Chissà che, riposte in soffitta pentole e padelle, la cucina casalinga passi per un macchinario dall’aspetto di un forno a microonde hi-tech, solo un poco più grande… Una stampante 3D, ma per alimenti. Da un po’ se ne parla, ieri una delle prime dimostrazioni pratiche in Italia (in passato ricordiamo solo quella di Eugenio Boer) che abbia avuto un testimonial d’eccezione, lo chef Davide Oldani. C’è da drizzare le orecchie.
Noi lo abbiamo fatto, alla seconda giornata di Seeds and Chips, summit internazionale sull’innovazione nel mondo del food, in programma fino a sabato al MiCo di Milano. Ora, la stampante 3D per alimenti potrà sembrare oggi una sorta di bizzarra curiosità, più show che sostanza: proprio come negli anni Ottanta appariva magari il suddetto forno a microonde. In realtà la questione è terribilmente seria, e la presenza di Oldani lo testimonia, così come il suo desiderio di avere uno di questi aggeggi nel suo nuovo ristorante (sabato termina il cantiere, tra un mese l’inaugurazione, a fine giugno sarà pronto anche il reparto ricerca, avveniristico «per avere sempre più qualità», in cui pure la stampante dovrebbe trovare posto).

Davide Oldani, Alessandro Procopio e Lynette Kucsma, co-fondatrice e responsabile marketing di Natural Machines, la ditta spagnola che ha inventato Foodini
Ma come funziona la cosa? Diamogli intanto un nome: si chiama
Foodini, la produce
Natural Machines, società con sede a Barcellona. Componentistica cinese, ma di altissima qualità, prezzo oggi sui 4mila dollari, ma destinato a scendere sensibilmente, man mano che la stampante migliorerà le sue prestazioni ed entrerà massicciamente – così ci si aspetta – nelle nostre case. Stravolgendo forse il nostro concetto di cucina domestica.
In sostanza, Foodini riesce a ricreare un piatto in base a una ricetta che viene inserita nel suo software. All’interno di questa sorta di fornetto vi sono cinque caricatori, specie di sifoni che contengono le creme degli ingredienti che servono a comporre il piatto. La stampante per alimenti segue la ricetta e e "legge" la foto della stessa: sa dove mettere il tal ingrediente e il tal altro, garantisce una ottima resa estetica. In pochi minuti, 2 o 3, un piatto anche piuttosto complesso è pronto da gustare.

I piatti preparati da Oldani con la stampante
Buono? Cattivo?
Alessandro Procopio, storico sous-chef al
D’O, che si è divertito con il marchingegno tra le mani, assicura: la qualità c’è. Ma sentiamo
Oldani: «Mi sono fatto incuriosire, ci abbiamo lavorato solo per qualche ora, ma devo dire che gli sviluppi sono interessantissimi. In poco tempo ho ottenuto risultati sorprendenti, soprattutto garantisce forme ed estetiche che normalmente è assai complicato ottenere. E teniamo conto che le prestazioni sono destinate a aumentare vertiginosamente», a esempio in termini di velocità di esecuzione. Ma non solo: perché presto avranno abbinata anche la possibilità di cuocere l’alimento al loro interno.
Per l'occasione Oldani e Procopio hanno mostrato alcuni piatti da loro realizzati con la stampante (come ripetiamo, basta inserire gli alimenti necessari ridotti in crema – non più di cinque per ora - e impostare la ricetta, ossia il modo nel quale vanno combinati assieme): una riedizione dolce dello Zafferano e riso alla milanese D'O, celebre piatto Expo (in questo caso riso al latte dolce con salsa di cioccolato bianco e zafferano), poi una Polenta dolce con spuma di gianduia, terra al cacao e fiori eduli (questi ultimi aggiunti ex post) e infine anche un piatto in anteprima, sarà nel menu del nuovo D’O, ricotta con spezie con ricotta al cacao e zucchero di canna Muscovado.

Oldani intervistato a Seeds and Chips prima della dimostrazione. La sua frase: «Viaggiamo tutti a velocità troppo elevata, l'unico momento in cui ci si siede è a tavola. Ecco, prendiamocelo almeno lì, tutto il tempo necessario»
«Parliamoci chiaro, questa è un’evoluzione, ci mostra quello che l’uomo potrà fare nei prossimi anni. Il cibo del futuro passerà anche attraverso una macchina come questa. Le nostre prove hanno dato esito positivo, anche se sono state brevissime», commenta
Oldani.
Un giorno, magari non troppo lontano, sarà possibile scaricare una ricetta online, inserirla in Foodini, riempire i caricatori necessari – si troveranno al supermercato o li acquisteremo via internet. E ce ne saranno, immaginiamo, di migliore e peggiore qualità – e azionare la stampante, per avere il piatto, perfetto e in pochi secondi. Tempo dieci anni e dovrai andare in pensione?, abbiamo chiesto provocatoriamente allo chef. Ha sorriso: «Hai capito la portata di questa innovazione». In realtà Oldani può stare (ed è) tranquillo: la ricetta online sarà firmata da lui e poi, una volta assaggiato il buon piatto di Foodini, ci verrà voglia di andare anche a degustare l’originale. A Cornaredo.