10-11-2020
XXL, 50 piatti che hanno allargato la mia vita, scritto da Paolo Marchi assieme con Annalisa Cavaleri, è stato pubblicato da Mondadori Electa nell'ottobre 2014, la prefazione è firmata da Oscar Farinetti. Questo è il 31° di cinquanta racconti
Sabato 14 settembre 1996 è stata una giornata che la Lega di Bossi cercò di far passare alla storia con una scampagnata alle sorgenti del Po sul Monviso. Una volta raccolta l’acqua del grande fiume si fece tanto folclore, ma poi sappiamo come è andato a finire questo progetto.
Anche io, quel giorno, dovevo andare in Piemonte, ma per tutt'altro motivo: intervistare Angelo Gaja perché raccontasse ai lettori del Giornale come si può conquistare il mondo con due vini, il Barolo e il Barbaresco, che non appartengono certo alla grande famiglia dei vitigni internazionali.
Il Monviso al tramonto visto da Bra. Foto di Fulvio314
Ci fecero accomodare al tavolo d’angolo di una sala che, presto, avrebbe visto arrivare altre otto persone, sei a un tavolo, due a un altro. Quello che successe non l’ho mai dimenticato, perché fotografa più di milioni di parole l’ignoranza dell’italiano medio in materia di cibo e di vino, la mancanza totale di rispetto verso chi lavora per offrire il meglio, l’incapacità di dare il giusto valore a un pranzo piuttosto che a una bottiglia.
Noi italiani sappiamo tutto della moda, delle auto, dei cellulari, dell'intimo di Belen, dei biglietti per una partita di calcio, ma non si è mai sentito nessuno
Quando, invece, le persone decidono di cenare in un locale di altissima qualità, subito a dire quanto sia buona e conveniente la cofana di pasta della trattoria preferita. Eppure tanti accettano, senza quasi fiatare, che un paio di occhiali griffati siano in vendita a mille o duemila euro, ma danno del ladro al ristoratore se il conto supera i cento, come se il cuoco facesse la spesa al discount per intascarsi il più possibile.
Tornando a quel pranzo, Gaja e io fummo i primi a ordinare. In attesa dell’antipasto, arrivarono gli ospiti del tavolo da sei: tre ragazze molto appariscenti, che avrebbero potuto giocare a pallacanestro tanto erano alte, con tre signori italiani che non erano certo né i mariti, né i datori di lavoro. Ben più
Non ricordo quello che ordinai, ma difficilmente avrò rinunciato a una strepitosa cipolla ripiena, marchio di fabbrica dei Ferretto. Quando ci venne chiesto se desideravamo un dolce io rilanciai: «Ho visto un ricco carrello dei formaggi all’ingresso. Posso averne?».
Gaja mi disse che il formaggio era veleno per la sua dieta e che ne approfittava per andare a fare una telefonata. Si alzò e uscì.
Io, invece, salutai con gioia il piatto di formaggi che mi arrivò davanti. E, in quel preciso istante, uno degli accompagnatori del Trio Meraviglia si voltò verso di me e, invitando gli altri al suo tavolo ad alzare i calici, propose un brindisi al
Imperturbabile, il segnore si disse lettore accanito del Giornale e, naturalmente, delle mie rubriche. Lo ringraziai e lui: «Però dica al suo amico che i suoi vini sono ottimi, ma anche troppo cari». Sorrisi a metà, giusto per educazione, e mi concentrai sul mio piatto di formaggio.
Al momento di andare verso il parcheggio per tornare a Milano, scoprii tutto di quel tavolo e anche di quei due signori seduti nell'angolo, titolari di una discoteca poco distante. In sintesi: i tre lavoravano all'estero e avevano portato in gita-premio le loro amiche, smaniose di mangiare tartufo bianco a go go. Erano arrivati il giorno prima in elicottero da Milano, avevano chiesto un capannone per metterlo al riparo e una persona che lo sorvegliasse a vista, fino a quando non sarebbero ripartiti.
Piatti e momenti che hanno allargato la mia vita
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi