16-12-2020
«Restare aperti per almeno due settimane». I sogni dei ristoratori pugliesi nell’Italia del Covid sono piccoli piccoli, ridotti a una misura elementare, come i progetti di chi giocoforza naviga a vista. Finalmente ammessi al programma di riaperture (almeno a pranzo) grazie al transito della regione dalla zona arancione alla gialla, i cuochi e i cuochi imprenditori di se stessi, sono rientrati nei loro panni. Ma a scartamento ridotto. Di certo non tutti. C’è chi ha deciso di attendere tempi più certi. Chi per la prima volta nella storia, apre la pizzeria a pranzo. E chi invece la pizzeria ha dovuto chiuderla in mancanza di spazi adeguati a rispettare le distanze di sicurezza, e nel frattempo si è rimboccato le maniche tornando a fare il dipendente altrove (per pagare l’affitto del locale rimasto chiuso nel mentre). E c’è persino chi ha riaperto sì, ma non senza paura. Dei contagi? Nossignore. Di tornare nel tritacarne di ritmi forsennati di un lavoro al limite dell’umano, perdendo il diritto conquistato a «un film sul divano con mia figlia, davanti al camino». Insomma uno spettro di reazioni ampio tanto quante sono le incertezze del tempo presente.
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Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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Cronista di professione, curiosa di fatto e costituzione, attitudine applicata al giornalismo d’inchiesta e alle cose di gusto. Scrive per Repubblica, Gambero rosso, Dispensa