05-09-2024

Borgo Santa Cecilia e l'eleganza del cinghiale

A Gubbio, in Umbria, in un paradiso naturale, per godere dei piatti creativi, ad alto tasso carnivoro, di Alessio Pierini

Definire cosa sia Borgo Santa Cecilia è cosa difficile. Forse un paradiso. Merito sicuramente dei padroni di casa, Giuseppe e Serena che gestiscono al meglio oltre trecento ettari. Un luogo in cui è possibile capire veramente cosa significa la parola “biodiversità”, il tutto in Umbria, a pochi passi da Gubbio.

Dentro questo territorio si trova anche l’azienda agricola con allevamento e agricoltura biologica. Un’area utilizzata per coltivare cereali, foraggi e ulivi. Quindi, gli animali allevati nell’azienda e che ritroviamo poi a tavola, sono nutriti con prodotti come grano, farro, orzo, avena, ceci e via dicendo prodotti in casa. Maiali e agnelli sono allevati allo strado brado. Il resto della carne che si trova nel menu viene cacciata all’interno della tenuta essendo anche una azienda faunistico-venatoria.

Cosa fare prima di sedersi a tavola? Sicuramente il safari verde.

Un giro per la tenuta a bordo di un VM, un mezzo militare dell’esercito italiano, guidato da Giuseppe. Come rendere ancora più golosa l’esperienza? Con una degustazione di Onorato salumi (Giuseppe Onorato trova il tempo anche di fare salumi buonissimi), il tutto all’interno della cantina di stagionatura dei prodotti. Si stappa una bottiglia di vino e le coccole del maiale non mancano. Le suites per il soggiorno sono 5, tutte molto curate e affacciate sul cuore verde d’Italia.

La brigata. A destra, Alessio Pierini

La brigata. A destra, Alessio Pierini

IL RISTORANTE. Quando si hanno prodotti di qualità è più semplice cucinare ma, nello stesso tempo, il peso di rovinare una materia prima di altissima qualità è maggiore. Lo chef Alessio Perini non si fa tanti problemi: è molto bravo e prepara piatti super precisi. Grande equilibrio, pietanze ben lavorate e preparazioni golosissime. Qui il cinghiale è leggero ed elegante, dimenticatevi lo spezzatino della nonna. Dopo il classico benvenuto per stuzzicare l’appetito e un inizio alcolico e protratto per tutta la cena, arriva un Ceviche di cinghiale con bergamotto e fiori di sambuco. Come precisa Giuseppe, che intanto abbina vini in maniera eccellente ai piatti, la carne di cinghiale viene cacciata dentro la tenuta. Prima di passare al primo piatto menzione speciale per il mondo panetteria curato da Serena, la moglie di Giuseppe. Il pane è buonissimo e lei è celiaca. Assurdo ma bellissimo.

Anche se il punto forte del ristorante è sicuramente come si lavora la carne, i primi sono di alto livello tra semplicità, gusto e delicatezza. Su tutti lo Spaghetto aglio dolce, pepe e burro di bosco. Apparentemente un piatto molto semplice ma che nasconde insidie e difficoltà. Pochi ingredienti e un'esplosione aromatica in bocca. Altro primo piatto, che risulta essere quasi un piatto unico, è l’interessante Ramen dell’Appennino umbro. La cultura della pasta umbra e della carne di maiale allevata in tenuta incontra la cultura asiatica.

Si torna invece nella penisola con il secondo piatto, forse il più importante. Proveniente sempre dalla caccia di selezione effettuata in tenuta, ecco Capriolo e rabarbaro. Per concludere, la selezione “Onorato Salumi” da maiale e cinghiale. Menzione speciale per il prosciutto.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

Diego Diomedi

a cura di

Diego Diomedi

da piccolo tagliava le verdure con la nonna per il minestrone (che oggi non mangia). In terza media scrisse la tesina sulla cucina nel mondo. Poi Scienze gastronomiche, Antropologia e un master in Storia dell’alimentazione. Oggi collabora con Identità Golose, Guide di Repubblica e Gambero Rosso. Degustatore di olio e vino

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