14-07-2017
L'intervento di Paolo Marchi sul Corriere della Sera. L'ideatore e curatore di Identità Golose è stato chiamato a partecipare al dibattito avviato dal quotidiano milanese sul giornalismo food
“Se in pieno 2017 siamo ancora qui a chiederci perché scrivere di cibo è considerato giornalismo di serie B è perché ben poco è stato fatto per dargli sostanza e serietà”: è l’incipit del pezzo scritto da Paolo Marchi, ideatore e curatore di Identità Golose, e uscito sul Corriere della Sera in edicola e online oggi (clicca qui per leggere tutto il suo intervento).
Marchi è stato chiamato – primo tra i critici e giornalisti enogastronomici italiani – a partecipare al dibattito avviato da Angela Frenda, food editor del Corriere della Sera e responsabile della sezione cucina di Corriere.it: un’iniziativa brillante e doverosa giunta alla sua terza puntata, prima di Marchi avevano detto la loro due mostri sacri del giornalismo food statunitense come Michael Pollan, docente di giornalismo a Berkeley e noto come autore di libri-inchiesta sul cibo, tra cui Il dilemma dell'onnivoro e In difesa del cibo, e Amanda Hesser, a lungo food editor al The New York Times, quindi cofondatrice e amministratore di Food52.
Angela Frenda sul palco di Identità Milano con Antonia Klugmann
SERVONO CULTURA E ACUME, scrive Marchi: “Un grande gastronomo come Livio Cerini di Castegnate ricordava che non basta digerire bene per giudicare piatti e ristoranti, servono cultura e acume critico”. Un concetto ancora non ben digerito – appunto – soprattutto in Italia, “dove i più sono portati a pensare che chi ha successo non è per meriti ma per favori e intrallazzi. Ovviamente il successo altrui, il loro quarto d’ora al sole è immacolato”. Questo, perché scrivere di food è considerato spesso una sorta di ambito premio, senza considerare cosa c’è dietro: “Nessuno nelle redazioni invidia, giustamente, chi scrive di nera e di tragedie o in estate viene mandato a fare il pezzo sulle code in autostrada. Tutti vorrebbero invece essere critici musicali quando a San Siro suona Bruce Springsteen o seguire Milan, Juve o Inter in una finale europea o cenare in un locale, a patto sia stellato e gratuito. Non è così che deve essere. Per arrivare ai massimi livelli c’è la gavetta, ci sono libri da leggere e guide da consultare, c’è un mondo da visitare perché si mangia bene ovunque ed è bene saperlo, ci sono tentazioni a cui resistere e postacci in cui accomodarsi”.
Paolo Marchi
RICERCA E UMILTA’ SONO FONDAMENTALI, “se stai muovendo i primi passi, i ristoranti pluri-premiati li visiti per affinare la tua capacità di giudizio, salvo concentrarti nella ricerca di nuovi talenti che cresceranno assieme a te. (…) Non si scrive di cibo per poter chiamare un giorno Bottura per nome, Massimo. E nemmeno si usa la tastiera come un manganello per mettersi velocemente in mostra a spese di chi è ristoratore di professione”.
OCCORRE SERIETA’, anche perché “la ristorazione, le produzioni agroalimentari, il turismo enogastronomico generano economia. Grandi cuochi e formidabili ristoranti, vini importanti e prodotti di qualità, mete golose e la facilità di muoversi sul territorio sono tessere di un mosaico che per crescere e prosperare ha bisogno di un giornalismo serio, competente e appassionato”.
Michael Pollan
Amanda Hesser
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera