03-01-2020
Vittorio Fusari è tra gli chef celebrati da Paolo Marchi nella sua biografia, XXL 50 piatti che hanno allargato la mia vita. A lui, ai suoi piatti e all'accoglienza nei locali di Iseo, è dedicato il 20° racconto
Sabato 4 gennaio, Iseo e tutti coloro che amavano Vittorio Fusari, lo chef scomparso la sera di mercoledì 1 gennaio, lo hanno salutato nel corso di un funerale celebrato nella chiesa parrocchiale dopo che il corteo funebre era partito da Casa Panella in via Duomo, dove era stata allestita la camera ardente per volere del Comune di Iseo guidato dal sindaco Marco Ghitti. Tra i tanti che lo hanno ricordato in chiesa, profonda emozione hanno suscitato le parole dello scrittore Gianni Mura e di Philippe Léveillé, chef bretone che arrivò in Italia oltre trent'anni fa chiamato proprio da Fusari.
A Vittorio Fusari, Paolo Marchi ha dedicato nell’autunno 2014 un capitolo, il 20°, della sua biografia edita da Mondadori Electa e intitolata XXL, 50 piatti che hanno allargato la mia vita. Titolo: La tuta da sci che sembra uno smoking.
E’ un racconto con un taglio particolare perché certo non manca la celebrazione della Sfogliatina di patate e caviale, ma sono altrettanto importanti le riflessioni sull’accoglienza e il servizio di sala. Purtroppo anche perché tanto attuali grazie al non-sistema Italia.
Voi fareste l'amore con una donna (o un uomo) con l'alito o le ascelle che puzzano? Io no. E così fatico a entrare in quei ristoranti in cui l’accoglienza è sotto zero, dove quasi ti ringhiano arrabbiati perché ti sei presentato con qualche minuto in ritardo e loro temono di dover lavorare un po’ più a lungo. Un sorriso fa sempre piacere e, purtroppo, non tutti i ristoratori lo sanno. Ho perso il conto delle volte in cui mi sono sentito chiedere: “Ma lei ha prenotato?”, come se il ristorante di turno non fosse un esercizio pubblico, ma una casa privata.
Tutti quelli che conducono un locale dovrebbero prendere esempio da Vittorio Fusari, oggi patron della Dispensa dei pani e dei vini di Torbiato di Adro, in Franciacorta, ma fino a pochi anni fa stella brillante a Iseo. Per oltre venticinque anni ha guidato Il Volto, in pratica un'osteria dove si poteva giocare a carte, ma ci fu anche un periodo, negli anni Novanta, in cui era lo chef del ristorante chic Le maschere.
Impreziosiva quella bontà una riduzione di Franciacorta, che regalava una nota di acidità all'insieme. La prima volta che mangiai da Fusari fu dopo una trasferta a Madonna di Campiglio. Era dicembre e decisi che mi sarei fermato alle Maschere di Iseo la domenica sera, dopo il lavoro. Avevo fin da subito avvisato
Sfogliatina di patate e caviale, chef Vittorio Fusari
Parcheggiai, bussai ed entrai: erano quasi le undici di sera. Avevo telefonato per avvisare, perché solo i cafoni abbandonano al suo destino un ristoratore se cambiano programma o arrivano in un altro orario. Mi avevano detto che non c'era problema, ma un conto è dirlo e un altro metterlo in pratica.
Conciato in maniera perfetta per un giro di grappe in un qualche rifugio dolomitico, ma assolutamente fuori luogo in qualsiasi altro contesto, venni fatto accomodare come se fossi vestito alla Lord Brummel, curato e impeccabile. Una gentilezza e una professionalità uniche. Ovviamente mi tuffai subito sulla
Vittorio Fusari e il suo Riso al Franciacorta Sfogliatina, per me uno di quei piatti che non cambieresti di una virgola. Ci sono proposte, infatti, che, quando le assaggi, pensi subito a delle varianti, un ingrediente o una cottura diversi, mentre altre ti convincono al punto che le lasceresti immutate nel tempo, perché sono già perfette così. Penso, ad esempio, ad un rognone cotto nel suo grasso, piuttosto che al Raviolo Aperto di Gualtiero Marchesi. E così era anche per quell'idea di Fusari.
Vittorio Fusari e il suo Riso al Franciacorta
Credo, però, che quella sera, per la gentilezza con cui sono stato accolto, avrei gradito anche del pane e salame: nessuno aveva notato che ero arrivato all’ora di chiusura, vestito male e così stanco da non riuscire quasi a stare in piedi.
Purtroppo troppi chef oggi pensano che la cucina sia tutto e lasciano il lavoro di sala in ombra. Che i piatti arrivino in tavola già finiti e divisi in porzioni singole capita dall’avvento della Nouvelle cuisine, da una vita insomma, e da allora i camerieri sono stati trasformati in una sorta di automi, che devono limitarsi a spostare un peso da un punto all’altro della sala, senza dover più intervenire per sfilettare un pesce o affettare la carne, come accadeva un tempo. Ma,
La copertina del libro curato da Vittorio Fusari assieme con Luigi Fontana per Slow Food Editore. Il titolo? Di assoluta attualità: La felicità ha il sapore della salute
Da un estremo all'altro, insomma. Ma non bisogna perdere la speranza: come insegnano i francesi, tutto può essere imparato e, quando anche noi italiani capiremo l’importanza di un servizio perfetto, saranno dolori per i nostri cugini d’Oltralpe, che ci hanno sempre invidiato la bontà delle nostre produzioni, ma ci hanno sempre preso in giro per la nostra faciloneria organizzativa.
(Tratto da XXL, 50 piatti che hanno allargato la mia vita, Mondadori Electa 2014, 14,50 euro, per acquistarlo clicca qui).
Piatti e momenti che hanno allargato la mia vita
di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi
Vittorio Fusari, classe 1953, chef originario di Iseo, scomparso prematuramente il 1 gennaio 2020. Ha scritto pagine importanti nella storia della cucina italiana, con insegne come Il Volto, Le Maschere, Dispensa Pani e Vini, Al Pont de Ferr
Vittorio Fusari (1953-2020). A Iseo è stata allestita una mostra che racconta la grande eredità gastronomica e culturale dello chef
Giacomo Fusari e Anna Patrizia Ucci, rispettivamente figlio e moglie di Vittorio Fusari, con Romina Castelletti, marketing manager di Berlucchi, e Paolo Marchi