10-10-2024
Vecchia Romagna Tre Botti e Riserva 18 anni protagoniste del pranzo a Identità Golose Milano con pairing studiato dal bartender Carlo Simbula.
Sugli scaffali e nelle vetrinette di ogni casa italiana, immancabile e imperitura, non è mai mancata una bottiglia di Vecchia Romagna. Per un caffè corretto “Vecchia”, per farsi un bicchierino dopo pranzo o solamente, e non è poco, come uno dei primi regali scelti da noi piccoli bambini per il loro papà in uno dei 19 di marzo degli anni 60 o 70. “Il brandy che crea un’atmosfera” era il claim riferito alla famosa selezione Etichetta Nera, una fortunata intuizione semantica che, insieme all’iconica bottiglia triangolare, ha celebrato il successo del prodotto e segnato un pezzo di storia della pubblicità italiana, da Carosello in poi. Di ricordi, dunque, non ne mancano. Il marketing e la comunicazione guardano, necessariamente, al futuro. Ed è per questo che, con un certo grado di interesse e la curiosità di capire come un distillato con oltre 200 anni di storia decida di presentarsi ai mercati di oggi, abbiamo partecipato alla presentazione del “Progetto Ristoranti” di Vecchia Romagna, andata in scena nella elegante sala ovale di Identità Golose Milano.
Vecchia Romagna, Vecchia Romagna Tre Botti e Vecchia Romagna Riserva 18 oggi parte del Gruppo Montenegro che ne mantiene la qualità e produzione italiana.
Si guarda al futuro, si diceva. E lo si fa partendo dall’alta ristorazione a cui questo progetto si rivolge. «Inizieremo presto con una selezione di locali fine dining – ha spiegato Daniele De Angelis, direttore marketing del Gruppo Montenegro – dove presenteremo e faremo scoprire le Riserve Vecchia Romagna in momenti ed esperienze sensoriali e in abbinamento con i piatti e le proposte degli chef. L’obiettivo è dare di nuovo slancio a questo prodotto iconico della liquoristica italiana e al brandy, un distillato con grandissime potenzialità e margini di crescita».
Il brandy, appunto. Parente italico del francese Cognac e dei prodotti spagnoli della zona di Jerez de la Frontera – e se vogliamo del Pisco peruviano - questo distillato di vino ha oggi un mercato mondiale che cuba circa 60/65 milioni di euro. La metà sono ad appannaggio di Vecchia Romagna, leader delle vendite entro i nostri confini e all’estero.
«Un asset importante nel Gruppo Montenegro – ha proseguito De Angelis – che oggi con i suoi 380 dipendenti fattura circa 330 milioni di euro grazie al noto amaro, Vecchia Romagna, il bitter Select, il vermouth Rosso Antico e prodotti del settore food. Con questo progetto vogliamo tornare a far parlare di Vecchia Romagna come prodotto di qualità, da meditazione e perché no anche da mixology».
La Tartelletta di pasta fillo con verdure di stagione, firmata dallo Chef Edoardo Traverso, in abbinamento al drink Brandy Crusta di Carlo Simbula.
Torniamo a Vecchia Romagna. Le due Riserve presentate mostrano carattere, personalità e un gusto delicato e ricco di note speziate. La Tre Botti è un blend di distillati affinati in grandi fusti di rovere di Slavonia, barrique di rovere francese e tonneaux di vino rosso italiano. Il tutto è assemblato, sotto la supervisione del master blended Antonio Zattoni, per creare un brandy morbido, con le note legnose del rovere e quella vanigliate della barrique oltre a sentori di frutta tropicale e uva passa. Interessante.
Il dessert a chiusura del pranzo, una Torta di Rose con zabaione abbbinata alla Riserva 18 di Vecchia Romagna.
«Per 200 anni abbiamo cambiato davvero poco nel nostro processo produttivo - ha raccontato Zattoni – perché abbiamo sempre lavorato pensando a quello che avremo lasciato in eredità. Chi fa distillati, brandy nel nostro caso, agisce oggi per regalare emozioni che saranno vissute fra 10, 15, 50 anni. Un lavoro per chi verrà dopo di noi e un’eredità che costruiamo, giorno dopo giorno, dando il nostro meglio».
La lista dei ristoranti che aderiscono al progetto di Vecchia Romagna sarà resa nota a breve cosi come gli abbinamenti scelti dagli chef per dare risalto a questo distillato con 200 anni di storia pronto a sfidare i mercati con il piglio di un giovane talento.
ll mondo dei cocktail e dei bartender raccontati da Identità Golose.
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Giornalista professionista, classe 1966 con una laurea in Fisica e, oggi, docente in IULM e comunicatore. Cultore del bello e del buono, attento osservatore della società e dei suoi cambiamenti, appassionato e commentatore televisivo di golf. Amo e racconto il cibo, quello schietto, vero e senza fronzoli. Scrivo di luoghi, persone, vino, rum e distillati e, quando capita, di politica
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