E' uscita il 12 febbraio scorso il numero 9 della newsletter Bollicine del Mondo. Riportiamo qui di seguito il "saluto" di Paolo Marchi.
"Una volta un collega del Corriere della Sera, redazione sportiva, buona forchetta ma come tanti, mi chiese perché doveva leggere le mie recensioni golose e credere nei miei suggerimenti. Gli risposi che molto probabilmente avrebbe trovato delle novità, consigli per posti poco conosciuti, non indirizzi che basta aprire una guida qualsiasi e li vedi premiati. A scopiazzare son bravi tutti. Questo mi è venuto in mente ora, grazie al grande lavoro sulle bollicine curato da Cinzia Benzi le cui scelte, sue e dei nostri collaboratori, brillano puntualmente per originalità. Certo, a leggere che a seguire troverete schede francesi, Champagne, uno potrebbe dire “bella forza” però quattro tra loro sono prodotti di nicchia; poi ecco le due italiane, un Franciacorta e un Metodo Classico con vitigni PIWI dell’Alto Adige così come l’etichetta statunitense, del Vermont, nasce da uve ibride, incroci botanici di viti americane. Infine, dietro a Sula, c’è una bellissima storia indiana iniziata nella Silicon Valley. Tutte bottiglie che possono essere acquistate in Italia oppure on line"
Paolo Marchi

Champagne Extra Brut “Fleur De Craie” Barrat-Masson
L’avventura produttiva di
Barrat-Masson prende vita nel 2010: punto di partenza e di incontro di un progetto di vita condiviso tra l’enologa
Aurèlie Masson e il viticoltore
Loïc Barrat. Convinti della ricchezza della natura, hanno deciso di convertire i vigneti di famiglia all’agricoltura biologica per rispettare e assecondare il territorio permettendo ai vini di rivelare e sviluppare tutta la loro personalità. Oggi l’azienda conta 9 ettari vitati nei pressi del villaggio di Villenauxe-la-Grande, in Côte de Sézanne, coltivati per il 90% a Chardonnay e per il 10% a Pinot Noir. Le vigne hanno oltre quarant’anni di età e sono condotte in regime biologico. Ogni singolo appezzamento viene vinificato separatamente per esaltarne le peculiarità. Il "coeur de cuvée” viene distinto dalla cuvée e dalla taille, fermentato e affinato sia in acciaio sia in botti di rovere. I vini fermentano con lieviti indigeni, senza subire né chiarifiche né filtrazioni, e, la sboccatura avviene à la volée, tramite braccio robotico. Fleur de Craie è un Blanc de Blancs da viti piantate su suoli ricchi di gesso. Prodotto in circa 6000 bottiglie. Profuma di cedro e pietra bagnata, con delicati richiami floreali e iodati per un sorso di grande freschezza e intensità minerale.
Adele Granieri
Champagne Blanc De Blancs Grand Cru Extra Brut 2012 A. Bergère
Direttamente da Épernay, nella centralissima via che non potrebbe avere nome più evocativo, Avenue de Champagne, la storia della
maison A. Bergère ebbe inizio "soltanto" alle soglie degli anni '50 ma con radici ben salde nel territorio, tra quegli affioramenti di gesso che tratteggiano di bianco le straordinarie bollicine ivi prodotte. Un percorso di piccoli e decisi passi, con numeri che hanno da sempre consentito alla famiglia
Bergère, dal fondatore
Albert, poi successivamente a
André e infine a
Adrien, chef de cave che completa la successione di "A" nelle iniziali del nome, di dedicare una cura maniacale in tutte le fasi della produzione. Lo spartito predominante, e forse non potrebbe essere altrimenti, è quello delle nuance scintillanti dello Chardonnay, con un punto esclamativo nel Blanc de Blancs Grand Cru Extra Brut 2012. Un blend delle uve delle vigne di Oger e Avize, esprime materia e savoir faire di prim'ordine sin dall'olfatto: polvere pirica, tinte bianche che virano al giallo dell'agrume, limone e pompelmo, fino alle tostature della frutta secca. La masticabilità del sorso si allunga con pienezza, con passo cadenzato, infiltrante e slanciato dalle note sapide, chiudendo sulla nocciola in una lunghissima scia di eleganza e finezza. Abbagliante.
Alessio Pietrobattista
Brut Pas Operé Revolution 2012 Cà del Vént
A
Cà del Vént non si fanno le cose facili. Prendiamo l’annata 2012: calda e siccitosa. La risposta è quindi forte ed energica nei confronti della natura però nel totale rispetto della stessa. Ecco allora una “Revolution”. Suggestioni e idee di questa piccola ma energetica cantina in quel di Cellatica, porzione della Franciacorta che ha antiche e nobili origini enoiche più di quanto si possa pensare. Da qui nasce un lavoro paziente e appassionato sulle piante curate solo manualmente, ma con personale interno preparato e aggiornato annualmente. Così si ottiene di non mettere mano al terreno ma lasciarlo lavorare e modificare da tutto ciò che lo circonda, radici, insetti, microrganismi, visto che sono abili trasformatori del suolo. Magicamente ecco allora che anche il millesimo difficile diventa magico. A base di 77% di Chardonnay e il 23% di Pinot nero questa bolla – Revolution 2012 - dal naso cremoso, note tostate e una macedonia opulenta in cui la frutta ordisce una trama che si intreccia con agrumi scuri e maturi, quasi canditi. La bocca integra un’acidità perfettamente misurata che innerva le ossidazioni controllate nelle quali emergono tisane con erbe d’alpeggio. Tanto volume e tanta persistenza per una beva matura ma sempre energica e brillante.
Andrea Grignaffini
Lieselehof Brut
Werner Morandell, a Caldaro in Alto Adige, è un personaggio unico, un visionario, un vignaiolo lungimirante che non si è mai fermato davanti a nulla pur di realizzare i propri sogni. Innanzitutto, i vitigni PIWI, di cui è forse uno dei massimi esperti in Italia, le “varietà resistenti” la cui coltivazione non necessita di trattamenti. Poi l’idea, apparentemente folle, di coltivare uve ad altitudini fino a qualche anno fa impensabili. Entrambe le scommesse sono state vinte: oggi l’azienda
Lieselehof produce vini di straordinario fascino, al cui vertice si pone certamente il famoso
Vino del Passo, da varietà PIWI Solaris, coltivato a ben 1250 metri di altitudine. Ma nell’ampia gamma produttiva, che comprende anche un Orange e vini più tradizionali, spicca deciso lo stile del Metodo Classico, un Brut da uve Souvignier gris (Piwi qualità hyperbio) di grande fascino e seduzione. Le uve sono coltivate ad altitudini più basse (250 metri di altitudine) su terreni argillosi, profondi e pietrosi. Il Brut è un vino imponente, deciso, esuberante, che alterna una fremente vivacità a momenti di delicatezza estrema. La frutta fragrante è figlia di una materia pulsante, con sensazioni di raffinatezza estrema nel gioco di bollicine eleganti che rendono il sorso pulito, di affascinante purezza.
Bruno Petronilli
Champagne Cuvée Grégory Premier Cru Brut - Michel Mailliard
Quasi un Blanc de Blancs. Solo il 5% di Pinot Nero nella massa di Chardonnay, ossia il vitigno principe dei terreni calcarei e gessosi a Vertus, comune classificato Premier Cru, nel cuore della Côte des Blancs. La Cuvée è intitolata al figlio dell’attuale patron della maison, un tangibile passaggio di testimone tra
Michel, ancora attivo in azienda, e
Grégory, che ha in gestione i vigneti (23 ettari). L’eredità è quella di
Alexis Mailliard che dà vita al
marchio nel 1894, considerato sin da subito un autorevole récoltant di Vertus.
Michel incarna lo spirito imprenditoriale del fondatore legato al territorio: infatti ha messo ai piccoli vignaioli vicini, proprietari solo di vigna, nelle condizioni di produrre ciascuno il proprio Champagne, fornendo l’utilizzo di attrezzature, know-how e magazzino. Un lavoro dedito a mantenere forte il cordone tra le persone e il luogo di appartenenza. A questo cordone appartiene anche la Cuvée Grégory, un brut, elaborato in acciaio con successivo respiro sui lieviti per 36 mesi: esprime un naso minerale, raffinato e autentico, che gioca sui toni chiari dei piccoli fiorellini di campo e su una coinvolgente idea di freschezza; così al sorso, lineare, pulito e senza strappi, con una continuità di beva che risiede in una tecnica esecutiva di grande esperienza.
Monica Coluccia
Champagne Ambonnay Réserve Grand Cru Brut - André Beaufort
Quelli della famiglia
Beaufort non sono, forse, Champagne per tutti, tuttavia chiunque abbia la passione dei rifermentati in bottiglia non dovrebbe farsi mancare un assaggio tra le proprie esperienze degustative. Champagne figli di una maniacale cura delle vigne e di un’agrobiologia - che dal 1971 prevede il non utilizzo di prodotti chimici di sintesi. Dal 1974 sperimenta l’uso di oli essenziali e dal 1980 attinge rimedi dall’omeopatia - tese a garantire la massima tutela dell’individuo e dell’ambiente di cui fa parte. Tutto ciò non senza importanti ripercussioni quantitative sui raccolti che, in alcune annate, possono risultare anche dieci volte inferiori rispetto alla vendemmia precedente. Se in talune produzioni annuali le bottiglie devono così ridursi, la qualità di tutta la gamma non viene mai intaccata, anzi migliora di millesimo in millesimo, attestandosi a livelli sempre più alti, a partire da quella che è forse l’etichetta più emblematica di questo imperdibile
negotiànt manipulant: Ambonnay Réserve Grand Cru Brut (80% Pinot Noir e 20% Chardonnay - per noi dalla vendemmia 2014 - tre anni sui lieviti, dégorgement à la volée, dosaggio 8 g/l). Uno Champagne di carattere: intenso e complesso, strutturato ed elegante, che culmina in una squisita e lunghissima persistenza gusto-olfattiva.
Luca Torretta
La Cuvée Soléra 12.16 Brut Nature Dopff Au Moulin
All’inizio del XX secolo,
Julien Dopff, dopo aver trascorso diversi anni in Champagne, torna nella nativa Alsazia per diventare un pioniere nella produzione di spumanti, conosciuti oggi come Crémants d'Alsace. Con 70 ettari di vigneto in produzione, la tenuta
Dopff Au Moulin è tra le più importanti della regione alsaziana, rinomata per i suoi elevati standard e per i suoi vini autentici, naturali e di straordinaria personalità. La Cuvée Soléra 12.16, Crémant piacevole che riflette la filosofia dei vini gastronomici del Domaine, nasce da un’idea di
Etienne-Arnaud Dopff, Amministratore Delegato che gestisce l’azienda dal 1998. Dopo aver degustato parecchi Champagne nella versione Soléra, ha cominciato nel 2012 una vinificazione in acciaio di Chardonnay in purezza, senza solfiti aggiunti, prelevandone in ciascuna annata 15 ettolitri. Lo Chardonnay è coltivato su suoli marno-calcarei con un affinamento di 24 mesi sui lieviti, senza aggiunta di zuccheri al momento del dégorgement. Aroma espressivo e complesso con profumi fruttati di albicocca e pesca, sentori di note grillée e frutta secca tostata. Al palato l’effervescenza è cremosa, bella freschezza e densità, con un finale piacevole di note ossidative e saline.
Manlio Giustiniani
Grace & Favour Pétillant Naturel White Sparkling Wine U.S.A.
Siamo di fronte a due pionieri americani rivoluzionari per il mondo del vino. In Vermont, sul Monte Hunger, ai margini della foresta nello Châteauguay, c’è una fattoria che lavora seguendo i principi della biodinamica pur non essendo certificata. Dal 2010
Deirdre Heekin e
Caleb Barber viticoltori meticolosi hanno iniziato a produrre i loro vini portando in risalto delle varietà alpine resistenti: vitigni ibridi creati con singolari incroci botanici. Complice un viaggio in Toscana, nei primi anni 2000,
Deirdre e
Caleb rientrati in patria creano una fattoria incentrata sulla permacultura.
Deirdre, scrittrice e fotografa di successo, e
Caleb, cuoco-giardiniere, uniti nella vita e coesi nel progetto
La Garagista, sono produttori di vini unicamente americani. Acclamati dal New York Times, nel 2019,
Deirdre fu eletta “Eccezionale Produttore di Vino” dalla James Beard Foundation. Il loro
Grace and Favour Pétillant Naturel è un vino rifermentato in bottiglia creato con uve La Crescent, discendente dal Moscato d’ Amburgo. Viti resistenti a -38°C. La vigna si trova a 100 metri sul livello del mare, ai piedi del lago Champlain. Singolarità: l’uva viene pigiata a piedi. Il vino s’imbottiglia alla prima fermentazione non ancora terminata. Rapiti dall’albicocca, le note agrumate stemperate da ananas, e sfumature balsamiche elettrizzanti, in primis eucalipto. Un vino sapido, intenso e discutibilmente gastronomico.
Cinzia Benzi
Methode Traditionelle Sula Brut Rosé
La storia è quella di una giovane promessa della Silicon Valley che, ad un tratto della sua vita, decide di tornare a vivere la sua terra d’origine rendendo quella stessa terra fruttuosa e ricca. È un giovane che ha studiato a Stanford e che dopo gli studi ha lavorato in Oracle. Un ragazzo capace, intelligente, curioso, caparbio e, ad un certo punto della sua vita, decide di prendere un anno sabbatico, viaggia in solitaria, alla ricerca di sapere cosa voler fare del suo futuro. Lui è
Rajeev Samant e oggi, dopo 25 anni da quel momento, rappresenta una delle più solide realtà di azienda vitivinicola nonché commerciale e di distribuzione di tutta l’India. Sì, India. Il padre aveva dei terreni, voleva venderli ma
Rajeev lo ha convinto a tenerli e ha iniziato lui a coltivarli. Oggi quei terreni sono anche floride vigne da cui sono ottenuti vini di spessore che ben si collocano in una rosa di media qualità internazionale.
Sula è il nome dell’azienda omaggio al nome della madre di
Rajeev. Sula Brut Rosé ben rappresenta la parte effervescente della produzione aziendale. Pinot Nero, Chenin Blanc e Riesling: 3 vitigni internazionali qui si fondono in un blend accattivante che il metodo classico arricchisce di profondità e piacevolezza.
Luca Turner