17-08-2020
XXL, 50 piatti che hanno allargato la mia vita, scritto da Paolo Marchi assieme con Annalisa Cavaleri, è stato pubblicato da Mondadori Electa nell'ottobre 2014, la prefazione è firmata da Oscar Farinetti. Questo è il ventunesimo di cinquanta racconti; il 20° è uscito il 3 gennaio 2020 in memoria di Vittorio Fusari, scomparso a capodanno e protagonista di La tuta da sci che sembra uno smoking
Noi italiani siamo in popolo superficiale, pontifichiamo su tutto perché sappiamo improvvisarci esperti di qualsiasi cosa, a patto sia di moda in quel momento. Ricordo che un giorno Indro Montanelli, uno che mangiava come un passerotto e si entusiasmava solo pensando a una fiorentina con fagioli cotti nel fiasco, per spiegare la natura di noi italiani citò l'incontro con un criminale nazista detenuto in Italia. «Sa in cosa ci differenziamo noi tedeschi e voi italiani? Noi tedeschi siamo ingegneri, medici, scrittori. Voi italiani fate l’ingegnere, il medico, lo scrittore».
È verissimo, e mi viene sempre in mente questo passaggio quando qualcuno che, parlando di critica gastronomica, mi apostrofa: «Perché voi parlate sempre male dei cuochi?». A parte che non è vero, non fosse altro per statistica, ma bisogna dire che, di solito, una critica viene ricordata molto più facilmente di una lode. Se parli bene di un pranzo c’è sempre chi ti accusa di essere in combutta con quello chef, e, così, uno che fa il mio mestiere viene ritenuto più coretto e onesto se dà contro. Alla lunga, però, ho capito che il criticare - a prescindere dal conoscere o meno quel determinato argomento - è nell’indole italiana.
Andy Warhol
Dino Buzzati ripeteva che se di una persona tessevi le lodi più sperticate e poi chiudevi quel panegirico con «Peccato per quel neo vicino all’orecchio sinistro», questo il giorno dopo ti avrebbe chiamato per chiederti se c’era proprio bisogno di ricordare quel difetto. Altro che ringraziare per le cento belle cose scritte. Chi critica deve sempre chiedersi, prima di licenziare il pezzo, se lui accetterebbe che le stesse critiche venissero fatte a lui, questo per evitare di uscire dal seminato e colpire la persona in quanto tale.
Dino Buzzati
E poi passavi a dei tortelli di zucca, che avrebbero sciolto il cuore di una donna frigida. Il fratello Francesco, in sala, per catturare l’attenzione, se gli dicevi che quel certo vino non ti piaceva, rovesciava il bicchiere sul tappeto con un gesto così secco, riconsegnandoti il calice vuoto, che ti chiedevi se fosse mai stato pieno. Giocavano con i clienti, ti facevano sentire a tuo agio, al punto che pagavi conti notevoli con estrema gioia, proprio perché eri stato bene. Io credo che quando esci soddisfatto lo scontrino passi in secondo piano.
E così siamo al nocciolo della questione: per noi italiani prima viene il neo, il difetto, e poi tutto il resto. E adesso siamo diventati un popolo di blogger, tutti dei Veronelli, perché internet regala a chiunque il quarto d’ora di celebrità caro a Andy Warhol e la situazione è peggiorata. Chi scrive su un giornale, infatti, ha comunque un nome e un cognome chiaro, mentre il web offre rifugio anche ai delatori anonimi, ai colleghi gelosi del successo del ristoratore distante cento metri.
Romano Tamani
Piatti e momenti che hanno allargato la mia vita
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi