18-09-2012

Farinetti: «Il mio Vino Libero»

Nel progetto presentato a Eataly Roma dal suo patron, un nuovo modo di concepire l'enomondo

Il fondatore di Eataly Oscar Farinetti nell'appas

Il fondatore di Eataly Oscar Farinetti nell'appasionata invettiva di ieri a Roma contro le eccessive burocratizzazioni del mondo del vino. Vino Libero vuole unire produttori di nettari "liberi" da concimi, erbicidi ed eccessi di solfiti fino ad arrivare a rivoluzionare i rapporti tra produttore, fornitore e consumatore

Ieri attorno alle 12, la sala all’ultimo piano di Eataly a Roma Ostiense si è trovata stipata di giornalisti, autorità, produttori e vignaioli tesi ad ascoltare le parole con cui l'imprenditore di Alba Oscar Farinetti ha illustrato per la prima volta l'atteso progetto di Vino Libero, www.vinolibero.it. Non è stata una conferenza stampa canonica né a considerare i contenuti, né lo stile dell’oratore, un vero fiume in piena, tracimato in un’arringa appassionata, mirata a scuotere le coscienze burocratizzate del mondo del vino.

In sostanza, Vino Libero è un progetto ambizioso che intende unire vignaioli che vogliono sgombrare il loro enocosmo da 3 elementi: 1. i concimi chimici: «vogliamo solo usare merda, ma quella vera, non quella delle mucche che hanno mangiato schifezze» 2. gli erbicidi: «Noi zappiamo sempre, anche con le macchine» 3. l’eccesso di solfiti: «Per ora ne aggiungiamo il 40% in meno della soglia massima prevista dalla legge. Entro il 2013 vogliamo arrivare al 50%, nel 2014 al 60% e nel 2015 al 75%, il traguardo perfetto. Ma al prossimo Vinitaly, 7-10 aprile, porteremo già due vini con zero solfiti. Abbiamo fatto un lavoro pazzesco».

Al momento aderiscono al progetto Vino Libero 12 cantine di 7 regioni d'Italia

Al momento aderiscono al progetto Vino Libero 12 cantine di 7 regioni d'Italia

Il progetto raggruppa nella sua fase embrionale 12 cantine di 7 regioni d'Italia: Fontanafredda, Casa E di Mirafiore, Borgogno, Santa Vittoria, Brandini, San Romano, Monterossa, Serafini & Vidotto, Le Vigne di Zamò, Fulvia Tombolini, Agricola del Sole, Calatrasi & Miccichè. «Per ora, 180 ettari vitati per un totale potenziale di 1 milione di bottiglie». Ma il progetto mira a raggiungere «400 luoghi di vendita, 600 punti di ristoro e 100mila clienti. Una rete non a compartimenti stagni ma in cui produttori, fornitori e consumatori possono dialogare senza filtro alcuno».

I fornitori, in particolare, vogliono essere in tutto 1.000, «un numero chiuso raggiunto il quale ci fermiamo: chi c’è, c’è». Ottenuto il quorum, ci racconterà a microfoni spenti Oscar Farinetti, tra pochi giorni padrone di casa di Identità New York nell’Eataly della Grande Mela, «potremo pensare al mercato americano, che tuttavia risponde a logiche tutte sue, in primis quella dei prezzi, più elevati». Inteso il nocciolo di fondo di Vino Libero, vale qui la pena di ‘sbobinare’ i passaggi più salienti dell’esordio della conferenza stampa, un accorato e istintivo grido di battaglia che fa capire bene quante sono le sfumature dell’aggettivo ‘libero’ e lo spirito battagliero che lo anima.

«Siamo qui perché dobbiamo liberarci», ha esordito, «dalla burocrazia che si nasconde innanzitutto dentro ognuno di noi. Dalle autocensure castranti. Noi siamo un paese libero ma, purtroppo, prima di fare una cosa ci chiediamo sempre se possiamo farla e così ci perdiamo. Un retaggio culturale figlio di incompetenze stratificatesi nei secoli. Ma il mondo - come ho sentito dire da Leonardo Del Vecchio di Luxottica, l’ottantenne più giovane che io conosca – è facile. Occorre coraggio».

Oscar Farinetti sarà a Eataly a Manhattan nei giorni di Identità New York, 12-14 ottobre 2012

Oscar Farinetti sarà a Eataly a Manhattan nei giorni di Identità New York, 12-14 ottobre 2012

«Vino libero significa diventare semplici e fare le cose. Mi sono rotto le scatole del fatto che ci voglia una laurea in ingegneria nucleare per compilare l’etichetta di un vino. E poi la legge è un inganno: ti è concesso di mettere nel vino tutti gli intrugli che vuoi, ma se poi sbagli l’altezza del carattere nel nome dell’etichetta, ti massacrano. Ma i mediocri sono tali perché adorano non capire. Eataly ha successo perché è facile da comprendere: è quello che vedi».

Il suo amore per l’universo del vino è profondo: «Che fatica fanno i vignaioli, che devono essere assieme contadini, enologi, ingegneri, capi della logistica. Che poesia quando ti giochi tutto un anno negli ultimi 15-20 giorni della vendemmia. Che meraviglia, incastrata tra cielo e terra». Però poi arrivano i problemi veri: «La vendita e la comunicazione, due fasi che spesso si trasformano in farse e incapacità. Ma c’è tanto vino buono e io provo piacere a venderlo. Non a tutti, solo a chi è in grado di capire la magia». Per fare questo occorre “liberarsi” «Dai palloni gonfiati delle confederazioni, dai burocrati che ti impediscono persino di citare il nome dell’uva in etichetta. Da coloro che ci tengono lontani dalla bellezza del mondo».


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

Gabriele Zanatta

di

Gabriele Zanatta

classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. 
instagram @gabrielezanatt

Consulta tutti gli articoli dell'autore