E' una strada di pura bellezza, quella che da La Thuile (Aosta) porta al colle del Piccolo San Bernardo; una strada dalla storia antica e intensa, come raccontano i numerosi reperti archeologici che partono dai tempi del neolitico e arrivano fino ai bunker della seconda guerra mondiale. Salendo fino agli oltre 2000 metri del colle, il paesaggio si fa più scarno, tra le sfumature di grigio delle montagne, il verde dei prati, il bianco di qualche macchia di neve (in estate, come ora), fino ad arrivare al blu scuro dello splendido Lago di Verney, uno dei più grandi della Valle d'Aosta.
Qualche curva prima di arrivare al Lago, e al vicinissimo confine con la Francia, su quella strada spicca lo chalet chiamato Lo Riondet. Passarci di fianco in estate cattura lo sguardo: il prato antistante il bello chalet è ricco di sdraio dove accogliere i raggi di sole e riposarsi dopo una delle tante passeggiate che la zona suggerisce. Si coglie da subito una certa attenzione per l'estetica, per i dettagli. E' difficile non pensare, non dirsi: «Che carino, ci fermiamo?».
Si rivelerà un'ottima idea. La storia di questo chalet, come si legge anche sul sito ufficiale, inizia proprio d'estate, ma l'estate del 1978, quando un ventenne di nome
Ivano Udali decide di rilevare il luogo per lanciarsi nell'avventura di diventare ristoratore, con la collaborazione della madre
Maria. Poi si aggiunge alla squadra la moglie
Paola, e oggi sono i figli
Alessandro e
Maria Elena ad aver raccolto questo testimone.
Cura per i dettagli, dicevamo: fin dal primo approccio si nota una certa raffinatezza, eleganza, che ben si adatta a un luogo non molto distante da Courmayeur, con la sua clientela esigente e ricercata, ma senza che diventi eccessiva, ingombrante, come a volte succede nella cittadina chic della Valle d'Aosta. Lo spirito montanaro è altrettanto chiaro ed evidente, innerva anche la proposta gastronomica, che però, fortunatamente, si distacca dall'omologazione dei menu di chalet e rifugi, spesso davvero un po' monotoni. Oltre alla polenta c'è di più: a Lo Riondet sembrano saperlo molto bene.
Un menu quindi ampio, divertente e godurioso, adatto a soddisfare molti palati diversi. Ci sono intanto dei percorsi di degustazione, partendo dai più semplici a base di polenta e carni: le classiche
Salsiccette al sugo, ma anche il più particolare
Camoscio in civet, ed è presente, nota di merito, anche una versione interamente vegetariana, che permette di accompagnare la polenta con funghi trifolati al pomodoro, ratatouille e verdure del giorno.
Per i più golosi e affamati, e certe in salite in montagna danno degli splendidi motivi per cedere alla golosità, c'è anche un menu chiamato Montagnard: per 50 euro a persona si assaggiano le tre diverse polente su cui è specializzata la cucina, tutte le carni, un tagliere di dolci... Altrimenti ci si può affidare alla carta, non meno invitante. Come resistere a un antipasto che promette l'arrivo di Mezzo metro (ma c'è anche il metro!) di crudo di Saint-Marcel Etichetta nera 18 mesi? Viene servito adagiato su croccanti crostini al burro, forse fin troppi per accompagnare quelle fette deliziose. E poi ancora altri taglieri, formaggi, tartare.
Una delle specialità dello chalet è la
Fonduta, che si può nobilitare con l'aggiunta di tartufo nero d’Umbria, oppure ordinare con anticipo nella versione savoiarda della
Raclette. Ma la fonduta la si trova anche come condimento di un'ottima pasta, giustamente al dente: idea deliziosa realizzata alla perfezione, che ben racconta la capacità di
Lo Riondet di andare oltre quello che è abituale e consolidato. Eccellente, profumato e non privo di elegante delicatezza, il
Ragù di selvaggina, altro piatto simbolo del luogo, servito con la pasta fresca.

Qualcuno ha detto "crudo"?
Tra le carni, per chi volesse prendere una pausa dalla polenta (ogni tanto serve...), da non perdere il
Costato di maialetto cotto a bassa temperatura, servito con abbondante senape di miele e albicocche - anche questa giustamente è una preparazione simbolo de
Lo Riondet - e patate al forno. E' un piatto scenografico e altrettanto buono, consigliato soprattutto agli appetiti entusiasti, per la sua succulenta generosità. Sono buoni anche i dolci, tra cui spicca il
Fiordilatte fatto in casa, servito con diverse salse e guarnizioni.

Pasta fresca con ragù di selvaggina

Costato di maialetto cotto a bassa temperatura
Se invece di sedersi a tavola si sceglie invece di bere qualcosa di piacevole in giardino,
Lo Riondet offre calici opulenti grazie a una sinergia con uno champagne di primo piano come
Ruinart, ma anche drink creativi e innovativi, che mettono in luce una nuova produzione di gin valdostano. Noi l'abbiamo scoperto proprio qui: si chiama
Neige Noire, neve nera, ed è un gin che si distingue per il suo colore scuro, quasi nero. La tonalità di colore viene dai mirtilli selvatici della Val Ferret, che vengono messi in macerazione, con anche menta alpina e gemme di pino, per 60 giorni, nel gin già distillato con una base di bacche di ginepro di montagna.

Il gin Neige Noir è stato ideato dai fratelli Angelo e Matteo Sarica
Il risultato è piacevolmente aromatico, con una nota balsamica che rende questo gin molto adatto a una degustazione essenziale, on the rocks, ma che può essere altrettanto divertente anche in un classico gin tonic. Una simpatica scoperta, favorita da
Lo Riondet, che organizza molte iniziative sia nei mesi estivi che in quelle invernali. Lo chalet è aperto dalla mattina fino al pomeriggio, d'estate c'è anche la cena del sabato, oltre a diverse serate speciali.