05-05-2023

Vini di primavera: dieci consigli dei nostri esperti

Dalla Newsletter di Identità di Vino, la redazione di Identità Golose ha scelto le bottiglie migliori per brindare all'arrivo della stagione dei fiori

Raffaele Foglia mi ricorda, e io lo ricordo a voi che ci leggete, che questa newsletter dedicata al vino, in assoluto la numero 172, è un nostro omaggio alla primavera e a quelle bottiglie che la sanno esaltare al meglio, per i nostri palati e i nostri cuori. Buona lettura, utile per orientare le vostre scelte.

Paolo Marchi

 

Per iscrivervi alla Newsletter di Identità di Vino (e alle altre nostre Newsletter) cliccate qui

Löwengang, l’uvaggio storico di Lageder

Summa 2023 si conferma l’evento straordinario creato e messo in scena con la famiglia Lageder nel cuore di un Alto Adige fiabesco che ti riporta alle origini di una viticoltura bio con progettualità. Come affermano Alois e Clemens Lageder: «Con i nostri vini desideriamo portare il passato nel futuro». E padre e figlio identificano questo mantra con il loro Löwengang Uvaggio Storico Un vigneto di viti che vantano un’età di 140 anni, una delle vigne più alte della regione distesa tra i 230 ai 330 metri sul livello del mare. Viti coltivate a CarmenèreCabernet FrancCabernet Sauvignon e Petit Verdot. Un patrimonio genetico esemplare dal quale stanno, da qualche anno, riproducendo viti con selezione massale per la creazione di cloni giovani al fine di ampliare la superficie di appezzamento. 

Un’agricoltura biologica-dinamica controllata e certificata Demeter: «Su questo nostro vino lavoriamo diverse percentuali di grappolo intero - chiosa Clemens - per poi adottare una fermentazione spontanea del pigiato passando a maturazioni in botti grandi e piccole di legni poco tostati». Ecco la nascita di un rosso strutturato ricco di sentori speziati, frutta rossa, dal lampone alla ciliegia, con un finale affumicato molto raffinato. Ottimo per una grigliata di primavera e perfetto con un tagliere di salumi e formaggi erborinati.

Cinzia Benzi
 

La Merlina e un Cortese schietto e riconoscibile

Sull’etichetta dei vini prodotti dalla famiglia Gemme a Rovereto, nel cuore delle Doc del Gavi, con il marchio Azienda Agricola La Merlina, compare il numero 11. È il registro di imbottigliamento, uno fra i più bassi, identificativo di una realtà fra le più longeve delle provincia di Alessandria. Gerolamo Gemme, ormai due secoli fa, diede inizio alla produzione vinicola, seguito dalle successive generazioni, sempre alla ricerca di qualità e a discapito, cosa non usuale ai suoi tempi, delle alte rese. Oggi Fausto Gemme e il figlio Fabrizio seguono quelle orme tracciate nel solco della tradizione e negli 11 ettari vitati a Cortese, nella zona “La Merlina”, producono vini schietti, riconoscibili, impermeabili alle mode, rigorosi nella loro facilità e piacevolezza di beva.

Poche le etichette su cui si suddividono le circa 60milabottiglie che ogni anno escono dalla cantina, nella convinzione di non voler modificare i tratti caratteristici di un vino che deve essere fresco, facile, pronto e profumato. Peculiarità che derivano dal terreno, rosso, ricco di minerali e capace, anche in periodi di scarsità idrica, da grappoli su cui si costruisce, dopo la vendemmia e l’affinamento in solo acciaio, un Gavi Docg piacevole con profumi intensi di mela e sottobosco, caldi e avvolgenti. Nell’annata 2022 si rivela morbido e fresco, subito pronto per essere bevuto a inizio pasto o con i classici abbinamenti da vino bianco secco nelle, prime, calde giornate di primavera.

Maurizio Trezzi


Jermann, Where the Dreams have no end…

Travolgenti bouquet di fiori ed eleganti note erbacee definiscono la complessità del W…Dreams di Jermann.

Nasce con il nome “Where the Dreams have no end…”, per poi arrivare all’etichetta odierna, per lasciare libera interpretazione a chi lo assaggia. Bisogna infatti lasciarsi trasportare dal fascino e dalla complessità di questo Chardonnay in purezza scelto per raccontare i profumi e i sapori del Collio goriziano. Inoltre, le scelte di lavorazione di queste uve, consentono un’ottima e sorprendente evoluzione nel tempo. Un bianco di incredibile struttura e finezza; ogni sorso regala sfumature e sapori differenti, passando dalla frutta matura, alla vaniglia, dai fiori bianchi, alla pasticceria. L’assaggio è persistente, armonico e definito da una conclusione fresca e sapida.

«È bello sognare, però condividere i sogni con qualcuno è ancora più bello», Sylvio Jermann.

Stefania Oggioni


Tenuta Sette Cieli, il futuro è… Indaco

Bolgheri o non Bolgheri? Una sorta di dilemma, per la Tenuta Sette Cieli, a Monteverdi Marittimo, ma i vini parlano da soli. E lo spiega l’enologa Elena Pozzolini, direttore dell’azienda: «Noi abbiamo due aree, una all’interno della Doc Bolgheri e una fuori. L’area all’esterno della denominazione si trova su una collina che ha la stessa origine dei grandi vini, con calcare, argilla e sasso. Abbiamo meno problemi con la siccità, perché anche grazie alla vicinanza del bosco i terreni hanno sempre una certa umidità». A questo si aggiunge un’altitudine di 400 metri sul livello del mare, che portano ad avere maturazioni più lente, e che aiuta a preservare l’aromaticità e la finezza.

Si tratta di un’azienda giovane, con la prima vinificazione nel 2004, e che produce 110mila bottiglie complessive. Puntiamo su Indaco 2018Igt Toscana (quindi fuori dalla Doc Bolgheri), connubio ben riuscito di MalbecMerlot e Cabernet Sauvignon: un vino dalla grande intensità, ma anche da una finezza dettata da profumi anche floreali di violetta e rosa. Al sorso la grande bevibilità di questo vino è innegabile, ma lascia ancora spazi a un periodo di affinamento.

Raffaele Foglia


Pic nic tra i prati con Fiorfiore

Un nome che è tutto un programma. Sboccia con la bella stagione il Fiorfiore di Roccafiore, cantina immersa nel verde dell’Umbria che propone un Grechetto di Todi di carattere e dal timbro caldo. Agricoltura sostenibile e biologica – che rispetta anche le regole della certificazione Green Heart Quality – per un “cru” costituito da un singolo vigneto impiantato nel 1990 e allevato a guyot. L’esposizione a sud est porta a frutti eccellenti, precisi, intensi e concentrati. Dopo la raccolta manuale, che avviene nella seconda metà di settembre, le uve vengono delicatamente pigiate ed i mosti ottenuti decantano in modo naturale. La fermentazione avviene in modo spontaneo a temperatura controllata in tini di acciaio.

L’invecchiamento di 12 mesi in anfore e grandi botti di rovere di Slavonia a contatto con le fecce fini conferisce al vino un ventaglio olfattivo ricco di note di frutti tropicali, mela golden, fiori gialli, camomilla, spezie dolci. Al palato è avvolgente, fresco e sapido, supportato da buona mineralità conferita dal suolo caratterizzato da argille bianche, marne calcaree e gesso. Consigliamo l’annata 2019 visto che si tratta di un vino di grande eleganza e complessità che dà il meglio di sé 3/4 anni dopo la vendemmia. Perfetto per i vostri pic nic e le scampagnate nella natura. Benvenuta primavera.

Annalisa Cavaleri


Belva di Terra, novità di Conte Villa Prandone

Una creatura misteriosa si aggira nelle vigne a Monteprandone. Pretende il meglio, ma in cambio le protegge: un po’ la versione dark degli angeli nella visione scozzese, che devono riservarsi la propria quota di whisky prima che arrivi agli umani. Da questa leggenda sboccia la primavera di “Belva di Terra – Marche Sauvignon Igp”, la nuova etichetta de “Il Conte Villa Prandone”: 85% Sauvignon e 15% Pecorino.

Un’altra pagina in cui scrivere l’identità di quest’azienda  picena, fondata da nonno Amilcare e oggi portata avanti dai nipoti. Emmanuel De Angelis spiega: «Abbiamo così voluto rendere omaggio alla nostra storia familiare con l’impegno di mantenere e potenziare l’alto valore intrinseco delle uve nella loro trasformazione. Mio nonno mi raccontava la leggenda da bambino…».  I suoli argillosi, la mineralità, l’aromaticità che rende merito all’incontro tra il mare Adriatico e i monti Sibillini grazie alla brezza, le forti escursioni termiche e l’esposizione a sud-ovest scrivono il cuore della storia.  Il Sauvignon affina sui lieviti delle fecce fini per 6 mesi, in tonneaux, poi in cemento e anfora.  Sarà interessante scoprirne la longevità, perché già con il Pecorino – sottolinea De Angelis – l’esplorazione è in corso. Intanto acidità garbata e varietà di note fruttate assicurano che la “belva” è stata ammansita.

Marilena Lualdi


Fonzone, grande Greco di Tufo in terra di Taurasi

Su un colle di circa trenta ettari, nelle campagne di Paternopoli e nel cuore dell’Irpinia, la famiglia Fonzone Caccese ha deciso di raccontare la sua storia: qui il Greco di Tufo ha trovato una dimora ideale, all’interno della DOCG Taurasi e patria dei grandi rossi campani. Tra gli otto vini monovarietali che Silvia e Lorenzo hanno deciso di produrre accompagnati da Luca d'Attoma, vi raccontiamo il Greco di Tufo DOCG 2022 realizzato con le uve raccolte ad Altavilla Irpina e Montefusco.

Nasce dai vigneti che crescono lungo ripidi pendii tra i 650 e i 450 metri sul livello del mare e che si rivela nel calice con un bel colore giallo oro. Sensazioni olfattive intense, floreali e fruttati di pera e mela, è un vino fresco e sapido, di ottimo equilibrio e buona complessità con un finale abbastanza lungo e piacevole. Dalla migliore selezione dei grappoli della stessa varietà, l’azienda campana, ha puntato proprio di recente l’attenzione su Oikois, Greco di Tufo Docg Riserva 2020 ma questo vino ve lo raccontiamo un’altra volta. 

Salvo Ognibene


L’Umbria si tinge di rosa

Si può parlare di una via rosta per i vini dell’Umbria? Quando si parla di Umbria sicuramente il primo vino che viene in mente non è sicuramente un rosato, ma in occasione del Vinitaly, il Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria ha scelto di approfondire il tema, partendo dalla considerazione del boom che i rosati hanno conosciuto in questi ultimi anni, fortemente legato alla convivialità e al momento dell’aperitivo. Così si è percorso il territorio umbro attraverso le quattro referenze selezionate, provenienti da aree e varietà diverse: sangiovese, sagrantino, ciliegiolo e gamay. Il Sangiovese di Roccafiore 2022 proviente dalla zona di Todi si presenta con un colore rosa antico, profuma di ciliegia molto primaverile, delicatamente sapido, con una piacevolissima freschezza.

Si passa poi al Lago Trasimeno con la Bisbetica di Madrevite 2022, prodotto con Gamay del Trasimeno; un vino che già evidenzia nel suo colore cerasuolo brillante, dai profumi floreali, fruttati di pompelmo rosa e fragola; piacevolmente sapido, intenso e persistente al palato. Arriviamo a Montefalco con il Sagrantino di Perticaia 2022, insospettabile in questa versione; un vino che profuma di bacche di rovo, combinate a sentori floreali. Al palato presenta una discreta struttura. Si chiude con il rosato di Ciliegiolo Antichi cloni 2021 di Zanchi, siamo ad Amelia (Terni), un vino che esprime note di erbe selvatiche che si combinano con i toni di frutti rossi, il sorso è fresco e piacevole.

Fosca Tortorelli


Grottafumata e la Grenache dell’Etna

Fondata da Mauro Cutuli e Mariangela Prestifilippo, compagni nel lavoro e nella vita, l’azienda agricola Grottafumata nasce nel 2015 in contrada Grottafumata nel comune di Randazzo (Catania), a 300 metri di altitudine, versante sud dell’Etna. L’azienda produce solo olio fino al 2017, anno in cui Mariangela e Mauro, ex sommelier di lunga esperienza, iniziano a coltivare due ettari e mezzo di vigneto (di circa sessant’anni di età) tra le contrade Monte Ilice, Monte Gorna e Carpene a un’altitudine di oltre 700 metri, allevate a Nerello MascaleseNerello CappuccioCarricante e Zu’ Matteo.

Nel 2019 l’azienda si dota di un ulteriore ettaro di vigna di sole uve Grenache a Biancavilla (Catania), in contrada Guardia Majo, a 840 metri.; da qui arriva il Lato Sud Rosso – Vigna degli Architetti, 100% Grenache. I grappoli vengono diraspati interi e per 12 giorni restano a contatto con le bucce in silos d’acciaio; a fine fermentazione, il vino passa in tonneaux usati, dove sosta per un anno, poi riposa due anni in bottiglia prima della distribuzione. Tutte le fermentazioni avvengono spontaneamente con lieviti propri e i vini non vengono né chiarificati né filtrati. Rubino lieve, al naso si apre con un ventaglio di profumi ampi, articolati e mediterranei, dal ribes all’amarena, dalle spezie dolci alla polvere di caffè. In bocca è diretto e pieno, di buona sapidità, vibrante acidità e di avvolgente alcolicità; tannino rotondo e misurato. Equilibrato, persistente e goloso, un vino appagante che profuma di vulcano e di primavera.

Davide Visiello


Profumi di Sicilia nel rosato di Bonavita

Vignaioli a Faro Superiore, sulle colline di Messina, la famiglia Scarfone con la cantina Bonavita è impegnata nella valorizzazione delle varietà locali con estremo rispetto della materia prima e dell’ecosistema. Le vigne, piantate a Nerello MascaleseNerello Cappuccio e Nocera, con viti dai 10 agli 80 anni allevate ad alberello e controspalliera, sono circondate da fitti boschi di querce e castagni secolari: pochi ettari adagiati su terrazzamenti naturali come a formare un bellissimo anfiteatro affacciato sullo Stretto di Messina.

La filosofia produttiva di Giovanni Scarfone e sua moglie Sanny Occhino si basa sul rispetto estremo del contesto ambientale che circonda i vigneti, per questo non vengono utilizzati erbicidi, insetticidi o concimi chimici ma solo sovesci di leguminose e basse dosi di rame e zolfo. In cantina si lavora senza nessuna aggiunta di solforosa o di altri additivi in fermentazione, con pressature soffici con il tradizionale torchio idraulico e lunghe macerazioni con frequenti follature manuali. Nerello MascaleseNerello Cappuccio e Nocera sono alla base di questo rosato, che profuma di scorza d’arancia, foglia di pomodoro ed erbe officinali, arricchito da sottili sbuffi salmastri, che si ritrovano nel bellissimo sorso carnoso, assieme ad una decisa tensione acido-sapida.

Adele Granieri


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Identità Golose