20-07-2020
XXL, 50 piatti che hanno allargato la mia vita, scritto da Paolo Marchi assieme con Annalisa Cavaleri, è stato pubblicato da Mondadori Electa nell'ottobre 2014, la prefazione è di Oscar Farinetti. Questo è il sedicesimo di cinquanta racconti.
La Santa a Genova, il Savini di una volta a Milano, Cantarelli a Samboseto sono locali entrati nell'olimpo della cucina italiana. Sono quei posti che hanno fatto la storia, al punto da essere evocati quando si rimpiangono i bei tempi andati, piuttosto che quando si vogliono indicare dei punti di riferimento. Ormai non ci sono più, eppure sono sempre presenti nella memoria storica dei gastronomi e dei golosi più appassionati.
In questa galleria di eccellenze per me un posto d'onore ce l’ha una ex pizzeria che, acquistata nel 1979, sarebbe cresciuta di qualità, diventando un indirizzo a tutta bontà. Lunga, infatti, è la fila di chef stellati che sono cresciuti al Trigabolo di Argenta, in provincia di Ferrara. Quando fallì definitivamente, le stelle erano due, ma tutti pensavano fossero tre da quanto si mangiava bene, sia per la varietà di proposte (la cacciagione!) sia per l'innovazione continua in carta.
Mirella e Peppino Cantarelli
Il Trigabolo stregava perché era la somma di più talenti, a iniziare da chi, tra sala e cantina, iniziò tutto, Giacinto Rossetti. Lui aveva un naso incredibile per i vini e per tutto quello che poteva contribuire a far star bene la gente, unito a un fiuto eccezionale per la scelta dei collaboratori. Lo chef era Igles Corelli, che, a sua volta, volle come spalla Bruno Barbieri, che oggi è un volto di Masterchef, ma che allora non aveva ancora diciotto anni e si sarebbe rivelato un fior di professionista.
Igles Corelli (foto Lido Vannucchi)
In genere i ristoranti di casa nostra stupiscono fino ai secondi, a volte trovi un ricco carrello dei formaggi, ma sul dessert è un crollo verticale. I soliti tortini di cioccolato dal cuore caldo, o i semifreddi di nocciola da affogare nel caffè, forniti da qualche pasticceria esterna.
Lì, invece, negli anni Ottanta, veniva offerto un menù curato nei minimi dettagli dall'antipasto al dolce, quando in genere per concludere il pasto si andava difficilmente oltre un'overdose di zuccheri.
Il pampepato di Mauro Gualandi
Al Trigabolo potevi mangiare il germano ripieno al pesce gatto in salsa di caffè e mandarino, oppure i ravioli di faraona allo zabaione di Parmigiano. I piatti erano sempre la somma di tanti elementi, magari cotti per conto loro e poi assemblati nel piatto per creare un’armonia di gusto unica. E quando avevi ancora netto, nel palato e nella mente, il piacere per quello che avevi gustato tra antipasto primo e secondo, bevendo altrettanto bene, ecco che Gualandi ti porgeva i bignè fritti alla salsa di mandarino, una crema pasticcera ghiacciata e zucchero caramellato.
Alberto Tomba in azione alle Olimpiadi di Nagano 1998
Ed è bello ricordare che Corelli e la sua banda non disdegnavano le uscite più popolari, come cucinare a seguito della Nazionale italiana di Sci alle Olimpiadi o ai mondiali. Non scorderò mai quella volta che, arrivato a Morioka in Giappone, un niente sommerso dalla neve chissà dove, entrai a Casa Italia. Ero lì per i Campionati del Mondo del 1993, deludenti per Alberto Tomba purtroppo. Nevicò per 15 giorni di fila con tante complicazioni che il supergigante maschile non ebbe mai luogo.
Bignè fritti alla salsa di mandarino
Piatti e momenti che hanno allargato la mia vita
di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi
Vittorio Fusari è tra gli chef celebrati da Paolo Marchi nella sua biografia, XXL 50 piatti che hanno allargato la mia vita. A lui, ai suoi piatti e all'accoglienza nei locali di Iseo, è dedicato il 20° racconto