24-08-2020
XXL, 50 piatti che hanno allargato la mia vita, scritto da Paolo Marchi assieme con Annalisa Cavaleri, è stato pubblicato da Mondadori Electa nell'ottobre 2014, la prefazione è firmata da Oscar Farinetti. Questo è il ventiduesimo di cinquanta racconti
Anche se qualche mio collega lo nega, tutti sognano di essere i primi a scrivere di un talento. È bello entrare per caso in un ristorante, senza essere guidato da stelle, articoli o dritte più o meno interessate, e lì iniziare una cena che alla fine ti lascia soddisfatto, non solo come palato, ma anche come giornalista in cerca di primizie. A parte che io sono convinto che è sempre meglio essere i primi, piuttosto che uno del gregge, ma agli inizi il cuoco, come succede in qualsiasi altro mestiere, ha una freschezza che nel tempo viene meno. Non che perda la capacità di lavorare bene, ma, pian piano, gli impegni diventano così numerosi che è fisiologico non possa più dedicarsi al nuovo. Succede anche, ovvio, che qualcuno inizi, a un certo punto, ad andare sul sicuro, un po' come quei cantanti che azzeccano una canzone e su quella melodia impostano le successive, temendo che nuovi ritmi spiazzino i vecchi fan senza farne guadagnare di nuovi.
Paolo Marchi e Roberto Perrone a un evento Michelin a Milano. Foto Anna Di Martino
Oggi internet ha praticamente cancellato queste trasferte giornalistiche, si lavora molto di più con i telefonini e con la rete, ma fino ai primi anni del Duemila o ti recavi sul posto o niente servizio. Per evitare tristi panini autostradali o una pizza ben dopo mezzanotte in qualche localaccio milanese, prima di imboccare l’autostrada Torino-Milano, i miei colleghi Silvio e Roberto chiesero al casellante se ci fosse qualcosa in giro di aperto dove fermarsi per un boccone.
I fratelli Massimo, seduto, e Paolo Milan, in piedi, titolari a Borgo Vercelli dell'Osteria Cascina dei Fiori
Inciso: io adoro metropoli come Londra e Parigi, New York e Tokyo, perché, quando entri in un ristorante, ti sorridono e, se c’è un tavolo libero, te lo indicano subito, mentre in Italia, alle due del pomeriggio, piuttosto che alle dieci di sera, chi è sulla porta guarda l’orologio e, con uno sguardo di compatimento, ti dice: "E’ già tardi, la cucina è chiusa". E poi tanti si lamentano perché la gente si mangia panini al bar e al ristorante non ci entra più. Voglia di lavorare prossima allo zero, fuori dagli orari sindacali.
E così fu, Massimo in cucina e Paolo in sala, cucina di tradizione piemontese, ma con un tocco brioso, interessante. Quel primo giorno iniziai da fagiolini e paté, per passare a un esemplare risotto al piccione e completare il piacere con lumache al barolo. Lì si respirava l'aria sana di quei posti dove si bada alla sostanza e alla soddisfazione del cliente, senza tanti giri di parole o menate esistenziali.
Paolo Milan nel suo elemento pteferito: la sala
Piatti e momenti che hanno allargato la mia vita
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi