03-03-2022
Una splendida immagine dei terreni del Castello del Terriccio: il sogno di Gian Annibale Rossi di Medelana continua grazi al nipote Vittorio Piozzo di Rosignano Rossi di Medelana
Gli eucalipti che sussurrano ai vigneti. E i vini prendono una nota balsamica.
Suggestione? Probabilmente sì, ma nel racconto della storia del Castello del Terriccio si vive di emozioni. Come l’emozione nel ricordare Gian Annibale Rossi di Medelana, scomparso a 78 anni nel novembre del 2019, che è stato l’artefice del rilancio dell’azienda, con idee che allora sembravano visionario. A proseguire quest’opera c’è ora il nipote, Vittorio Piozzo di Rosignano Rossi di Medelana, che sta proseguendo lunga la strada tracciata allo zio, con una visione lungimirante sul mondo del vino.
Vittorio Piozzo di Rosignano Rossi di Medelana nei vigneti dell'azienda
La conferma arriva da Vittorio Piozzo di Rosignano: «È una tenuta molto grande, da 100 anni di proprietà della mia famiglia. Ci troviamo 20 chilometri a nord di Bolgheri e a 10 chilometri dal mare, con terreni che vanno dai 50 ai 250 metri di altitudine».
Una bella immagine dei vigneti
Ma soprattutto c’è il Lupicaia, 90% Cabernet Sauvignon. All’inizio c’era un’aggiunta del 10% di Merlot, fino al 2006. Poi, nel 10%, venne inserito il Petit Verdot, che è più tardivo, e infine fu tolto definitivamente il Merlot.
Carlo Ferrini, Vittorio Piozzo di Rosignano Rossi di Medelana e Daniele Cernilli
Un vino che non ha vissuto nell’immobilismo, anzi. «Ai tempi si vendemmiava quasi a ottobre – ricorda Ferrini - oggi siamo con un mese di anticipo. Da qui anche la decisione di togliere il Merlot, a causa del cambiamento climatico, a favore di uve che preservassero meglio l’acidità».
Ferrini racconta anche un aneddoto: «Ci sono gli eucalipti vicino e questo vino ha sempre avuto questa nota balsamica. Chissà, forse il vento porta qualche sensazione balsamica sulle uve… Forse quando non ci saranno più gli eucalipti, perderà questa nota aromatica».
I vini in degustazione
Proprio l’annata 1993 è stata protagonista di una verticale che si è svolta al Seta di Milano, dove si è ripercorsa la storia dell’azienda. Per Ferrini, riassaggiare il “primo nato” è stata un’emozione, un vino ancora integro e più che godibile. «E pensare che ai tempi non c’era tutta questa gran tecnologia in cantina – ricorda – si è partiti con tre vasche d’acciaio, e via. Anche il sistema di conservazione delle bottiglie era un po’ “arrangiato”. Assaggiare un Lupicaia 1993 in queste condizioni mi emoziona».
Perché nel vino le emozioni contano molto di più delle note tecniche. «Ho cercato di fare vini puntati più sulla lunghezza che sulla larghezza - ha ricordato Ferrini - La 1995 è un’annata particolare, fresca, aveva fatto caldo solo ad agosto». Il vino ha un frutto molto vivo, è particolarmente lungo, con una spalla acida notevole: più di 25 anni sulle spalle e non sentirli.
I formati delle bottiglie del Lupicaia
L’annata 2010 ha visto il definitivo abbandono del Merlot. Anche grazie all’andamento climatico stagionale, il vino è elegante, balsamico, speziato e molto complesso, dall’ottima bevibilità. Il caldo del 2012 è stato ben gestito: ne risulta un Lupicaia sicuramente “energico”, ma non aggressivo o invadente.
La verticale dal 1993 al 2016 di Lupicaia
Una prospettiva che va parallela con la storia del Castello del Terriccio: Vittorio Piozzo di Rosignano vuole proseguire il sogno dello zio Gian Annibale.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose