14-11-2019
Arrivando a Guarene, per partecipare alla prima rassegna Pera Made in Roero, che decanta le qualità della Pera Madernassa, ci si chiede se si sta per assistere all’ennesima sagra di paese che cerca di darsi un marchio differente rispetto al comune vicino, oppure se dietro questa manifestazione ci sia una strategia di comunicazione e di sviluppo concreta. E ci si chiede se questa pera, questo frutto del Pyrus Communis, cultivar identificata nei primi decenni del ‘900 e che cresce solo nella parte settentrionale del Cuneese, può costituire una vera alternativa e essere il presupposto per rilanciare un paese e tutta la riva sinistra del Tanaro.
La Pera Madernassa
Se questo è il giusto presupposto, è opportuno chiedersi se può essere la giusta strada per rappresentare il territorio e per crearne uno sviluppo corretto e sostenibile; tornando così - per cercare una risposta - sulla domanda iniziale con cui si è aperto questo l’articolo e con cui si è inaugurato anche il convegno di Guarene il 25 ottobre scorso.
Le colline del Roero
Michelangelo Mammoliti (foto Stefano Borghesi)
Si può fare, ancora una volta, se si scopre come Guarene, oltre che luogo della Pera Madernassa, sia anche quello in cui per la prima volta, nel 1886, si è selezionata la mitica razza di vacche piemontesi, chiamate fassona, proprio per la caratteristica forma della muscolatura. Considerata al tempo un difetto, ne è divenuta il tratto distintivo che ne ha fatto una produzione di eccellenza del Piemonte. Si può fare se i produttori dell'Arneis, vino bianco povero, che nasce proprio come contorno delle pregiate vigne di nebbiolo, continuano nel complesso lavoro di addomesticare il carattere difficile di questo vitigno per trasformarlo in un grande bianco da invecchiamento.
Beppe Fenoglio
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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gastronomo per passione e assaggiatore seriale, abitante della periferia montana del Regno Sabaudo, nel tempo che resta prova a innovare il sistema di welfare italiano. Ancora si emoziona prima di aprire il menu di un nuovo ristorante