, segnalazioni e tendenze dai quattro angoli del pianeta, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Alessandra Gesuelli

Giornalista e scrittrice di viaggio. Ha visitato quasi cento Paesi e ne parla sulle maggiori testate nazionali. Collabora con le riviste Marco Polo e Bell’Europa e per le pagine viaggi de Il Giornale. Online la si trova anche sul portale The Travel News e sul suo blog Viaggiale

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