Ci sono molti detrattori del Vinitaly, che preferiscono le contromanifestazioni che si sommano negli stessi giorni della fiera di Verona. Per questo, facendo un bilancio di 4 giorni di manifestazione per un totale di 36 ore, è necessario fare una premessa: quali altre fiere riescono a radunare oltre 4mila espositori del mondo dell’enologia? Alla fine, se in 48 edizioni Vinitaly è arrivata a numeri da capogiro, vuol dire che la forza di questa manifestazione è proprio nei numeri. E ai detrattori è possibile chiedere solo rispetto per i tanti, tantissimi produttori seri che si sono affacciati, nuovamente, alla quattro giorni scaligera.
Chi pensa che Vinitaly sia quindi solo una “festa popolare” in cui si mischiano operatori del settore, giornalisti, appassionati e semplici “bevitori incalliti”, si sbaglia. Gli eccessi ci sono, non è possibile negarli (non siamo ciechi) e gli errori, anche da parte degli organizzatori della fiera, ci possono anche essere. Ma soprattutto ci sono vini buoni fatti da produttori seri che utilizzano i padiglioni veneti come una grande vetrina mondiale.

Matteo Renzi a Vinitaly, la prima volta di un presidente del consiglio (foto www.tmnews.it)
I dati: in 4 giorni sono passate da Verona 155mila persone, con un incremento del 6% rispetto all’anno passato. La realtà: la qualità media dei vini è in crescita, perché gli operatori – distributori e importatori – non si fanno certo abbindolare da ammiccanti ragazze in minigonna o da stand psichedelici.
Degli assaggi abbiamo già parlato
nei giorni scorsi. Vogliamo aggiungere alcune curiosità, come il
Prosecco 0.5 dell’
azienda La Pria, che ha voluto fare un non-prosecco, presentando uno spumante con i profumi tipici ma con una secchezza difficilmente paragonabile. Un altro vino particolare è il
Taersìa, dell’azienda
Duca Carlo Guarini: alla prima annata in commercio si tratta di un
Negramaro, ma vinificato in bianco e ricco di freschezza e sapidità e che, per questo, può solo crescere.
Infine un’assoluta certezza rimangono i vini bianchi altoatesini di
Castel Juval, azienda che onestamente non sbaglia un colpo: i riesling sono impressionanti. Ma forse, in questo caso, non scopriamo nulla di nuovo. Ma ci sono anche le cose che non vanno. Di certo la chiusura a singhiozzo del Palaexpo, l’area che racchiude la Lombardia, nei giorni “caldi” di domenica e lunedì. Certo, ci saranno stati motivi di sicurezza a causa del sovraffollamento, non lo mettiamo in dubbio, ma i produttori che aspettavano importatori e venditori che, magari, sono stati bloccati alle porte, non saranno stati certo soddisfatti.

Una donna anziana a caccia di bottiglie prima della fine della rassegna
Ancora una volta, ma questa non è affatto una novità, sono bocciati i ragazzetti in pantaloncini che venivano “raccattati” lungo i corridoi che portavano all’uscita in condizioni pietose. La domanda è: come hanno fatto a entrare? E’ credibile che abbiano speso 50 euro (50 euro, non un biglietto della metropolitana) per accedere alla fiera?
Infine, il trash conclusivo. Ci sono persone che entrano in fiera nelle ultime ore e svuotano gli avanzi abbandonati negli stand in sorte di improvvisate damigiane, suddivise per “colore”: i bianchi da una parte, i rossi da un’altra. Ma anche giovani che si scolano a canna i fondi delle bottiglie, non importa se sia Barolo o aceto. Anche qui: come sono entrati?
Arrivederci al 2015: si inizierà prima, il 22 marzo. Di questo passo, a suon di anticipi, festeggeremo il Natale a Verona. Magari con un pandoro.