Il tempo (e le stelle) non hanno cambiato Pino Cuttaia. L'umiltà e l'entusiasmo rimangono nel dna di uno chef che, prima di ogni cosa, resta un sognatore. Solo un idealista tendente all'utopismo avrebbe potuto scommettere su un ristorante in quell'angolo di Sicilia che è Licata, il paese dell'agrigentino dove ha aperto il suo La Madia.
I sognatori però sono assistiti dal fato a patto che, a fare la parte del leone, ci sia la professionalità. Che a Cuttaia non manca anche quando si trova a preparare un menu in trasferta com'è accaduto solo qualche giorno fa a Milano.
Lo chef siciliano ha inaugurato l'8 e il 9 maggio le Biodinner del Bioesserì (che non a caso è la "casa" dei siciliani Vittorio e Saverio Borgia e dell'executive chef ischitano Federico Della Vecchia) di via Fatebenefratelli, a Brera.

Pasta e minestra di crostacei
«Il bio non è una punizione per il gusto come qualcuno ancora si ostina a pensare, ma una valorizzazione di ingredienti di prima qualità», spiegano i fratelli
Borgia già operativi anche a Palermo in via La Farina 4 e con il sogno di aprire a Roma, anche se «non è così facile – ammette
Saverio - perché quella della Capitale è una piazza complicata».
A
Pino Cuttaia i fratelli
Borgia hanno, appunto, chiesto di interpretare i prodotti bio che ogni giorno vengono lavorati nelle cucine del
Bioesserì (dopo il siciliano arriveranno il 25 e 26 settembre
Igles Corelli dell'
Atman di Spicchio, e il 23 e il 24 ottobre
Gianfranco Pascucci del
Porticciolo di Fiumicino).
E lui lo ha fatto, lavorando oltre ai prodotti bio portati con sé dall'Isola, anche quelli messi a disposizione direttamente dai
Borgia, ripagati da una cena di cinque portate che ha deliziato i palati dei clienti gourmet insieme con i vini siciliani e naturali dell'azienda
Nicosia di Trecastagni, cantine e vigneti sulle pendici dell'Etna.

Cornucopia in cialda di cannolo con ripieno di ricotta
Cuttaia ha scelto i piatti tra i suoi classici, optando per un menù contraddistinto dalla sapidità del mare protagonista del
Baccalà all'affumicatura di pigna, della
Pasta e minestra di crostacei, del
Raviolo di calamaro ripieno di "tinniruma di cucuzza" (le foglie di zucchina in dialetto siciliano), della
Ricciola lisciata all'olio di cenere. In chiusura un altro dei suoi superclassici:
Cornucopia in cialda di cannolo con ripieno di ricotta che
Cuttaia preferisce vaccina.
«Ho scelto di portare a Milano la mia tradizione», dice
Pino muovendosi tra la cucina e la sala mentre chiacchiera amabilmente con gli ospiti e spiega di aver lasciato il suo "regno" per un solo giorno. «Preferisco essere presente nella mia cucina, però il lunedì è il mio giorno di chiusura, il martedì c'è mia moglie», conclude
Cuttaia che, oltre
La Madia, a Licata, gestisce la dispensa take away
Uovo di seppia. Perché anche i sogni hanno bisogno di sostanza.