09-01-2022
Stefano Casali
Ha cambiato vita, drasticamente, più di vent’anni fa: non l’ha fermato o impaurito la pandemia, che nonostante le sue limitazioni ha offerto importanti occasioni di riflessione e ulteriore progettualità a Stefano Casali.
Il suo sogno maremmano si era realizzato, d’accordo con la moglie Chiara, abbandonando Milano. Li aveva chiamati in Maremma quella proprietà del nonno di lei, a cui si è cercato subito di infondere di nuovo vita. E vite, se vogliamo affidarci a un gioco di parole. Perché gradualmente questa è dedicata la vocazione di Muralia: un termine che in latino si riferisce al muro di pietra e fotografa mentalmente l’ingresso della cantina. C’è un intreccio di sapienze antiche, perché l’etichetta richiama a una mano raffigurata ai tempi dei Sumeri e trasmette relazioni, amicizia, lavoro e forza. Ma questa zona esprime anche una radicata tradizione vinicola, che risale niente meno che agli Etruschi.
Il Poggiarello, agriturismo immerso nel verde della Maremma Toscana, annesso alla tenuta
Il tutto in uno scenario dai diversi volti e suggestioni, Roccastrada, posata sulle colline e tesa verso il mare, in una sorta di anfiteatro naturale. Differenti le altitudini, poiché si va dai 100 metri del Poggiarello con argilla prevalente e netta presenza di scheletro ai 450 del Sassoforte, un terreno segnato dalla presenza vulcanica. La scelta di Stefano e Chiara – soci della Federazione italiana Vignaioli indipendenti da 12 anni – è stata di prendere spunto da questa zona protetta naturalmente da contaminazioni esterne e premere l’acceleratore sulla conduzione biologica, ottenendo la certificazione nel 2018.
La degustazione al ristorante Il Liberty di Milano
I vitigni? Soprattutto Sangiovese e Syrah, poi Merlot, Cabernet Sauvignon e Viognier. Una produzione che è quasi totalmente concentrata sull’estero (al 90%, partendo da Usa, Cina, Corea del Sud e una buona fetta di Europa), ecco uno dei motivi – rileva Stefano – per cui si è affrontata con una certa tranquillità, ma estremamente fertile, il periodo più duro della pandemia. A Il Liberty di Milano, Muralia ha condotto attraverso le sue etichette e le sue annate, alcune delle quali ancora si devono esprimere pienamente.
Muralia
Interessante il match tra annate di Chiaraluna Igp Toscana Viognier, il 2020 e il 2018. Se il secondo si afferma subito con carattere e sapidità, anche il primo ha una sua autorevolezza che ben presto s palesa. Ci sono differenze tra le due annate, a livello di metodo? «Nel 2018 – spiega Stefano – è avvenuto il rimescolamento delle masse a differenza della scorsa annata durante gli affinamenti». Di Manolibera Igp Toscana Rosso, degustiamo il 2019: «Solo in acciaio, non vede legno - racconta ancora Casali – È nato quasi per scherzo, il vino da merenda, quello sfuso ma a me piaceva». Sangiovese 50%, Cabernet 25%, Merlot 25%, offre proprio quella sensazione di libertà, che però poi accetta di farsi guidare, con frutta rossa ed erbe aromatiche capaci di dare il benvenuto. Viene abbinato al riso alla parmigiana.
I vini della cantina Muralia
Quindi Babone Dop Maremma Toscana rosso 2019: Sangiovese al 65%, il resto è Syrah. La bevibilità è l’impronta immediata, con una certa morbidezza dei tannini e note aromatiche che passano anche dalle erbe. Si entra poi nel mondo di Muralia, Igt Toscana Rosso 2019.
Intanto Milano scorre dietro le vetrine con parte della sua frenesia ritrovata. Quella frenesia lasciata alle spalle da Stefano per immergersi in un mondo che si appella a un principio fondamentale: l’equilibrio, o armonia, che anche questi vini devono raccontare.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky
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