11-01-2019
Fegato di vitello, portulata fermentata, gamberi rosa e liquirizia di Enzo di Pasquale al Bistrot 900 a Giulianova in provincia di Teramo
Se le Marche e l’Abruzzo fossero le due braccia di una chilometrica bilancia in equilibrio sulle coste dell’Adriatico, San Benedetto del Tronto ne sarebbe il fulcro, il punto d’equilibrio tra tutte le Marche verso nord e l’Abruzzo che si sviluppa verso sud. Una sponda del Tronto è marchigiana, l’altra abruzzese e lì, dal secondo dopoguerra fino a 1992, aveva il suo confine la Cassa Per il Mezzogiorno e anni e anni prima lo stesso valeva per lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli.
E quando vivi lì, tra Grottammare e San Benedetto, questo essere al di qua del Tronto lo percepisci nettamente. E questo vale anche per chi vive al di là, nei primi comuni teramani a ridosso del mare, Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, Giulianova. Cambiano le linee, quelle delle colline e delle spiagge, degli assetti urbanistici lungo la strada statale 16, l’Adriatica, una via nazionale
Tutto questo scritto per applaudire la ristorazione abruzzese, ricca da sempre di grandi cuochi e intensi sapori ma povera fino a un dozzina di anni fa di talenti stellari. E tutto questo ripensando alla straordinaria cena il 2 gennaio da Enzo Di Pasquale al Bistrot 900 (ma anche una altrettanto buona a dicembre al D.one di Davide Pezzuto a Montepagano). Sorprendente e concreta, soprattutto non copiata e per nulla piaciona e furba.
Di Pasquale, 33enne, appartiene a quella genia di professionisti, mai numerosi, che sanno benissimo leggere la realtà nella quale sono immersi ma sanno dosare idee e offerte rimanendo sempre loro stessi. Non si piegano insomma, svendendosi in forme più semplici e di facile comprensione.
Al di là di pesarsi con il bilancino, che sovente è un esercizio sterile, Di Pasquale è tornato a Giulianova nel maggio 2014 riuscendo a convincere la proprietà ad affidargli la gestione dei due ristoranti, quello più schietto di chi soggiorna o non ha curiosità o voglia di allontanarsi dal noto, e quello sperimentale. Noi abbiamo scelto il secondo, altrimenti rimanevamo a San Benedetto.
Cicale di mare, tapioca e bergamotto, chef Enzo Di Pasquale
Noi otto, nove col dolce: Cicale di mare, tapioca e bergamotto; Mela verde, formaggio gregoriano, miele, lumache e gelato di ciuffi di carote; Passatelli alle alghe kombu, curcuma e brodo di crostacei; Manzo stracciato e hummus di ceci; Cavolfiore arrosto, fermentato, crema e stufato, sola proposta ottima solo ai primi due bocconi, poi troppo uguale da tendere a stancare; Patate cotte sotto la cenere, cozze, brodo di grana e olio alla menta; Fegato di vitello, portulaca fermentata, gamberi rosa e liquirizia; Spaghetto alla barbabietola rossa, salsa curry e cocco.
Applausi sinceri pure per le Dolci tentazioni: Insalata e nespole il primo; Cicoria e rucola, le variabili amare con gelato alla zabaione il secondo. E per il sommelier Mario Camponi.
Patate cotte sotto la cenere, cozze, brodo di grana e olio alla menta, piatto firmato da Enzo Di Pasquale a Giulianova
I ristoranti di tutto il mondo raccontati nel Giornale da Paolo Marchi dal febbraio 1994 all’inverno 2011. E dalla primavera per i lettori del sito identitagolose.it
di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi
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