21-01-2018
La consegna a Gualtiero Marchesi della laurea magistrale Honoris Causa in Scienze gastronomiche da parte dell'Università degli Studi di Parma, 10 ottobre 2012
In Sicilia per dire vado e torno si dice sto tornando e quindi si esce (per tornare poco dopo). Allo stesso modo per dire vado giù un momento e risalgo si dice sto salendo, e si va giù. Si riesce così ad accelerare il corso del tempo fino a ottenere la simultaneità. Gualtiero Marchesi andava e tornava di continuo, non riuscivi a trattenerlo, si spostava senza tregua da un luogo a un altro, da un tema a un altro, da un pensiero a un altro, e in ogni caso: produceva. Un piatto, un libro, un ragionamento... Aveva sempre un progetto da far partire.
Il ritmo della/nella vita di Marchesi era denso e accelerato, ne resta l’eco nella memoria di chi gli è stato vicino. Quando tornava stava già andando e viceversa. «Sono ad Alma…» e un momento dopo era a Milano, per proseguire verso l’Alsazia o volare in Giappone. Questa volta è andato un po’ più in là. Non possiamo più averlo con noi, eppure possiamo forse essergli ancora più vicino, se cogliamo l’essenza del suo esserci stato e ci lasciamo accarezzare l’anima da quest’uomo gentile.
Il menu della Welcome dinner (2009)
Il matrimonio di Marchesi con Antonietta Cassisa
La Toni, compagna e complice di una vita, era il suo terreno sotto ai piedi e gli è venuto a mancare.
I tavoli della Welcome dinner organizzata per il J8/G8 del 2009 da Spazio Sud onlus con Gualtiero Marchesi e Alma scuola di cucina insieme a Onu-Unicef e Corpo Nazionale dei VV.FF.
Torniamo al vuoto, perché ce n’è più d’uno. C’è quello subìto come lacuna e mancanza (che annichilisce) e quello custodito come risorsa (occasione di rilancio, rinnovamento e rinascita). Quest’ultimo era il tipo di vuoto che Marchesi coltivava, quello dello spazio di mezzo che lega e salda, quello in cui dimora l’inter-ligenza, cioè la capacità di leggere tra le righe e indugiare su vuoti gravidi di senso che vengono svelati da nuovi sguardi e ogni volta che lo sguardo di Marchesi si posava, ci regalava nuovi occhi. Anche in questo Gualtiero era maestro. Egli stesso era un bicchiere non riempito per intero, preservava sempre in sé una quota di spazio vuoto grazie al quale aveva modo di continuare ad accogliere, assorbire… divenire (al vuoto si può sempre aggiungere qualcosa mentre il pieno respinge). Grazie Gualtiero per il vuoto che ci hai lasciato, speriamo di esser capaci di tra-tenerlo, di tenerlo tra, in mezzo, non per separare e alzare steccati ma per fare sintesi e costruire nuovi ponti. In questo modo potremo essere nuovamente vicini, forse più ancora di prima.
Leone ad Alma con Piotr Anderszewski, pianista polacco
Gualtiero aveva un carattere amabile seppure soggetto a perturbazioni repentine e superbe, se una cosa non gli andava a genio non lo mandava a dire, sempre con garbata determinazione ma non la mandava a dire. Il suo ego straripante era espressione di umana debolezza (la virtù dei forti), di fragilità e timidezza, in buona sostanza di umanità che era il suo tratto distintivo con tutti i pregi e difetti che ne derivano.
Leone e Marchesi con la brigata di cucina del ristorante Quadri a Venezia
Inaugurazione della scultura Romeo e Giulietta di Enrico Muscetra a Verona con la signora ministro della Cultura di Polonia
Dripping di pesce, omaggio a Jackson Pollock: come si vede dalle scie di colore che restano distinte, le sostanze conservano identità e individualità
Un esempio nel mestiere? Prima non esisteva cucina italiana professionale e quello del cuoco era un mestiere indisciplinato, Gualtiero ha nobilitato la cucina italiana introducendo il rigore della tecnica di cucina francese ma senza rinunciare ai valori e ai caratteri della tradizione italiana. È riuscito a conciliare località e globalità restituendo dignità alla cucina italiana che ha dovuto finalmente misurarsi con il rigore, potendo declinare le eccezioni ché senza regola non esiste eccezione.
Tabutu (da al tabut, da cui anche lo spagnolo ataùd)
Un esempio nella sua filosofia? Il connubio nel corpo del piatto di bello (componente estetica di carattere compositivo e natura umanistica) e buono (nel senso del gusto, ma anche di sano, sotto il profilo nutrizionale e anche della digeribilità in rapporto alle modalità di preparazione). Quello dell’accorpamento di approccio scientifico e umanistico in una nuova unità poetico-tecnica ed estetico-funzionale è il filo conduttore della filosofia marchesiana che lo conduce all’idea della cucina totale il cui direttore d’orchestra non può che essere un umanista scientifico, come Gualtiero Marchesi, avanguardia del Rinascimento di una cucina italiana finalmente grande.
P.s.: Vista da una prospettiva diversa (guardando avanti, non senza voltarsi indietro) ogni fine non è che un nuovo inizio.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
catanese, classe 1961. Leone di nome e architetto in.fatti. Cultore del bello e del buono, si dedica a comporre, progettare e realizzare tra il cucchiaio e la città, accorpando nell'idea materia e parola. Il diletto lo avvicina al mondo del cibo e del vino, dove si nutre del sodalizio con maestri come Gino Veronelli, Gualtiero Marchesi, Giacomo Tachis che gl'insegnano il rigore della libertà. Al centro preferisce la periferia regno del vuoto e pagina bianca pronta ad accogliere nuova scrittura