15-10-2019
Il giapponese Ueda Satoru, che lavora con la chef Mariangela Susigan al ristorante stellato Gardenia di Caluso (Torino), nel Canavese, è il vincitore della sesta edizione del concorso The Vegetarian Chance. Foto di Andrea Battaglini
Ueda Satoru, del ristorante stellato Gardenia di Mariangela Susigan, è il vincitore della sesta edizione del concorso The Vegetarian Chance, che si è svolto a Torino negli spazi del ristorante di Edit. È la prima volta che vince un giapponese dopo che dal 2016 il concorso ha sempre annoverato tra i suoi partecipanti almeno uno proveniente dal paese del Sol Levante. Alle spalle di Satoru si sono piazzati a pari merito il belga Sylvester Schatteman del ristorante Hofke Van Bazel e Hayao Watanabe del ristorante Franceschetta di Modena.
La giuria, presieduta da Pietro Leemann, era composta da Marco Lanzetta, medico chirurgo vegano; Salvatore Alessandro Giannino, nutrizionista; Marco Sacco, chef del Piccolo Lago; Edoardo Ferrante, vegan chef de L’Orto già salsamenterio; Carlo Passera, giornalista di Identità Golose.
I piatti vincenti di Ueda Satoru sono stati Zuppa francigena con erbe selvatiche e Bosco e radici con labnè di mandorle. Quelli di Schatteman, Ragù di funghi con patata soffiata e Barbabietola marinata, mentre Watanabe ha presentato Aki (piatto tradizionale giapponese) e "Orata" ripiena piemontese.
«Ueda è molto timido», sorride Mariangela Susigan. Così il podio è per lui, ma microfono e taccuini sono per lei, chef patron da una vita del ristorante Gardenia di Caluso, in Canavese. I due si sono aggiudicati insieme la sesta edizione di The Vegetarian Chance, con altrettanti piatti - uno creativo, l'altro tradizionale, come dettato dalle regole del concorso - che hanno convinto la giuria presieduta da Pietro Leemann. Non è stata tanto - e solo - la bontà delle preparazioni; ma quello che c'è dietro, ossia «43 anni di cucina, nel mio caso - racconta la Susigan - Vale a dire tanta parte della mia vita in simbiosi col territorio, in rapporto stretto con i piccoli produttori. Dobbiamo e vogliamo portare avanti questa battaglia».
Ueda Satoru tra Gabriele Eschenazi e Pietro Leemann, organizzatori della kermesse
Bosco e radici con labnè di mandorle
La brigata del Gardenia di Caluso
Zuppa francigena con erbe selvatiche
Mancava una zuppa di erbe selvatiche, o meglio c'era ma è dimenticata: supa d'adrej o d'amon. «Era il pasto classico del pellegrino sulla via Francigena. Zuppa medioevale, che utilizzava i prodotti spontanei e stagionali, senza pane» Quindi erbe selvatiche, cereali e legumi, magari castagne. «Ho pensato di studiare un piatto che riportasse in auge quei sapori e quello spirito». Dunque: no pane, ma neanche patate («All'epoca non erano ancora arrivate in Europa») né brodo. Solo acqua con ortaggi (carote gialle, un po' di sedano, fagioli di Cortereggio, un presidio Slow Food) e cereali, soprattutto il sorgo, senza glutine, «che era molto diffuso un tempo anche per l'alimentazione, poi è andato perso, negli anni Settanta lo si dava agli animali e si usavano i suoi rami per produrre le scope di saggina».
Mariangela Susigan mentre raccoglie erbe spontanee
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
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classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera