La festa delle feste sta per arrivare! Non lasciatevi trovare impreparati in cucina. Cuoche e cuochi da tutt'Italia hanno pensato al piatto che proprio non può mancare sulla tavola del Cenone di Capodanno. Delizie di ogni sorta, piatti ricchi e sontuosi, per un 2026 all'insegna del (buon) gusto!
Questo è un piatto della tradizione calabrese che solitamente si prepara la domenica a pranzo; inizia a sobbolire sin dalle prime luci dell’alba e fa star bene tutta la famiglia.
Mi ricordo ancora quando mia nonna si metteva a fare la pasta fresca e noi nipoti stavamo attorno al tavolo della cucina a darle una mano. Perchè l’ingrediente principale qui è l’amore, la pasta fresca, la voglia di stare insieme, mentre la carne di maiale e di vitello convivono nella stessa pentola e cuociono per ore, consumando il sugo fino a dargli sapore. Un piatto che scalda il cuore e fa tornare alla memoria ricordi di casa e festa.
L’ultimo dell’anno a Catanzaro si mangia il Morzello: anche in questo caso parliamo di cotture lente, per cui la mattina del primo ci si sveglia con l'odore della carne al sugo, quasi a ricordare che sta per arrivare il rito del Maiale. Il sugo in questione va provato con un po’ di pane, immerso direttamente nella pentola.

La sala di Tribarakkio, bottega e cucina a Catanzaro
Da Tribarakkio ho deciso di riproporlo tutti i giorni perchè fa festa sempre, portando sorrisi e convivialità: formato gioia.
'MPARRETTATI CON IL RAGÙ CALABRESE
Ricetta per 4 persone
Ingredienti
Per l'impasto delle pasta
500 g di farina di semola di grano duro
500 g di acqua
Per il sugo
1 l di passata di pomodoro
300 g di salsiccia dolce
300 g di muscolo di bovino
300 g di pancia di maiale
Olio d ‘oliva q.b.
Sale q.b.
PROCEDIMENTO
Partiamo dal sugo che deve cuocere tra le 4 e le 6 ore. Si comincia con dell’olio in pentola e lo si lascia riscaldare aggiungendo la carne tagliata a tocchetti solo quando l’olio giunge a temperatura.
Si fa rosolare la carne per bene e poi si aggiunge il sugo; quindi, si lascia cuocere il tutto fin quando il grasso della carne non sia salito a galla. In Calabria si dice “pippia” quando il sugo inizia a sobollire; in questo momento si abbassa la fiamma e si aspetta che il sugo si consumi.
Per quanto riguarda la pasta, invece, si procede con la classica fontanella di farina aggiungendo poco per volta dell'acqua così da farla assorbire.
Una volta assorbita tutta l’acqua, si forma una sfera e la si lascia riposare per 30 minuti a temperatura ambiente. Quindi, iniziamo a lavorarla.
Il nome di questo formato - che ricorda il ferretto per lavorare la lana - cambia in base alle zone - 'Mparrettati, 'Nferrettati, Scilatella, Fileja, Maccaruni…
Prelevato un pezzo di impasto, lo si stende con il ferretto, avvolgendolo attorno a esso, si tira e si crea questa sorta di forma arricciata pronta ad accogliere il sugo.
Una volta terminato l’impasto si dispone la pasta su una lastra di legno spolverata con della farina di grano duro, si ripone sopra uno strofinaccio e si aspetta che il sugo sia pronto. A questo punto si puo’ buttare la pasta in acqua bollente. Aspettiamo 8 minuti, condiamo e impiattiamo aggiungendo in cima il sugo con la carne.
La tradizione vuole che si mangi prima la pasta con il sugo e poi, nello stesso piatto, la carne così da godersi primo e secondo insieme, quasi come un pasto unico.