Entrare al Kurhaus di Merano con l’ambizione di poter degustare tutti i vini selezionati per il Merano Wine Festival è utopia pura. Il clima che si respira nel salire verso questo palazzo è davvero fiabesco, un po’ meno lo è forse il rigore dei visitatori provenienti da tutto il mondo, che si snodano tra le sale con i loro calici, desiderosi di poter assaggiare vini eleganti, semplici, autentici che evochino un pensiero e restino intrisi nella memoria dell’avventore.
Pensando a un ipotetico, fantasioso, viaggio tra le regioni del nostro paese, l’Alto Adige offre assaggi interessanti: dall’azienda Landesweingut Laimburg la selezione Col de Rey Rosso Weinberg Dolomiten IGT 2009, blend di 50% lagrein, 25% petit verdot e 25% tannat. Vista la presenza di un vitigno, il tannat per l’appunto, che pur essendo di genesi francese pare abbia origine basche e, oggi, si trova anche in Uruguay e Argentina, terre di vini rossi struttutati, potrebbe apparire un vino austero. Invece si svela un vino rosso complesso, con speziature ben equilibrate.
Restiamo al Nord, in Veneto, zona Valdobbiadene per l’inevitabile assaggio di Prosecco. In particolare il
Más de Fer Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg di
Andreola, uve provenienti da vigneti Col del Fer e San Gallo piantati a 400 metri sul livello del mare, un cru selezionato per una bollicina floreale e fruttata, con un perlage fine e persistente, 100% Glera con residuo zuccherino di 14 grammi/litro. Un vino davvero versatile e immediato.
Nel Nord Ovest, in Langa, c’è l’azienda
Icardi che produce il
Montubert, Barbaresco Docg da uve Nebbiolo del comune di Neive e da tre anni in regime bio.
Claudio Icardi, enologo e anima pulsante dell’azienda, è soprattutto un uomo che può raccontare un vino attraverso le sue sperimentazioni, da vero re dell’agricoltura antropofisica. Ha creato il marchio privato "vino Biodinamico" che tutti i produttori potranno usare previo invio in cantina
Icardi di un campione del proprio vino, un’immagine del vigneto e un benestare dello stesso
Claudio che lo cede ai colleghi
vignerons, a titolo gratuito. Ecco un bell’esempio di come poter fare sistema.
Certo è che produrre vini biologici e biodinamici è un concreto modo di essere, non di voler apparire, nè tanto meno può rappresentare una pura operazione di marketing. C’è serietà, professionalità e soprattutto impegno nel plasmare un terroir che proprio in questo calice di
Barbaresco Montubert 2011 si riscontra con eleganza.
Imprevisto l’assaggio di un vino che Helmuth Koecher ha efficaciemente inserito nella categoria "Estremis": siamo a Montalcino, in Toscana, al
Podere Le Ripi, con una produzione di 20.000 bottiglie. Ecco il
Rosso di Montalcino DOC 2009 Bonsai; il produttore narra che agli inizi degli anni 2000 decise di piantare, in uno spazio di soli pochi metri, 4 per 4 nello specifico, una quantità spropositata di vigneti di Sangiovese, con una distanza tra una pianta e l’altra di soli 40 cm. Una densità straordinaria per poi passare ad una selezione manialcale dei migliori grappoli.
Il vino che viene così prodotto risulta delicato, elegante, con tannini vellutati pur celando grande struttura e una potenza decisa. Violetta, tabacco e lievi speziature sul finale, davvero belle emozioni all’assaggio. Proprio come il
Montepulciano d’ Abruzzo Doc 2010 di
Emidio Pepe, perfetta interpretazione di un territorio per un’azienda che compie 50 anni, dei veri artisti in vigna e in cantina.
"Last but not least" il
Nero d’ Avola Deliella 2012 del
Feudo Principi di Butera, il gioiello enologico siciliano della famiglia
Zonin. E' un vino che custodisce un territorio, svelandosi con frutta rossa matura al naso e un assaggio più complesso, minerale e floreale. In una parola: raffinato.