Arrivando nelle terre del Gavi non aspettatevi distese di filari che si perdono a vista d’occhio. I vigneti del Cortese, dai quali si raccolgono i grappoli che le 400 aziende del Consorzio di tutela del Gavi trasformano in Gavi Docg, sono nascosti tra la vegetazione delle colline che digradano verso il mare invisibile agli occhi, ma di cui le viti sentono l’influenza. Siamo in provincia di Alessandria, nel Basso Piemonte, tra le onde e gli Appennini.

Le tre vincitrici del Premio Gavi: il direttore artistico di Gallerie Campari Marina Mojana, Roberta Ceretto dell'omonima azienda di famiglia e Manuela Cornelii di Ais tra Maurizio Montobbio e Francesco Moneta, rispettivamente presidente del Consorzio Gavi e curatore del Laboratorio Gavi
Quell’entroterra che un tempo fu via di transito tra il porto di Genova e la Pianura Padana, dove i romani costruirono l’antico città di Libarna e anche i saraceni hanno lasciato evidenti tracce del loro passaggio - assaggiare per credere i celeberrimi “amaretti di Gavi” così simili alle paste di mandorla siciliane... - oggi è il territorio del Grande Bianco Piemontese del quale il Consorzio ha appena stappato le prime bottiglie della vendemmia 2015.
Architettura, storia ed enogastronomia sono state appena protagoniste della tre giorni tra arte, vino e cultura “Valore forte Gavi for arts”, insieme con le aziende vitivinicole tra il Forte di Gavi e l’antica Libarna, sito cui è ispirata l’etichetta artistica dell’annata 2015 del Gavi Docg del Consorzio di tutela.
I produttori del Gavi, infatti, per il secondo anno consecutivo, in occasione della presentazione delle prime bottiglie della vendemmia 2015, hanno assegnato il
Premio Gavi – La Buona Italia dedicato in quest’edizione alla “Filiera della Bellezza”: il riconoscimento per il miglior progetto artistico e culturale, simbolo dell’identità e della qualità della propria produzione agricola e vinicola, è andato all’azienda agricola
Ceretto per la
cappella di Sol Lewitt e David Tremlett; le menzioni d’onore alla
Galleria Campari per i
Musei del cibo e del vino e all’
Ais per la produzione culturale del progetto “
Biancorossogreen” per la raccolta, riciclo e riutilizzo del sughero utilizzato per i tappi delle bottiglie.
«Il Gavi è amatissimo all’estero, ma dopo esservi impegnati a valorizzare il nostro vino nei mercati internazionali, il nostro impegno attuale è quella della promozione della cultura e dell’enogastronomia che identificano il nostro territorio», ha spiegato il presidente del Consorzio, Maurizio Montobbio. Territorio in cui se il re è il Gavi Docg con tutte le sue sfumature, a seconda che le uve siano coltivate nelle terre rosse, in quelle arenarie o in quelle argillose bianche di origine marina, i principi e le principesse sono le specialità con i quali il vino – dall’antichità – si è accompagnato.

Gli amaretti di Gavi sono, oltre che un'eccellenza locale, testimonianza dell'antica influenza dei saraceni nella zona
E dunque le frittate contadine a base di uova, cipolla, latte ed erbette, la torta di riso, la fugassa e la panissa di importazione genovese, i tradizionali corzetti (pasta fresca) marchiati uno per uno con il pesto di maggiorana (all’
Osteria Piemontemare), i ravioli di Gavi ripieni di carne mista cruda e cotta ed erbette, il risotto al Gavi (ottimo quello con Gavi e Robiola di Roccaverano del ristorante
La Gallina di Villa Sparina Resort della frazione Monterotondo di Gavi), la
testa in cassetta che è un presìdio Slow Food e, ovviamente, gli amaretti (da provare quelli del
Caffè del Moro) con i quali si può accompagnare un Gavi spumante Docg.